“Il ritorno a scuola e alla normalità per i bambini: cominciare a pensarci si può, anzi si deve”. La proposta delle “Scuole del sole” di Raffaele Iosa.
Raffaele Iosa, autore che vive a Ravenna e che è stato maestro, direttore didattico e ispettore scolastico, ha fornito su Vita.it spunti interessanti riguardo al rientro dei bambini a scuola e a come il governo potrebbe investire i fondi destinati ai bambini per organizzare al più presto delle “scuole del sole”, che aiuterebbero i bambini a rinascere e a rientrare a scuola a settembre.
Per lunghi mesi i nostri figli sono stati chiusi in casa e come dice l’autore “sono stati attraversati dall’ignoto e invisibile virus e da un bombardamento informativo … La noia e la solitudine hanno accompagnato fantasie e pensieri contorti.”
Secondo Iosa quello di cui avranno bisogno i bambini una volta tornati a scuola non è una psicoterapia collettiva del lutto, non avranno bisogno di cure ma, secondo il principio di Don Milano “I care“, avranno bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro, “rioffrendo loro ottimismo e volontà con un approccio realistico agli eventi del coronavirus”. Secondo l’autore la cosa più importante è offrire loro al più presto un “intervento educativo diffuso di ri-nascita centrato sull’educazione e l’auto educazione, non una terapia ulteriormente isolante”.
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E’ questo il punto della questione secondo l’autore “Bisogna immaginare un progetto speciale di rientro per i bambini… Fatto con la saggezza educativa di eventi di alta normalità sociale, pensata come ricostruzione di fiducia ottimismo voglia di futuro. “ A questo riguardo è molto importante prendere la strada giusta. Tenendo presenti fin da subito alcuni indicatori, quali:
1- Non pensare solo alla scuola: è l’intera comunità deve andare incontro ai bambini. Per l’autore è necessario “un patto educativo territoriale in cui scuola, famiglia, enti locali, società civile, associazioni del tempo libero e di vita della cultura, costruiscono un continuum coordinato di esperienze pratiche da offrire ai bambini per ri-tornare alla vita.”.
2- Deve essere un progetto speciale e a tempo, “di emergenza”. L’autore ricorda interventi speciali che sono stati fatti in Italia verso i bambini nel periodo del dopo-guerra quando ad esempio “per merito dell’UDI (Unione Donne Italiane) migliaia di bambini sono stati trasferiti al Nord nelle campagna emiliano-romagnole”. Si tratta dei c.d. “treni della felicità” che di fatto salvarono migliaia di bambini poveri o orfani provenienti dal centro-sud dopo la guerra. Qui questi bambini poterono andare a scuola e mangiare.
3- Si deve partire dalla “didattica della vicinanza”. Secondo l’autore sono accadute cose inattese all’interno della scuola, “molti maestri hanno realizzato una rete di azioni didattiche e relazionali con i loro bambini utilizzando “macchine grasse“ che sono i computer et similia. Hanno cioè abbattuto la distanza costruendo una didattica della vicinanza”, diretta a “ricostruire la relazione educativa, il vedersi e sentirsi, occhio e orecchio amichevoli. Capire che quello è il cuore pedagogico dell’insegnare”.
4- La nuova dimensione sociale degli insegnanti. Molti maestri, si sono mossi per aiutare i loro alunni più in difficoltà. Secondo l’autore questa è una “fase sociale e professionale degli insegnanti che i sociologi possono chiamare di “Stato nascente“, un re-innamoramento del loro mestiere la riscoperta di valori e pratiche cui ormai non si pensava più. Un fenomeno che vale 1000 corsi di formazione, nato dal basso”.
5- I bambini vanno aiutati a tornare bambini. Per fare ciò occorre aiutare i genitori a ri-staccarsi dai propri figli. Secondo l’autore “è ora che i bambini tornino bambini, non solo figli. E quindi anche questione sociale di grande importanza sui tempi di vita, lavoro, relazioni di tutti, grandi e piccoli.“
Iosa suggerisce un approccio che non sia né permissivo né restrittivo “potremmo seguire la filosofia dell’accomodamento ragionevole, fare tutto il possibile nelle condizioni date, puntando a realizzare il massimo di autonomia possibile nei bambini. “
Come immaginare le “Scuole del Sole” per l’estate? Secondo Iosa da metà giugno si potrebbero promuovere e finanziarie delle iniziative da inventare “mescolando i classici Cres estivi, le colonie marine, le scuole estive e le esperienze scout, offrendo ai bambini dai 4 agli 11 anni esperienze di vita sociale in comune, più all’aperto che al chiuso delle scuole.“ Secondo l’autore è importante che i bambini restino la notte a dormire a casa con i genitori ma per il resto sarebbe bene portarli in montagna o al mare agli stabilimenti balneari. In queste scuole dovrebbero essere inserite anche le maestre, quelle vere, quelle che i bambini di solito hanno a scuola in modo da poter ristabilire la relazione con i propri alunni, anche solo per qualche turno settimanale. Basterebbe, secondo l’autore, “inserire qualche ora di scuola buona per rifarsi muscoli della mente e stare finalmente assieme. Bambini e bambine, educatori, animatori, e insegnanti a fare comunità educativa”.
A detta dell’autore, che si rende benissimo conto delle difficoltà di realizzare tutto questo, occorre per fronteggiare quest’emergenza: “andare oltre le abitudini, dura solo quest’estate torrida di emozioni. Non mi sembrerebbe scandaloso pagare di più le insegnanti, lasciare a forme di volontariato l’adesione, ma indispensabile che le insegnanti siano quelli vere della normalità, non surrogati supplenti, altrimenti non funziona”.
È importante per l’autore dimenticare il computer e tornare alla manovalenza, è questo di cui ha bisogno la rinascita: “serve una pausa piena di corpi”. Per far tutto ciò serve però che il governo lo preveda, dando valenza economica e giuridica al progetto. Non solo, anche il territorio deve impegnarsi per progettarlo e realizzarlo.
In alternativa alle “scuole del sole” Iosa propone ad esempio di utilizzare le colonie estive in disuso: i bambini potrebbero fare solo due settimane invece di 2 mesi, i più grandi potrebbero fare solo lo sport e in questo caso ci potrebbe essere un’offerta anche per i ragazzi delle scuole medie.
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In merito al rientro a settembre, Iosa ha immaginato alcune soluzioni:
1- se i vincoli di sicurezza risulteranno medio bassi
Per la scuola primaria:
Per la scuola dell’infanzia:
2 – se i vincoli di sicurezza risulteranno maggiori (necessario un maggiore diradamento)
E voi unimamme cosa ne pensate di queste proposte? Noi vi consigliamo di leggervi tutto il suo lungo intervento pubblicato su Vita, per immaginare meglio come scuola, enti loclai, servizi del territorio e associazioni possano davvero fare la differenza per i bambini. “Lasciare la scuola da sola a gestirsi ril ientro sarebbe un vulnus educativo che pagherebbero i bambini e le famiglie” avverte Iosa.
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