Diritto di visita ai minori da parte del genitore non collocatario: come può conciliarsi con i provvedimenti del governo che limitano la libertà di spostamento durante la quarantena?
L’emergenza sanitaria che ha travolto il nostro Paese e i conseguenti provvedimenti adottati dal Governo comportano, tra le altre cose, anche lo sconvolgimento degli assetti familiari per quanto riguarda i genitori separati o divorziati. Infatti, non sono certo rare le battaglie giudiziarie tra i genitori (a volte, ahimè, vere e proprie crociate!) per la contesa dei figli e, comunque, tranne rari casi, ogni genitore separato ha voglia di stare con il proprio figlio.
In tempo di coronavirus, dobbiamo chiederci se e come possa conciliarsi il diritto di visita del genitore non collocatario con i provvedimenti che limitano la libertà di spostamento degli individui nell’interesse della salute pubblica. Durante la prima fase dell’emergenza, il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020, certamente consentiva gli spostamenti per esercitare il diritto di visita ai figli minori. Il successivo e più restrittivo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22/03/2020, però, ha previsto che gli unici spostamenti consentiti siano quelli giustificati da “esigenze lavorative comprovate, di assoluta urgenza, ovvero per motivi di salute”.
Quest’ultimo DPCM, quindi, secondo l’avvocato familiarista Adelelmo Colesanti, del Foro di Roma, in prima battuta sembrava escludere la possibilità di frequentazione del bambino da parte del genitore non collocatario e ciò in considerazione del “superiore diritto alla salute e alla vita” che, inevitabilmente, con l’epidemia in corso, ha determinato la legittimità dell’emanazione di disposizioni straordinarie che addirittura incidono su diritti fondamentali (misure restrittive della libertà personale, limitazione del diritto alla salute -con la sospese di tutte le visite ambulatoriali-, limitazioni alla libertà di frequentare luoghi di culto …ecc.).
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Fortunatamente, sul sito ufficiale del Governo, Presidenza del Consiglio dei Ministri, vi è stato un recente aggiornamento del 28/03/2020, con il quale è stato espressamente chiarito che sono consentiti “gli spostamenti per raggiungere i figli minorenni presso l’altro genitore o comunque presso l’affidatario, oppure per condurli presso di sé, sono consentiti, in ogni caso secondo le modalità previste dal giudice con i provvedimenti di separazione o divorzio”
Purtroppo, secondo l’avvocato Colesanti, lo stesso non potrebbe dirsi per quelle coppie che si trovano in situazioni di crisi familiare “di fatto”, per le quali uno dei genitori ha già lasciato la casa familiare, trasferendosi, formalmente o informalmente, altrove, magari in altro Comune. In questi casi il genitore “lontano”, non avendo alcun provvedimento dell’Autorità Giudiziaria che regolamenti il diritto di visita, non ha e non potrebbe avere nulla per poter dimostrare e giustificare la legittimità dello spostamento nel caso in cui fosse fermato dalle Forze dell’Ordine.
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C’è da dire che, purtroppo, attualmente, né il Governo né la comunità scientifica è in grado di fare previsioni precise sulla durata di questo periodo “#IoRestoaCasa” e questa indeterminatezza, come insegnano gli psicologhi, provoca ansie e disagi in tutti noi.
E voi Unimamme cosa ne pensate di tutte questi limiti e difficoltà per vedere i propri figli? Riuscire a tenere la famiglia unita certamente non è facile in queste situazioni.
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