Fase 2: con il ritorno a lavoro e le scuole chiuse molti genitori si chiedono come poter gestire i bambini.
Ogni famiglia in questo momento si sta ponendo degli interrogativi rispetto alla prossima “fase 2”, rispetto alla quale solo due cose sembrano sicure:
Questo implica delle difficoltà nella gestione dei bambini a casa per circa il 50% dei genitori, dato che è sconsigliato lasciarli coi nonni. Secondo un’indagine condotta dalla piattaforma internazionale Yoopies, soltanto il 47 % dei genitori potrà restare a casa coi figli e fare smart-working (durante il lockdown l’87% dei genitori sono rimasti in casa). Gli altri genitori si chiedono come potranno gestire i figli ma ancora non ci sono state chiare indicazioni del governo al riguardo. Anche per l’opzione baby sitter nascerebbe il problema del fare dei tamponi per proteggere dal contagio la propria famiglia.
Secondo l’indagine:
Tra l’altro solo il 9% dei genitori ritiene questo bonus sufficiente per coprire le spese da affrontare. Fino ad adesso le misure messe in campo dal governo sono state i BONUS BABY SITTER in alternativa al CONGEDO PARENTALE di 15 giorni al 50% dello stipendio.
In realtà il Governo sta pensando anche a un altro assegno per il periodo che va da aprile a dicembre, assegno che sarà solo per le famiglie che hanno figli sotto i 14 anni e il cui importo varierà in base al numero dei figli e al reddito.
Poi c’è lo smart working che però non è praticabile nelle fabbriche e per il quale le aziende medio piccole non sono attrezzate.
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Come fa notare la presidente dell’Associazione Genitori Rosaria D’anna, si legge su il Fatto Quotidiano, sono le famiglie il motore dell’Italia e non si può non pensare ad una riapertura di fabbriche e uffici “senza prevedere un cammino parallelo” per i nostri figli, ” la formazione scolastica sta andando avanti tra mille difficoltà, soprattutto grazie all’impegno dei genitori”. Come spiega la D’Anna non si può andare avanti con congedi e metà stipendio o “mettendosi in ferie e rischiando di perdere il posto di lavoro, cosa che capiterà a molti”. Inoltre è diventato evidente che lavorare in casa con i figli, da seguire, non è affatto facile.
In una lettera sulla piattaforma Avaaz, migliaia tra educatori, genitori, pediatri, docenti, psicologi e giornalisti, hanno chiesto di riaprire la scuola in questa fase 2:“Progettare la ripresa delle attività scolastiche in presenza almeno a settembre, ma anche prima per i più piccoli…i servizi educativi facoltativi alla prima infanzia, nidi e materne e scuole primarie, eventualmente con gradualità (dando precedenza alle prime classi)”. Ad oggi la petizione ha superato le 70 mila firme.
Su Change.org è stata pubblicata anche un’altra lettera, indirizzata alle ministre Azzolina e Bonetti, firmata da centinaia di donne e dall’avvocatessa Andrea Catizone e da Antonella Madeo, esperta di diritto penale, nella quale si esprime il “senso di angoscia e di spavento” di molte donne che stanno gestendo una situazione difficile tra figli e lavoro che temono di perdere. Un problema che tocca anche gli uomini, come dimostrato dalle reazioni all’articolo in cui un papà spiega come la quarantena abbia cambiato il suo modo di considerare la paternità. Nella lettera si spiega che però per gli uomini è più facile mantenere il lavoro e spesso guadagnano di più. Le richieste riguardano sia una programmazione della gestione della fase estiva, sia interventi tempestivi per chi ha esigenze speciali come le famiglie con figli diversamente abili, che hanno anche l’esigenza di uscire fuori di casa.
Infine, il direttore di ASSONIDI, Paolo Uniti, critica il bonus baby-sitter: “Non si comprende perché si concentrino ingenti risorse sui servizi di baby-sitting, peraltro senza un preciso protocollo sanitario in grado di tutelare la lavoratrice, i bambini e le famiglie, piuttosto che destinare liquidità al nostro settore, magari prevedendo delle riaperture a gruppi ridotti di bambini e con una certificazione sanitaria dei genitori, privacy permettendo”. Molte scuole per l’infanzia e nidi sono infatti a rischio chiusura.
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Al momento la risposta di alcuni sindaci, come quello di Milano, Beppe Sala, e di Roma, Virginia Raggi, per andare incontro alle famiglie sono la previsione di aprire i “centri estivi“, magari con doppi turni e possibilmente a costi contenuti. Su questo argomento la ministra Bonetti ha anche annunciato di aver previsto 35 milioni per lanciare bandi aperti a centri, associazioni e terzo settore.
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Intanto negli altri altri Paesi si sta tornando a scuola:
E voi unimamme cosa ne pensate di questa situazione? Come vi siete organizzate?
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