Lo studio di Vo’ Euganeo: nessuno dei bambini è risultato positivo al Coronavirus. Cosa bisogna sapere.
Lo studio di Vo’ Euganeo condotto dal professor Andrea Crisanti può dirci molto su come avvengono i contagi da Coronavirus e sull’andamento della malattia. Le analisi effettuate sulla popolazione del piccolo centro in provincia di Padova, tra i primi ad essere colpiti dall’epidemia, sono molto importanti per elaborare strategie di prevenzione. Dai primi risultati, pubblicati dall’Università di Padova, anche se ancora non ufficialmente validati in via definitiva dalla comunità scientifica, emerge quanto sia importante per il contenimento di un focolaio epidemico l’individuazione tempestiva dei contagi e il loro isolamento.
Sono giorni che si sta discutendo molto dello studio condotto sulla popolazione di Vo’ Euganeo, il paese in provincia di Padova tra i primi colpiti dall’epidemia di Coronavirus e dove si è registrato il primo decesso ufficiale dovuto alla malattia, lo scorso 21 febbraio. La vittima era un uomo di 77 anni che era già ricoverato in ospedale per patologie pregresse e la cui positività al virus era stata accertata con il tampone effettuato a seguito della scoperta del caso di Codogno, in provincia di Lodi. Vo’ Euganeo, come Codogno e i comuni limitrofi, era stato messo subito in quarantena, un lockdown da zona rossa molto più rigido di quello che dal 9 marzo è stato imposto a tutta Italia e che dovrebbe terminare il 3 maggio, con aperture graduali il giorno seguente ma passerà ancora molto tempo per tornare alla normalità.
Proprio per il ritorno, seppure graduale, alla normalità è cruciale lo studio di Vo’ e i risultati ottenuti. Perché solo capendo come e dove avvengono i contagi, con quale frequenza si verificano e in quali condizioni potremo progettare una vera fase 2, senza il rischio che si attivino subito dei nuovi focolai.
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Lo studio di Vo’ si è basato su campioni effettuati a tappeto sulla popolazione. Una circostanza che è stata resa possibile, va detto, grazie al numero ridotto delle persone da esaminare. Lo studio scientifico è stato condotto dal team diretto dal professor Andrea Grisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova, con la collaborazione dell’Imperial College di Londra e di uno statistico dell’Università di Oxford. Sebbene sia ancora sotto la revisione della importante rivista scientifica Nature, i suoi risultati sono stati resi noti per la loro pubblica utilità. Del prof. Grisanti ricordiamo anche un altro studio sull’uso di mascherine e guanti.
Uno degli aspetti più importanti dello studio di Vo’ è il ruolo dei cosiddetti asintomatici nella diffusione del virus, ovvero delle persone che sono state contagiate ma non presentano sintomi e senza saperlo contagiano a loro volta altre persone. In generale, si ritiene che queste persone abbiano avuto un ruolo molto importante nell’alto numero di contagi al Nord Italia. Passando da asintomatico ad asintomatico, il virus circola senza che queste infezioni vengano rivelate. Perché gli infetti in questi casi non stanno male e dunque non si accorgono di avere il virus, che circola fra la popolazione fino a contagiare soggetti più sensibili e fragili che si possono ammalare anche gravemente.
Vo’ Euganeo è un paese di 3.300 abitanti, che è stato dichiarato zona rossa, allo scoppio dell’epidemia di Coronavirus, e messo in quarantena dal 23 febbraio all’8 marzo. Durante questo periodo, tutta la popolazione del paese è stata sottoposta a tampone nasofaringeo, per verificare il numero dei positivi e la diffusione del virus nella comunità. Sono stati condotti due campionamenti:
In entrambe le analisi è risultato asintomatico il 43% dei positivi al virus. Un dato che conferma la diffusione dei contagi tra persone che non sviluppano i sintomi della malattia o prima di svilupparli e che spiega l’elevata facilità di trasmissione. L’incidenza degli asintomatici nella diffusione del Coronavirus era stata già anticipata dalla Regione Veneto per promuovere la campagna di tamponi, che sono in numero molto elevato. Una strategia che ha premiato la Regione, agevolando il contenimento dei contagi.
