Stress prolungato in gravidanza nell’emergenza Covid-19: quali sono gli effetti sul nascituro, secondo uno studio.
Sappiamo quanto lo stress in gravidanza possa essere nocivo per il nascituro. Diversi studi scientifici hanno condotto indagini in merito, analizzando le condizioni della futura mamma e delle conseguenze sul bambino che porta in grembo. Ora, un nuovo studio ha esaminato una situazione di forte e prolungato stress in gravidanza causato dall’emergenza Covid-19 e gli effetti che può avere sul nascituro. Ecco che cosa bisogna sapere.
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Lo stress materno durante la gravidanza può compromettere lo sviluppo cerebrale del feto. Lo hanno accertato diversi studi scientifici condotti negli ultimi anni. Le esperienze precoci, infatti, hanno un’influenza molto importante sul bambino e quelle prenatali, nell’ambiente intra-uterino, possono avere un impatto determinante sullo sviluppo del feto con possibili conseguenze a lungo termine. La gestazione nell’utero è un periodo di crescita e sviluppo cerebrale straordinario che allo stesso tempo, tuttavia, è vulnerabile alle influenze ambientali. Così lo stress vissuto dalla madre durante questo periodo rischia di avere delle serie conseguenze per il nascituro, influenzandone la crescita, la fisiologia e anche il comportamento.
Uno studio longitudinale condotto dall’IRCCS Medea in collaborazione con il Research Department of Clinical Educational and Health Psychology della University College London, ha preso in esame lo stress in gravidanza di diverse donne per misurarne le conseguenze sui loro nascituri. Lo studio EDI (Effetti della Depressione sull’Infante) ha dimostrato che elevati livelli di stress in gravidanza sono associati a un minore sviluppo cognitivo del neonato. I ricercatori hanno preso in esame un campione di 110 mamme e bambini sani, misurando i livelli soggettivi di stress, ansia e depressione vissuti dalle donne durante il terzo trimestre di gravidanza. Sono stati analizzati anche alcuni indicatori biologici di stress che possono aiutare a comprendere i meccanismi attraverso i quali lo stress materno viene “comunicato” al feto e ne influenza lo sviluppo. Gli studiosi valuteranno l’effetto dell‘emergenza Covid-19 sullo stesso campione di mamme e bambini.
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Un precedente articolo pubblicato su Psychoneuroendocrinology, nel 2019, aveva mostrato che lo stress materno in gravidanza incide sulla circonferenza cranica e sulla risposta del bambino allo stress già alla nascita. Ora, i risultati del nuovo studio di IRCCS Medea, pubblicato sulla rivista Developmental Psychobiology, mostrano come alcuni markers biologici in gravidanza, che risultano più elevati in condizioni di stress, quali il cortisolo e la proteina C-Reattiva, siano associati negativamente alle prestazioni del neonato su una scala cognitiva somministrata a 3 mesi di vita.
Quindi le donne che presentano livelli più elevati di cortisolo e Proteina C-Reattiva durante il terzo trimestre di gravidanza hanno neonati con uno sviluppo cognitivo inferiore rispetto ai loro coetanei esposti a minori livelli di stress materno in gravidanza.
“Nel nostro lavoro abbiamo combinato molteplici indicatori di stress di tipo psicologico, come i sintomi di ansia e depressione, ma anche biologico, come livelli di cortisolo e alpha amylase diurni e livelli di alcuni markers infiammatori misurati nella saliva e nel sangue“, ha spiegato la dottoressa Sarah Nazzari, primo autore dell’articolo. “Valutare anche questi markers di tipo biologico – ha precisato – da un lato può offrire una misurazione più oggettiva dei livelli di stress che una donna sta vivendo in gravidanza, dall’altro può aiutare a far luce sui meccanismi biologici tramite i quali i livelli di stress materno influenzano lo sviluppo del feto“.
I ricercatori hanno sottolineato che gli effetti osservati nello studio sono stati evidenziati in un campione di donne a basso rischio psicosociale e sane, in maniera indipendente da altri fattori di rischio materni, e i cui livelli biologici misurati rientravano all’interno di un range normativo e non indicavano la presenza di infezioni acute o di condizioni di patologia. A seguito di tali osservazioni la questione che si sono posti gli studiosi è la seguente: se variazioni modeste e sottosoglia nei livelli di stress materno possono influenzare lo sviluppo fetale, quale impatto potranno avere condizioni più estreme di stress, come quelle che stiamo vivendo in questa pandemia, sullo sviluppo del bambino? Pertanto, i ricercatori hanno deciso, come passo successivo, di valutare in che misura la pandemia di Covid-19 e le misure di contenimento stanno colpendo le famiglie dello studio EDI, indagandone gli effetti sul benessere psicologico delle mamme e dei loro bambini. La dottoressa Alessandra Frigerio, responsabile dello studio EDI , ha affermato che “il vantaggio di una valutazione di questo tipo all’interno di uno studio longitudinale è legato alla possibilità unica di confrontare il funzionamento delle mamme e dei bambini precedentemente, durante e dopo questo evento stressante” dell’emergenza Coronavirus.
Che ne pensate unimamme?
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Informazioni aggiornate in tempo reale sulla diffusione dei casi di Covid-19 in Italia le trovate sul sito web del Ministero della Salute.
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