I bambini si possono ammalare per il Covid 19 ma quanto dobbiamo essere preoccupati? Cosa fare in caso di sintomi? I chiarimenti dell’esperto dell’ospedale Bambino Gesù.
Preoccupano molto i genitori le storie di bambini e neonati malati o peggio morti a causa del Coronavirus, l’ultimo avvenuto in America. Ovviamente questa tragedia in tempo di pandemia spaventa e apre nuovi timori: anche i bambini si ammalano e muiono di Covid-19? Proprio al fine di bloccare sul nascere inutili allarmismi Andrea Campana, il primario del reparto di pediatria multispecialistica dell’ospedale Bambin Gesù a Palidoro e anche attualmente il responsabile dei reparti adibiti ai bambini positivi al COVID 19, ha risposto ad alcune domande a tal proposito su Interris.
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L’esperto del Bambino Gesù spiega che “l’ospedale si era organizzato per tempo, all’inizio di marzo, studiando i dati delle altre province del Nord, già duramente colpite, quali Bergamo e Brescia. È stata adibita ai casi Covid-19 sia positivi che sospetti, la sede di Palidoro perché facilmente raggiungibile. L’obiettivo è stato quello di salvaguardare i tanti pazienti fragili che abbiamo qui nelle altre sedi. Per fare questo abbiamo riorganizzato due reparti per i casi covid: quelli di pediatria multispecialistica e multidisciplinare. Abbiamo trasformato le camere doppie in stanze singole… al fine di assicurare una sistemazione adeguata sia il bambino sia il genitore che lo assiste; al piano superiore un reparto con 11 posti letto per i bambini sospetti.”
I pazienti trattati arrivano fino ai 18 anni. Il pediatra spiega che ultimamente hanno avuto in totale 10 casi di Covid 19 e che nessuno era grave, ma che tutti erano “molto diversi tra loro nell’espressione della malattia”.
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“La percentuale dei bambini morti è zero”: rassicura il medico che parla di sintomi e cure
Riguardo alle modalità con le quali vengono curati i suoi piccoli pazienti, che hanno contratto il virus, Campana informa:“Prima di tutto tranquillizziamo i genitori che sono generalmente terrorizzati. Per i bambini che presentano un quadro polmonare, che sono la netta minoranza per fortuna, si tratta di fare una terapia antibatterica se c’è una polmonite dimostrata; l’antivirale se necessario; si usano gli antinfiammatori, somministrazione di fluido e gli antipiretici in caso di febbre alta. Non si è mai arrivati all’uso degli antiretrovirali. La sintomatologia nei bambini, lo ripetiamo, è generalmente molto lieve”.
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Per quanto riguarda invece la valutazione del ricovero di un paziente il primario spiega: “Abbiamo all’esterno una tenda pre-triage della Protezione Civile con un medico ed un’infermiera che all’arrivo valuta lo stato di salute del bambino. Questo per evitare delle commistione con altri bambini che arrivano in ospedale per altre problematiche e che sono particolarmente fragili. Lì al piccolo viene fatto il tampone e se il bambino sta bene, rimandato al proprio domicilio con le indicazioni per l’isolamento domiciliare. Se il bambino ha una sintomatologia che richiede prudenzialmente ricovero (febbre persistente la forte disidratazione o un quadro respiratorio che richiede una radiografia al torace) lo teniamo ricoverato e lo monitoriamo in attesa della risposta del tampone. Se è positivo lo trasferiamo da reparto sospetti a quello covid 19 “
Una volta guariti assicura l’esperto del Bambino Gesù che i bambini possono tornare ad avere “una vita sociale normale”. Infatti non siamo a conoscenza ancora di avvenute ricadute anzi come spiega il dottore : “l’infezione contratta sembrerebbe essere immunizzante al momento. Lo sapremo tra qualche settimana basandoci sui dati dei casi italiani “
Alla domanda se dopo la morte del neonato in Illinois, noi genitori dobbiamo preoccuparci, il medico risponde: “Decisamente no. In generale, il virus non porta maggiori complicazioni al neonato che è un essere super protetto rispetto all’adulto. Inoltre non c’è trasmissione verticale (ereditaria e congenita) e non c’è neppure trasmissione attraverso il latte materno. Ad oggi né il neonato né il bambino più grande corre grossi rischi.” Come spiega il primario la percentuale di bambini morti per coronavirus: “è zero. Non abbiamo tassi di mortalità dei bambini in età pediatrica”.
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Il dottor Campana dice anche che il loro lavoro adesso è cambiato drammaticamente e mentre prima i pediatri avevano una relazione diretta con i loro piccoli pazienti adesso la lontananza fisica è molto avvilente: senza empatia, contatto fisico o gioco. Ora i pediatri possono comunicare soltanto tramite gli occhi e la voce oppure attraverso i genitori: “in questo periodo io devo occuparmi dell’organizzazione straordinaria ma spero di poter tornare a fare il pediatra il prima possibile, perché è un lavoro bellissimo”.
Secondo il primario l’organizzazione della dirigenza è stata ottima e in ospedale c’è stato un potenziamento di organico “sono il primario di un gruppo di giovani fantastici, pediatri preparati ad intervenire in qualsiasi evenienza, che collaborano con degli specialisti di settore quali infettivologi e broncopneumologi.”
Come medico che opera in tempi di pandemia, il dottore dice: “vivere una pandemia nella vita di un medico è una cosa rarissima. Impariamo dai nostri errori di percezione quando tutto stava iniziando, impariamo a modificare i nostri comportamenti quotidiani ma soprattutto ad essere solidali tra di noi.”
A volte però la scienza ha bisogno anche della fede per aver fiducia ed andare avanti e come dice il primario Campana “abbiamo una grande guida: Papa Francesco. L’immagine del pontefice che prega da solo per l’umanità in Piazza San Pietro è qualcosa che tocca corde profonde a tutti noi, che ci ricorda quali siano i valori importanti della nostra professione della nostra vita”.
Infine Campana esorta i genitori a stare tranquilli: “Noi ci siamo. Il Bambin Gesù ha istituito una serie di call center che permettono di dare risposte senza muoversi da casa. Nel portale internet dell’ospedale ci sono anche le pillole redatte dall’Istituto del Bambino e dell’Adolescente, che danno buoni consigli ai genitori e ai figli. Unica raccomandazione: se vostro figlio non sta bene e presenta sintomi non tardate a portarlo dal pediatra, altrimenti rischiate di fare dei danni maggiori”.
E voi unimamme vi sentite tranquillizzate dalle risposte alle domande fatte da Interris?
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