In Italia siamo finalmente alla vigilia della fase 2 e ancora per quanto riguarda la scuola non ci sono novità. In altri paesi come il Belgio si prevede invece già una riapertura delle scuole. Maurizio Landini, leader della Cgil ha detto in un intervista alla stampa riportata dalla Tecnica della Scuola, che bisogna decidere “da subito, a come e quando aprire nidi asili e le scuole di ogni grado, studiando tutti gli accorgimenti utili di edilizia scolastica e di composizione delle classi”. Questa quarantena ha infatti accentuato le disuguaglianze sociali anche nella scuola dove le famiglie meno abbienti hanno avuto difficoltà ad accedere alle lezioni virtuali. Con i soldi stanziati dal governo per aiutare le famiglie in difficoltà, si è riusciti a comprare dei tablet ma sicuramente questo non è bastato. Inoltre si tornerà a lavorare senza sapere a chi lasciare i propri figli e i lavoratori hanno bisogno di risposte subito.
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In Belgio sabato 25 aprile, il premier Sophie Wilmes ha annunciato un allentamento delle misure del lockdown dal 4 maggio e la riapertura delle scuole dal 18 maggio, ma lo si farà in modo graduale. La prima differenza rispetto all’Italia è l’età media dei docenti: da noi gli insegnanti hanno un’età media di oltre 55 anni quindi sono a rischio. Si tratta di un numero di 300 mila docenti che potrebbero essere dichiarati “inidonei” temporanei alle lezioni in presenza e quindi che potrebbero lavorare solo con lezioni virtuali. Anche i dirigenti scolastici d’altronde sono a rischio: il 70% hanno infatti un’età media superiore i 55 anni.
In Belgio l’età media dei docenti è più bassa. Circa le modalità per riaprire le scuole è stato deciso che:
In realtà su tali proposte non mancano critiche, ad esempio Roland Lahaye della confederazione Csb è sembrato a questo riguardo molto scettico “Ci sono 700 mila giovani iscritti all ’istruzione primaria e secondaria nella Fédération Wallonie-Bruxelles (Fwb). Se solo 150 mila di loro tornassero, in gruppi di 10, sarebbero già necessari 15 mila locali. È realistico?”.
In Italia se volessimo seguire l’esempio belga significherebbe:
In ogni caso fondamentale sarebbe incrementare il numero di insegnanti.
E voi unimamme cosa ne pensate di quanto previsto in Belgio e delle differenze con l’Italia. Il metodo belga potrebbe secondo voi applicarsi anche alla didattica italiana?
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E’ importante anche indicare che il numero dei positivi in Belgio al 27 aprile superano i 46 mila e i deceduti i 7 mila.
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