I bambini sotto i 10 anni sono meno colpiti dal virus SARS-CoV-2: la conferma nello studio effettuato in Islanda, che è il paese al mondo con il numero più alto di test per abitanti.
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L’Islanda, un’isola di 364mila abitanti, con un aeroporto internazionale, ha registrato 1.799 casi confermati e solo 10 decessi al 5 maggio.
Alcuni ricercatori dell’università d’Islanda e dell’azienda biofarmaceutica deCode genetics-Amges hanno effettuato una campagna di test i cui risultati sono stati pubblicati il 14 aprile sul New England Journal of Medicine.
In Islanda il primo caso di Covid-19 è stato diagnosticato alla fine di febbraio e si trattava di una persona di ritorno dall’Italia. Per quantificare la presenza dell’epidemia in Islanda, è stato sottoposto a test il 6% degli abitanti, pari a 22.279 persone.
Alcuni test sono stati realizzati tra fine gennaio e fine marzo, su 9199 persone considerate ad alto rischio di infezione perché:
Successivamente sono stati invitati a sottoporsi a screening:
Ogni persona risultata positiva è stata isolata e interrogata sui suoi contatti, che sono stati rintracciati e invitati a mettersi in quarantena.
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In percentuale il numero maggiore di test positivi sono stati trovati, come era prevedibile, nel primo gruppo di persone, quelle ad alto rischio: il 13,3% (1221 persone) contro lo 0,8% (87 persone) del gruppo di 10797 e lo 0,6% (13 persone) del campione casuale. Tra l’altro, di questi ultimi gruppi, il 43% delle persone risultate positive ai test non avevano sintomi al momento dell’esame.
Ragionando per età lo studio conferma che i bambini sotto ai 10 anni sono risultati meno contagiati rispetto agli adulti: il numero dei risultati positivi è stato del 6,7% contro il 13,7%.
La differenza è ancora più marcato nel gruppo della seconda fase: nessuno degli oltre 800 bambini sotto i 10 anni è risultato positivo ai test, mentre sono risultati più di 100 casi tra i bambini dai 10 anni in su.
Anche le donne sono risultate in percentuale meno contagiate degli uomini: 11% contro il 16,7% degli uomini nel gruppo dei sintomatici, e 0,6% contro lo 0,9% nel gruppo dei test non mirati.
Va detto che a partire dal 16 marzo le autorità islandesi hanno:
Non è stato quindi imposto un lockdown vero e proprio.
Antoine Flahault, direttore dell’Istituto di Sanità Globale presso l’Università di Ginevra ha dichiarato su Le Monde.: “Pensavamo che i bambini svolgessero un ruolo importante nella propagazione dell’infezione, ma lo studio islandese mostra che l’incidenza del Sars-cov-2 tra loro è debole, un elemento che si allinea ai dati cinesi. Questo potrebbe rappresentare un argomento a favore della riapertura delle scuole”. Ad essere d’accordo con lui anche il professore Arnaud Fontanet dell’istituto Pasteur, componente del consiglio scientifico per il Covid-19 a supporto del governo francese, che aggiunge: “Questo studio ci fornisce informazioni sulla circolazione del virus tra i bambini e mostra che tra loro il Sars-cov-2 è nettamente meno diffuso. È coerente con il fatto che non siano mai state segnalate, nel mondo, scuole che hanno dato vita a un focolaio, come osserviamo invece per l’influenza”.
Secondo i promotori, deCODE Genetics, “i risultati di questo studio daranno al resto del mondo una base scientifica più solida per assumere provvedimenti in materia di salute pubblica“.
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E voi unimamme che ne pensate di questi risultati? Sapevate che le scuole elementari erano rimaste aperte?
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