Grazie a questo studio si è compresa l’importanza del tracciamento tempestivo dei casi di Covid-19 e dei loro contatti, seguito da misure di isolamento dei positivi. Tracciamento che sarà fondamentale in futuro per il funzionamento dell’app di contact tracing Immuni, che richiede un elevato numero di tamponi per potere essere funzionale. Tracciamento rapido, isolamento dei positivi e distanziamento sociale sono le misure decisive per arrestare la diffusione dei contagi. Una strategia che in Veneto ha pagato.
In epidemiologia, l’indice che misura la riproduzione dei contagi si chiama R0 e indica il numero di individui che ogni positivo contagia. Se R0 è 1, significa che una persona infetta contagia a sua volta un’altra persona. Più il numero è alto e più sono le persone che possono essere contagiate (ad esempio quello del morbillo è 15, che significa che una persona con il morbillo può contagiare fino a 15 persone). A Vo’ nell’ultima settimana di febbraio, allo scoppio dell’epidemia il fattore R0 del Coronavirus era di 3, mentre all’8 marzo, alla fine della quarantena, il numero di riproduzione dei contagi era sceso a 0,1. Il che dimostra che le misure di contenimento dell’epidemia, con l’isolamento e il distanziamento sociale, hanno ridotto i contagi di un valore compreso tra l’89% e il 99%. Una risposta a chi ancora sostiene che queste misure non servano.
Lo studio di Vo’ rappresenta un modello per il futuro, come ha sottolineato lo steso porf. Grisanti, perché dall’andamento dei contagi e da come la loro diffusione si è ridotta con le misure di contenimento si conosce già come si deve intervenire. È fondamentale, tuttavia, che vengano effettuati molti tamponi sulla popolazione colpita. Perché solo in questo modo si potranno isolare in modo efficace i positivi asintomatici.
Grazie al gran numero di tamponi effettuati sulla popolazione e al tracciamento dei contatti, è stato possibile scoprire che quasi tutti i nuovi contagi avevano contratto il virus da individui, sintomatici o asintomatici, incontrati prima della quarantena o con i quali condividevano la casa. Lo studio ha rilevato che la probabilità di infettarsi stando a contatto con un individuo positivo all’interno dello stesso spazio domestico è di circa l’85%.
Lo studio di Vo’ ha anche dimostrato che la carica virale è simile nei sintomatici e negli asintomatici. Un’altra circostanza che dimostra la contagiosità degli asintomatici e di coloro che pur contagiati non ancora sviluppato i sintomi.
Infine, ma non meno importante, una considerazione sui bambini. Lo studio ha accertato che nessuno dei 234 bambini di Vo’ al di sotto dei 10 anni di età è risultato positivo al virus, nemmeno i 13 bambini che hanno vissuto con degli individui positivi che avrebbero potuto contagiarli. Questo potrebbe dipendere dall’ipotesi, ancora da verificare, che i bambini più piccoli non vengono contagiati dal Coronavirus perché non hanno ancora sviluppato un numero sufficiente di recettori ACE-2, che sono la porta di ingresso per il virus. Recettori che invece abbiamo visto favorire le forme più gravi di Coronavirus nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) e nei fumatori, per via dei livelli elevati di ACE-2.
Ulteriori informazioni sullo studio di Vo’ sul sito web dell’Università di Padova.
Il fatto che i bambini si ammalino meno di Covid-19, e comunque non con le conseguenze che subiscono gli adulti, e che forse, secondo alcuni studi, siano meno contagiosi, ha spinto alcuni ricercatori a chiedere la riapertura delle scuole in sicurezza. È la richiesta avanzata da un comitato di medici, psicologi, educatori e ricercatori, di cui alcuni componenti dell’associazione IoVaccino, per garantire la continuità didattica e la ripresa della socialità a bambini e ragazzi.
Crisanti informa anche che il prossimo passo sarà quello di passare alla “fase 2 dello studio”: sequenziare il genoma di ogni abitante di Vo’ per verificare se “la suscettibilità o la resistenza alla malattia sono associate a certi marcatori genetici o particolari varianti di geni” e analizzare la risposta immunitaria. Verranno infatti utilizzati test immunologici e tamponi su persone che erano risultate contagiate con sintomi e senza. Aspettiamo con ansia le risposte.
Che ne pensate unimamme?
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Informazioni aggiornate in tempo reale sulla diffusione dei casi di Covid-19 in Italia le trovate sul sito web del Ministero della Salute.
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