Un giudice ha tolto la custodia dei figli a una mamma infermiera perché potenzialmente esposta al Covid 19, lei protesta sostenendo che il padre dei figli è violento.
Unimamme, oggi vi parliamo della vicenda di una mamma che si è vista sottrarre la custodia dei figli perché lavora in un ospedale e sarebbe esposta al Covid 19.
La mamma è un’infermiera, ma non una di quelle in prima linea per combattere il coronavirus. Lavora nel nosocomio riunito di Anzio, in provincia di Roma, presidio che fa capo alla Asl Roma 6. Qui non vengono trasportati pazienti con il coronavirus che invece vengono dirottati presso l’Ospedale dei Castelli Romani. L’8 aprile scorso però il tribunale di Velletri le ha sospeso l’affido dei bambini. Questa mamma ha due gemelli nati nel 2010. I piccoli sono stati quindi affidati temporaneamente al padre da cui la donna si è separata nel 2017.
Prima dell’emergenza coronavirus l’affido era congiunto presso l’abitazione della mamma. Il padre, un funzionario di banca, poteva vederli nel fine settimana o quando volesse. Gli avvocati dell’uomo hanno sostenuto che con il lockdown ci sia stata “una radicale restrizione dei tempi di frequentazione paterna” dei figli da parte della madre “al solo fine settimana alternato, vale a dire esclusivamente dal venerdì alla domenica ogni 15 giorni”. Così l’uomo ha iniziato a inviare messaggi all’ex moglie chiedendo “un gesto di assoluto buon senso, responsabilità e sensibilità affinché i bambini restino presso il padre per tutto il tempo necessario al superamento della fase più acuta della emergenza”.
Le richieste però non avrebbero trovato risposta. Infine il 2 aprile i bambini sono andati a trovare il papà in vista delle vacanze pasquali e sarebbero dovuti tornare dalla mamma il 13 aprile. Nel frattempo il giudice ha disposto l’affido temporaneo al padre. Nell’ordinanza si legge: “è fondato timore del ricorrente che i figli, una volta che saranno (…) ricongiunti alla madre, siano esposti al rischio di contagio epidemico da coronavirus Covid19, a causa della attività infermieristica esercitata presso il Presidio Ospedaliero di Anzio e Nettuno”.
Questa mamma ha scritto una lettera, spedita anche al Presidente della Repubblica, in cui dice: “sono orgogliosa di essere un’infermiera ma non sono convinta di dover rinunciare al mio ruolo di mamma. Trovo tutto questo un atto di discriminazione nei confronti della figura infermieristica, una violazione grave del mio ruolo di madre, un danno notevole per la crescita dei miei figli. L’ospedale di Anzio e Nettuno non è nel circuito Covid. Lì lavoriamo con tutte le precauzioni. È più facile che mi prenda il virus facendo la spesa che andando a lavorare”. Il direttore sanitario dell’Asl Roma 6 a sua volta le ha scritto una lettera in cui esprime la sua solidarietà. Anche l’Ordine degli infermieri di Roma le ha mostrato sostegno.
Dal centro antiviolenza Marielle Franco a cui la donna si è rivolta, come si legge su Fanpage, commentano: “In un periodo dove le lavoratrici del settore sanitario dovrebbero essere sostenute e ringraziate per l’enorme lavoro che stanno svolgendo negli ospedali, un Giudice del Tribunale ha ordinato che i figli le venissero tolti alla madre per essere affidati temporaneamente al padre denunciato per violenza, per un presunto rischio Covid a causa del lavoro della signora”. Carla Centioni, che guida il centro antiviolenza Marielle Franco aggiunge: “Non ho mai visto una disposizione emessa in modo così veloce in 20 anni di lavoro nei Centri Antiviolenza soprattutto è la motivazione del Giudice a lasciarci sconcertate. Su cosa si è basato, visto che Anna lavora in un Ospedale NO Covid? Ci sembra così chiaro che l’uomo stia strumentalizzando il COVID contro la moglie”.
Simona Lanzoni, vice presidente di Fondazione Pangea Onlus e coordinatrice rete antiviolenza Reama osserva: “l’emergenza Coronavirus ha visto aprirsi una nuova, bruttissima pagina per le donne, che vede la violenza entrare in casa insieme al Covid, con il rischio che quest’ultimo inizi a mietere ancora più vittime. In situazione come quella citata il rischio è che il Covid-19 possa diventare in alcuni casi un appiglio per ribaltare o assumere decisione avventate. Anche per questo come Fondazione Pangea Onlus abbiamo chiesto a gran voce, nei tavoli istituzionali, che il tema dei minori contesi entri nel dibattito pubblico e politico, con un’attenzione particolare a quelli che vivono o assistono alla violenza, come i figli delle donne maltrattate”.
Unimamme, cosa ne pensate di questa vicenda presentata anche sul Fatto Quotidiano?
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