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Pandemie di origine animale influenzate dall’intervento dell’uomo sulla natura: lo studio

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Gaia Fabbrini

Caccia, commercio e degradazione dell’habitat sono alla base di alcune pandemie. Ne sarebbero una conseguenza diretta, a quanto pare, lo afferma uno studio.

Pandemie di origine animale influenzate dall’intervento dell’uomo sulla natura: lo studio | Universomamma.it (Photo credit should read ROBERTO SCHMIDT/AFP via Getty Images)

Se ti stai chiedendo se le pandemie di origine animale hanno una connessione con la degradazione del territorio operata dall’uomo, ebbene la risposta è: assolutamente si. Lo afferma uno studio pubblicato su “Proceedings of the Royal Society B”. Non solo vi è una connessione ma ne sarebbero una conseguenza diretta, a quanto pare. La degradazione dell’habitat dovuta all’urbanizzazione, la distruzione degli spazi naturali, la caccia ed il commercio di animali esotici, hanno portato ad una maggiore probabilità di trasmissione di patogeni dagli animali all’uomo. Questo per una maggiore prossimità tra i due regni che si è venuta a creare. Sarebbe bene invece che il regno animale continuasse indisturbato la sua vita in mezzo alla natura incontaminata.

QUESTE INFEZIONI ZOONOTICHE SONO STATE SCATENATE DALL’OPERA DELL’UOMO SECONDO LO STUDIO

Come viene evidenziato dallo studio queste infezioni zoonotiche sono state scatenate dall’uomo. Questo lo si capisce subito se si considera il fatto che gli animali che condividono il più alto numero di virus con l’uomo sono quelli domestici o da allevamento: lo scambio di patogeni è 8 volte più alto che non con i mammiferi selvatici. Anche gli animali che si sono adattati ad una convivenza con l’uomo o che vivono presso i suoi raccolti come alcune specie di roditori, di pipistrelli o di primati, condividono con l’uomo molte infezioni e possono essere vettori di zoonosi.

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Gli animali che si stanno estinguendo a causa nostra per deforestazione,  bracconaggio o  commercio illegale, sono il doppio più pericolosi come veicolo di virus zoonotici rispetto a quelli che si estinguono per altre ragioni. Come ad esempio i pangolini che sono molto rari e molto contrabbandati e che potrebbero essere portatori intermedi del coronavirus SARS-COV-2,  un nuovo studio pubblicato su Nature consolida questa tesi. O come i pipistrelli della frutta divenuti carne di selvaggina nei Paesi colpiti da Ebola. Secondo uno studio internazionale coordinato dal Politecnico di Milano e pubblicato su Nature, ci sarebbe un legame tra le ondate di epidemia che ci sono state dal 2004 al 2014 e la frammentazione delle foreste in Africa centrale e occidentale.  Il passaggio del virus dagli animali, in particolare i pipistrelli della frutta, all’uomo sarebbe avvenuto in prossimità dei margini delle foreste ridisegnati dalla frammentazione dell’habitat. Ad altri pipistrelli pare sia attribuita l’origine di patogeni come la SARS, i virus Nipah o Marburg. Dato poi che gli uomini hanno spesso contatti con le specie in via di estinzioni, per motivi di ricerca o conservazione e questo va ad aumentare le possibilità di passagio del virus all’uomo.

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I ricercatori della Scuola di Medicina Veterinaria del Davis’ One Health Institute dell’Università della California hanno preso in considerazione 142 virus che sono passati dall’animale all’uomo e hanno esaminato lo stato di conservazione delle presunte specie “ospiti”. La ricerca fa parte di un progetto PREDICT, dell’ ”Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale” (USAID) che vuole sviluppare una maggiore coscienza e sorveglianza internazionale riguardo a questi virus pandemici di origine animale.

L’uomo dovrebbe avere più cura per gli habitat naturali perchè da loro dipende anche la sua salute. E’ questo ci racconta la scienza oggi.

E voi unimamme cosa ne pensate di questo studio di cui parla Focus? L’uomo imparerà dai suoi errori? Imparerà a rispettare madre natura?

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Gaia Fabbrini

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