L’appello dei pediatri per i bambini al Governo affinchè prenda in seria considerazione i loro diritti e le lore esigenze durante la seconda fase.
Anche se con la Fase 2 i movimenti sono possibili anche con i bambini per delle passeggiate o per portarli in bicicletta sono ancora isolati dagli amici. I provvedimenti adottati dal Governo hanno privato i bambini di molte cose, la prima la scuola e l’interazione con i loro coetanei. Per questo un gruppo 20 medici ha scritto una lettera per chiedere al Governo di tutelare i diritti dei bambini durante la pandemia da coronavirus: “Come affermato dall’UNICEF, e ribadito da molti altri, senza un’azione urgente, questa crisi sanitaria “rischia di diventare una crisi dei diritti dei minori“” .
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Nel documento che è stato sottoscritto da 20 medici, tra cui Alberto Villani, presidente della Sip ed il deputato Pd Paolo Siani, si sottolinea: “l’importanza della collaborazione multidisciplinare (ad es. settore sanitario, istruzione, prevenzione e servizi sociali), per garantire che le esigenze dei bambini e di quelli che di loro si prendono cura siano affrontate nel loro complesso“. Un concetto ribadito anche dall’Unicef, l’Oms ed anche molti enti di ricerca e associazioni professionali.
Nella lettera i pediatri ricordano che anche se prove certe ancora non si hanno si è però costatato che “i bambini sono meno infettivi degli adulti (tasso di contagiosità secondaria nei bambini del 4% rispetto al 17,1% negli adulti). Peraltro è invece certo che il decorso benigno della malattia in età pediatrica non esporrebbe con l’apertura delle scuole i bambini ad un rischio di danno sostanziale. Ancora più forte è la certezza invece di esporli ad un danno tangibile e importante con le scuole chiuse e per tempi lunghi”.
Gli esperti ricordano che sopratutto, la chiusura delle scuole ed i servizi per l’infanzia possono avere gravi implicazioni educative, sociali ed economiche: “Tutti concordano sulle potenziali implicazioni sociali della protratta chiusura della scuola. I Paesi scandinavi hanno già riaperto le scuole di primo grado. Il Regno Unito ha riaperto le scuole per i figli di lavoratori critici e bambini vulnerabili, che sono incoraggiati a frequentare laddove sia opportuno per loro farlo. Al contrario, in altri Paesi, come l’Italia, vi è riluttanza a considerare la riapertura dei nidi e delle scuole”.
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Come riportato da Repubblica, nella lettera ci si interroga sul lavoro del Governo: “Ci si chiede se le differenze esistenti nelle politiche si basino sui dati (come l’epidemiologia locale del Covid -19, le conoscenze sulla trasmissione del virus) o piuttosto sul diverso valore che viene dato nei diversi Paesi alle politiche a sostegno delle famiglie e più in generale ai diritti dei bambini e delle mamme/donne. I governi stanno prendendo in considerazione in modo appropriato tutti i possibili effetti negativi della chiusura delle scuole e dei servizi educativi? Stanno pianificando di misurare questi effetti? Con indicatori su gap educativo e salute mentale e fisica (in particolare per bambini già affetti da disabilità e malattie croniche), su nutrizione, maltrattamento fisico ed emotivo, nonché sull’impatto sociale ed economico sulle famiglie?”.
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I pediatri mettono in guarda da un rischio che potrebbe verificarsi, si potrebbero creare delle disparità tra bambini a seconda della loro condizione familiare: “I bambini che vivono in famiglie povere sono spesso in condizioni che rendono difficile, se non impossibile, la scuola da casa. In Italia gli ultimi dati Istat disponibili indicano che il 42% dei minori vive una condizione di sovraffollamento delle proprie abitazioni e il 7% di bambini e adolescenti è vittima di un grave disagio abitativo (anche di abuso). Ed in queste case, con famiglie in condizioni economiche ulteriormente peggiorate, che i bambini e gli adolescenti cercano uno spazio per studiare e concentrarsi”.
Per questi motivi è importante che fin da subito si valutino tutti i fattori per decidere se riaprire e come riaprire le scuole in sicurezza: “considerare misure alternative come orario ridotto, doppi turni e lezioni scaglionate, aperture rivolte inizialmente solo all’infanzia anche in luoghi aperti (come proposto da alcuni Comuni) e alle scuole elementari. Oltre ad un sistema di monitoraggio dei casi a livello scolastico che ci permetta di capire meglio questi modelli”.
Si rivolgono alla politica affinché si trovi un modo per venire in contro anche ai diritti dei bambini, agli educatori ed alle famiglie: “La cosiddetta “Fase 2” durerà molto probabilmente fino a quando un vaccino sarà disponibile e distribuito a un numero sufficiente di persone per costruire una buona immunità dell’intera comunità. Occorre trovare un punto di equilibrio diverso tra il rischio di aumentare il numero di casi Covid -19 e la limitazione dei diritti dei bambini”. Per poi terminare con un concetto ribadito da molti enti tra i quali anche l’Unicef: “Senza un’azione urgente, questa crisi sanitaria “rischia di diventare una crisi dei diritti dei minori”.
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Voi unimamme siete d’accordo con i pediatri che hanno scritto questa lettera? Cosa ne pensate delle loro considerazioni?
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