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Salute e benessere bambini

Troppi bambini con infiammazioni simili alla Sindrome di Kawasaki: l’allerta dei pediatri

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Redazione Universo Mamma

Emergenza Coronavirus nei bambini: il boom di pazienti con infiammazioni anomale e sintomi che fanno pensare alla Sindrome di Kawasaki. L’allerta che viene dall’Inghilterra e confermata poi anche dai pediatri italiani.

Troppi bambini con infiammazioni simili alla Sindrome di Kawasaki: l’allerta dei pediatri – Universomamma.it

L’infezione da Sars-CoV-2 determina normalmente, come risposta dell’organismo, un’infiammazione eccessiva. Nonostante i bambini fino ad oggi sono stati considerati poco colpiti dal Covid-19, e meno a rischio di sviluppare complicanze, negli ultimi giorni sembra che anche alcuni di loro siano invece soggetti. Gli esperti hanno parlato sia di vasculite, una malattia dei vasi sanguigni, caratterizzata da un’infiammazione delle pareti, molto comune nella Sindrome di Kawasaki, che di sindrome da shock tossico.

La Sindrome di Kawasaki e il legame con il Covid-19 spiegato dagli esperti

La malattia di Kawasaki si presenta come una vasculite sistemica specifica dell’età pediatrica. La malattia prende il nome dal pediatra che l’ha descritta per la prima volta, Tomisaku Kawasaki nel 1967. La malattia colpisce in particolare le arterie coronarie, i vasi cioè del cuore. L’infiammazione determina la dilatazione delle arterie, e solo in rarissimi casi più gravi, può provocare un infarto del miocardio. E’ una malattia rara, che colpisce ogni anno in Italia 14 bambini ogni 100 mila e i bambini più colpiti hanno meno di 5 anni. Le cause della malattie sono sconosciute e i sintomi possono essere diversi, non tutti presenti:

  • febbre elevata per più di 5 giorni
  • congiuntivite bilaterale
  • arrossamento, fissurazioni delle labbra
  • rush cutaneo
  • arrossamento mani e piedi
  • tumefazione linfonodi del collo.

Dalla malattia si guarisce comunemente, ma va trattata per tempo altrimenti si rischia di sviluppare aneurismi che in età adulta possono predisporre ad avere infarti.

La Sindrome da Shock Tossico, che può essere una rara complicanza anche della Sindrome di Kawasaki,  è invece una risposta infiammatoria multisistemica dovuta a ceppi batterici.

A diffondere inizialmente l’allerta su queste infiammazioni anomale simili alla Sindrome di Kawasaki è stato il National Health System (NHS) inglese, che in una nota indirizzata ai medici, ha denunciato una crescita insolita di infiammazioni multisistemiche nei bambini (circa 10, non un numero elevato) che hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva. Non tutti i bambini però erano risultati positivi al Coronavirus. L’invito per i medici è stato quindi quello di non sottovalutare alcuni sintomi nei bambini e a condividere informazioni al riguardo. In realtà, secondo quanto dichiarato dal Professor Angelo Ravelli, del gruppo di studio di Reumatologia della Società Italiana di Pediatria, a Il Giornale, prima che dagli inglesi l’allerta è partita proprio dall’ospedale Giannina Gaslini di Genova, in cui opera il professor Ravelli, con una lettera del gruppo studio, in cui si denunciava l’aumento della frequenza di casi di bambini con sintomi che riconducevano alla malattia di Kawasaki e con complicanze serie che richiedevano il ricovero in terapia intensiva. Lettera che è poi arrivata fino in Inghilterra, luogo da dove sono partite le segnalazioni dei medici che hanno avuto risonanza internazionale. “Probabilmente noi l’abbiamo presentata in maniera meno allarmistica rispetto agli inglesi perché ci teniamo più ad informare che a spaventare. Anche perché parliamo di evenienze rare, non di centinaia di migliaia di casi.” ha spiegato Ravelli. E parlando degli scopi della lettera ha citato anche il problema di far capire alle famiglie che se un bambino ha bisogno del medico non bisogna aver paura di portarli in ospedale. Il rischio che si corre non portandoli, spiega il professore, è maggiore di quello di venire contagiati.

Al Gaslini per esempio, ha spiegato Ravelli, vi sono stati 5 casi nelle ultime 3-4 settimane quando l’incidenza normalmente è di 7-9 casi l’anno. Sempre in Italia, i medici di Bergamo hanno parlato di un “boom” di casi in percentuali negli ultimi 2 mesi, ammettendo di non aver voluto parlare prima per non creare “allarme sociale”. Nell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, ad esempio, dove si riscontrano in media una decina di casi all’anno, nell’ultimo mese, ha raccontato il cardiologo Matteo Ciuffreda a Il Post, i casi sono 20. Fortunatamente Ciuffreda ha raccontato che i pazienti hanno reagito bene alle terapie, e che si sono ristabiliti dopo circa 5 giorni.

Ravelli, che con la lettera ha avviato una raccolta dati su scala nazionale, spiega a Il Sole 24 ore anche che la manifestazione della malattia è atipica, in quanto la malattia: “ha manifestato resistenza al trattamento e tendenza all’evoluzione verso una sindrome da attivazione macrofagica (particolare quadro che si lega all’eccesso d’infiammazione) o una sindrome dello shock tossico, che hanno richiesto trattamenti aggressivi e, non raramente, il ricovero in terapia intensiva.” Complicanze che presentano “caratteristiche analoghe a quelle della c.d. “sindrome da tempesta citochinica” osservata in molti pazienti con polmonite da Covid-19” ha aggiunto.

Per capire, nella sindrome da attivazione macrofagica “i macrofagi, le cellule spazzino che eliminano le cellule infette, si attivano in maniera esagerata ed eliminano anche le cellule sane“.

Ma qual è il legame tra sindrome di Kawasaki e il Covid-19? In realtà non è chiaro.  Nella lettera viene infatti specificato che non tutti i bambini erano ugualmente stati esposti al Covid-19, ad es. alcuni avevano avuto un tampone positivo, altri negativo ma esiti positivi da esami sierologici, altri avevano avuto solo un contatto con pazienti positivi. L’associazione però tra l’elevata incidenza di questi casi di infiammazioni anomale in zone duramente colpite dal virus (vedi Bergamo) e la positività di alcuni bambini al Covid-19 suggerisce per una non casualità. Inoltre per i medici questa potrebbe essere un’opportunità per capire se i coronavirus possono essere causa della Sindrome di Kawasaki, ipotesi mai dimostrata fino ad ora. Per questo è importante una sorveglianza attiva, diretta a riconoscere subito i sintomi e ad intervenire tempestivamente.

Noi speriamo che venga fatta quanto prima chiarezza e che sempre meno bambini presentino questi sintomi. E voi unimamme conoscevate queste casistiche e queste malattie?

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