La quarantena come occasione per ridefinire i ruoli tra uomo e donna | Il racconto di un padre che si è improvvisamente trovato solo con la figlia di 2 anni.
La quarantena può offrire anche delle opportunità se non si è toccati dal Covid-19. Di alcune abbiamo già parlato, come quella di approfittarne per godersi di più i propri figli. Un’altra potrebbe essere quella di ridefinire i ruoli tra uomo e donna in famiglia. Un padre racconta la sua esperienza con un bambino piccolo ed il telelavoro a casa.
Nel 2020 l’organizzazione domestica delle famiglie grava ancora principalmente sulle donne, escluse rare eccezioni. Le donne si devono destreggiare tra molte responsabilità e questo purtroppo comporta molto stress e le rende meno produttive. Secondo uno studio dell’Unione Sindacale di Base, USB, ogni donna impiega 50,7 miliardi di ore lavorative nella sua vita che però non sono retribuite. Ci sono attività svolte prevalentemente dalle donne in casa, come la gravidanza, il parto, l’allattamento. A queste si aggiungono le faccende domestiche, le attività di cura, formazione, educazione, appoggio psichico e fisico, affettivo e relazionale. Un lavoro gratuito dal valore stimato di 395 miliardi: una casalinga dedica infatti alla casa una media di 6 ore al giorno, mentre una donna che lavora ne dedica almeno 4 secondo una ricerca del Boston consulting group,). Ci sono anche uomini che aiutano in casa ma spesso si limitano ad eseguire dei compiti indicati loro dalle donne, come ben rappresentato dalla blogger francese Emma nel suo fumetto “Bastava chiedere“.
Secondo i dati Istat al 2018 gli iscritti alla materna e primaria in Italia sono più di 4 milioni, con età dai 3 agli 11 anni, senza contare i nidi e i neonati. E ora sono tutti a casa. Se entrambi i genitori lavorano da casa ad occuparsi di questi bambini sono principalmente sempre le donne. Questo accade anche perché molte aziende non sono riuscite ad adeguarsi allo smart working, pensando che significhi semplicemente portare il lavoro dall’ufficio a casa.
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La quarantena ha però portato dei cambiamenti in casa: una buona percentuale di papà, che prima vedeva i figli solo la sera o il week end e non aveva il tempo per i figli o l’aiutare in casa, ora si trova a dover dare una mano e in taluni casi, se la moglie continua a lavorare, si trovano a gestire un “carico mentale” al quale non sono preparati. Lo spiega molto bene un papà, giornalista sportivo, Andrea Romano, che in un suo articolo su The Vision, racconta di essersi trovato improvvisamente a passare da solo moltissimo tempo con la figlia di 2 anni, visto che la moglie sta continuando ad andare a lavoro. Andrea scrive: “Nel giro di qualche ora mi sono ritrovato solo. Completamente. Con il mio lavoro da portare avanti, ma anche con pannolini da cambiare, letti da rifare, lavatrici da riempire, pranzi da preparare, panni da stendere, con riposini da far rispettare, pericoli da disinnescare, capricci da stroncare…Scrivere di sport durante una pandemia che ha fermato la maggior parte dei campionati in tutto il mondo è un esercizio piuttosto complesso. Farlo da casa, con un bambino così piccolo, diventa una corsa a perdifiato verso l’esaurimento”. E poi aggiunge: “Una specie di perversa roulette russa che ti illude di avere la possibilità di decidere. O famiglia o lavoro. O affetti o carriera. Esattamente la stessa situazione con cui devono fare i conti quotidianamente le donne, anche solo quando valutano la possibilità di diventare madri”.
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L’articolo di Andrea ha suscitato molte reazioni sui social da parte di altri padri che stanno vivendo la stessa situazione. Come quella di Valerio, un papà che scrive: “Vivo la stessa situazione ma con una bambina di 8 mesi. Ho 24 anni. Credo che abbia descritto bene tutti gli stati interiori che si devono affrontare per superare questa condizione. Perché si deve migliorare se stessi e il proprio approccio alla vita. Per questo motivo ho sempre ritenuto le donne di un altro livello rispetto a noi uomini”. O quello di Gepi anche lui nella stessa situazione “Io mi auguro che questa tragedia mondiale si trasformi in una opportunità di ripensare la società in cui viviamo”.
Ma anche molte donne hanno commentato e apprezzato il suo punto di vista. Una donna, Donata, scrive: “Credo di aver capito Andrea.. sicuramente, finito il caos della pandemia, sarà ancor più rigoroso nella veste di marito/padre. Imparerà a fare e non ad aiutare, come dicevano una volta. Capirà di doversi prender carico, senza chiedere come, del 50% della vita a tre, non incapperà nell’errore di considerare il proprio lavoro più importante di quello della moglie, quando sarà stanco ci proverà a fare quel passo o gesto in più che solitamente è proprio delle donne, apprezzerà, e non darà per scontato, un gesto gentile per togliergli una fatica giornaliera quando sarà troppo provato”.
Come scrive lo stesso Andrea alla fine del suo articolo, questa esperienza gli ha fatto comprendere appieno il significato di una parola che queste ultime settimane ha sentito molto spesso: “Responsabilità…Quattordici lettere che hanno in significato molto più complesso di quanto potessi immaginare”.
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E voi unimamme cosa ne pensate di questi dati sul lavoro femminile non retribuito di cui parla DRepubblica? State approfittando anche voi di questo periodo per ridefinire i ruoli all’interno della vostra vita familiare?
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