Ritorno a scuola con il Coronavirus: l’esperienza di Taiwan può mostrarci come come organizzarci per evitare la diffusione dei contagi.
Taiwan rappresenta un caso unico nella pandemia: in questo paese, con 24 milioni di abitanti, non è stato attuato infatti nessun lockdown. Aziende, negozi e scuole sono rimasti aperti. O meglio le scuole sono rimaste chiuse un paio di settimane in più per le ferie invernali e poi hanno riaperto. Nonostante ciò i contagiati sono ad oggi solo 425 e i morti per Covid-19 appena 6. Il merito è stato di una gestione tempestiva dell’epidemia, considerato che Taiwan è vicinissima alla Cina e che con la stessa ha intensissimi scambi commerciali. A ciò va aggiunta l’esperienza in gestione di epidemie (la SARS nel 2003 e poi l’influenza H1N1 nel 2009) e la capacità tecnologica, fondamentale per tracciare gli spostamenti dei cittadini contagiati.
In Italia purtroppo sul discorso “ritorno a scuola” si sa ben poco, ma l’ipotesi più accreditata è che avverrà a settembre (anche se materne e asili nido sono a rischio) nonostante in tanti stiano facendo pressione per anticipare, ad esempio con i centri estivi o le cosiddette “scuole del sole“.
L’esempio delle scuole di Taiwan durante l’epidemia di Coronavirus
Tornando alle scuole a Taiwan, esse sono rimaste chiuse fino al 24 febbraio (avrebbero dovuto riaprire il 17 febbraio), e hanno riaperto il 26. Le università invece il 2 marzo. Ciò che ha funzionato è stata l’attenzione al distanziamento sociale, ma soprattutto all’igiene. Il Ministero della Pubblica Istruzione ha infatti:
- distribuito gratuitamente circa 6 milioni e mezzo di mascherine chirurgiche a tutte le scuole, fino alla scuola media, e ai doposcuola
- fornito 250 mila termometri per la fronte
- 84 mila litri di disinfettanti a base di alcol
Parlando delle procedure nelle scuole, gli studenti all’entrata devono:
- sottoporsi al controllo della temperatura, che deve essere inferiore a 37,5°
- disinfettarsi le mani con il gel
- disinfettarsi i piedi passando in appositi tappetini imbevuti
Durante la giornata i bambini devono lavarsi le mani spesso e indossare le mascherine.
Significativo poi il caso di una scuola di Taipei_ all’ora di pranzo i bambini sono dotati di appositi divisori in plastica leggera che permettono loro di pranzare tranquillamente. Divisori che vengono usati talvolta anche a lezione.
Ma cosa accade se qualcuno si ammala? Di seguito le linee guida applicate nelle scuole di Taiwan in caso di casi confermati di Coronavirus:
Scuole materne, scuole elementari e scuole medie:
- se a una persona, studente o insegnante, di una classe viene diagnosticata l’infezione da Covid-10, la classe viene sospesa per 14 giorni
- se due o più casi di coronavirus sono confermati in una scuola, l’intera scuola viene chiusa per 14 giorni
- se un terzo delle scuole di un comune, città, distretto viene chiuso per il coronavirus, anche tutte le altre scuole della zona vengono chiuse.
Diverso è il discorso per scuole superiori, college e università:
- se uno studente o un insegnante viene diagnosticato positivo per il coronavirus, tutte le classi frequentate saranno sospese per 14 giorni
- se due o più casi vengono confermati tutto l’istituto dovrà chiudere per 14 giorni
Queste sono le misure adottate e al momento sembrano funzionare molto bene, dato il basso numero di contagi. Oltretutto se una persona risulta contagiata e quindi obbligata a quarantena obbligatoria, Taiwan prevede un compenso per la persona che è impossibilitata a lavorare o per la persona che deve prendersi cura del bambino contagiato.
In Danimarca e Norvegia le scuole nel primo e i nidi nel secondo Paese, dopo un periodo di lockdown, sono stati riaperti, e in entrambi i paesi le misure scelte vertono sull’importanza del distanziamento sociale e sull’igiene.
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E voi unimamme, che ne pensate? Credete che anche noi seguiremo queste indicazioni? O meglio, saremo in grado? Noi lo speriamo.
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