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Attualità

“Per i medici era da non rianimare”: figlio cura il padre a casa | FOTO

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Maria Sole Bosaia

Un 81enne con il coronavirus è stato salvato dalla perserveranza del figlio direttore di un’agenzia pubblicitaria. Per i medici era da non rianimare.

Per i medici era da non rianimare figlio cura il padre a casa FOTO Universomamma.it

Unimamme, ormai sappiamo che il Covid 19 può essere molto pericoloso per le persone anziane che che hanno patologie pregresse, Raj Nathwani temeva che suo padre, che aveva già gravi problemi di salute, potesse morire per il coronavirus, ma ha fatto di tutto per salvarlo.

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un figlio aiuta suo papà in serio pericolo

Da gennaio il 55enne direttore pubblicitario Raj Nathwani ha tenuto monitorata la situazione riguardante l’epidemia di Covid 19 apprendendo che le persone anziane come suo padre, che ha 81 anni, rischiavano di morire qualora avessero contratto il Coronavirus. Nel novembre scorso  Raji ha avuto un attacco di cuore e si statava riprendendo, quando il 23 marzo scorso è iniziata la reclusione . Era quindi in auto isolamento con la madre di 80 anni e suo padre Suryakant, detto Suri, già dall’11 marzo. Il 25 marzo le condizioni di Suri hanno iniziato a deteriorarsi. Suri faceva sempre più fatica a camminare, i suoi polmoni si sono infiammati. L’uomo sembrava affaticato, anche se non sembrava avesse i classici sintomi del Covid – 19, come la tosse o la febbre, ma  Raji credeva che Suri avesse il coronavirus.  Il giorno dopo la famiglia ha chiamato i paramedici che han confermato che i polmoni dell’uomo erano collassati.

Per i medici era da non rianimare figlio cura il padre a casa FOTO Universomamma.it

Suri è stato portato in ospedale e lì i medici hanno detto che aveva il 95% di possibilità di avere il coronavirus, ma volevano mandarlo a casa. Suri aveva già problemi pregressi ai polmoni e così i medici hanno spiegato al figlio che non l’avrebbero attaccato a un ventilatore. Nel foglio per le dimissioni del Watford General Hospital c’era scritto “non rianimare”. Raji doveva scegliere se lasciare il padre in ospedale con il rischio di non vederlo più o se portarlo a casa rischiando di contagiare tutta la famiglia. Raji ha deciso per la seconda, isolando la madre al piano terra, disinfettando tutto prima del ritorno del padre e trasformando la stanza da letto in un reparto di ospedale. Raji temeva che il padre non ce la facesse, ma non si è perso d’animo. Quando l’ha portato a casa dall’ospedale gli ha detto: “tu non morirai, non ci occuperemo di te”.

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Raji ha fatto il possibile: ha creato un foglio con Google con cui tener conto della temperatura del padre, della pressione del sangue, della saturazione dell’ossigeno. Per non contagiarsi a sua volta Raji ha sistemato un baby monitor collegato all’ipad. Così il resto della famiglia poteva collegarsi col padre aiutandolo a sentirsi meno solo. Un medico, amico di famiglia, ha aiutato Raji incoraggiando il figlio a monitorare l’idratazione di Suri e tenendo traccia dei valori vitali. A casa avevano un respiratore per l’apnea notturna di Suri e questo può essere stato determinante. Raji ha detto: “quando le condizioni di papà sono peggiorate ho usato quella macchina”. Suri l’ha usata 16 ore al giorno. Tre giorni dopo essere stato dimesso Suri stava malissimo, era in delirio, non riusciva a mangiare, suo figlio pensava che fosse vicino alla morte.

Successivamente il medico che seguiva Suri ha ricevuto il test che confermava la positività al Coronavirus. Gli ha prescritto un antibiotico per la seconda infezione al polmone che aveva contratto. Inoltre ha consigliato a Suri di stare disteso sullo stomaco. Con le cure del figlio e i consigli del medico Suri, a dispetto di tutti i pronostici, si è ripreso. Ha cominciato a fare storie sul thè che non era buono e  a dire che aveva voglio di pizza e patatine” ha raccontato Raji. Alla fine Suri è risultato guarito dal coronavirus e ha ricominciato a passeggiare per il giardino con un deambulatore. Il medico che ha seguito Suri, Thacker, ha riassunto così: “che sia stata la sua famiglia a prendersi cura di lui, i biodati accessibili, che hanno fatto la differenza, non so. Forse è stata fortuna o semplicemente non era il suo momento di andarsene”. Unimamme, cosa ne pensate di questa vicenda raccontata sulla CNN?

 

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Maria Sole Bosaia

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