Rischio di contagio ridotto nei minori di 14 anni: lo studio condotto in Cina sul Covid-19.
In questo periodo numerosissimi studi scientifici in tutto il mondo stanno analizzando il nuovo coronavirus Sars-Cov-2, responsabile della malattia Covid-19, per capirne le dinamiche, la contagiosità e conoscere ancore più in dettaglio le modalità e circostanze di trasmissione. È un gara contro il tempo per aiutarci a trovare soluzioni non solo per sconfiggere il virus ma anche per tornare a una vita che sia il più possibile normale, pur con tutte le precauzioni. I lunghi periodi di chiusura in casa, per contenere l’infezione, possono causare a loro volta seri problemi di natura psicologica, come stress, depressione e ansia. Insieme ai problemi di natura economica e sociale. Il cosiddetto lockdown, dunque, non può essere applicato per periodi troppo lunghi, per evitare danni all’economia di un Paese ma in primo luogo ai suoi cittadini, che rischiano problemi da non sottovalutare.
Tra le categorie più a rischio degli effetti negativi del lockdown ci sono i bambini e ragazzi, privati per lungo tempo della scuola e delle attività sportive e delle frequentazioni dei coetanei. Alla lunga gli effetti possono essere molto pesanti, soprattutto con la chiusura delle scuole. Per questo motivo da più parti, anche nel mondo scientifico, sono stati lanciati appelli per la riapertura delle scuole compatibilmente con le misure di sicurezza, affinché i ragazzi non vengano privati del diritto all’apprendimento in classe e della socialità con i loro amici e compagni di scuola.
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Affinché si possano riaprire le scuole e i ragazzi possano tornare in classe e a una maggiore socialità con i loro compagni, è necessario capire come si comporta il coronavirus nei più giovani: quale sia la contagiosità e la capacità di trasmissione. A questo, proposito uno studio condotto in Cina da un team internazionale di ricercatori cinesi e italiani ha scoperto che i bambini e i ragazzi sotto i 14 anni hanno un rischio di contagio inferiore a quello degli adulti.
Lo studio, dal titolo “Changes in contact patterns shape the dynamics of the COVID-19 outbreak in China”, “I cambiamenti nei modelli di contatto danno forma alla dinamica dell’epidemia di Covid-19 in Cina”, è stato pubblicato sulla rivista Science ed è stato condotto dall’Università di Fudan di Shanghai e dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento, in collaborazione con il Fogarty International Center di Bethesda e con la Northeastern University di Boston.
Lo studio ha confermato che grazie alle rigide misure di contenimento e di restrizione degli spostamenti, il cosiddetto lockdown, l‘epidemia di coronavirus in Cina si è attenuata. Dunque queste misure sono necessarie e funzionano. I ricercatori, tuttavia, si sono domandati quale fosse la suscettibilità al virus per classi di età, come il distanziamento sociale alteri i modelli di contatto specifici di ogni età e come questi fattori interagiscono per influenzare la trasmissione. Si tratta di questioni determinanti nella scelta delle politiche di controllo dell’epidemia da parte dei governi.
Lo studio ha raccolto i dati sui contatti delle persone di Wuhan e Shanghai prima e durante l’epidemia, prendendo in esame un campione di circa 2.000 abitanti nelle due città ai quali è stato sottoposto un questionario. Sono stati esaminati anche i dati raccolti con il contact tracing dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie della provincia di Huan.
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I partecipanti allo studio dovevano rispondere alle domande sulle loro abitudini di contatto, prima e durante l’epidemia. Dalle risposte, i ricercatori hanno scoperto che il numero giornaliero dei contatti a Wuhan era passato dai 14,6 in media del periodo precedente l’epidemia ai 2 durante l’epidemia. La forte riduzione si era verificata in tutte le classi di età, sesso e gruppi sociali. Un calo ancora maggiore si era avuto a Shanghai, con i contatti giornalieri che da 18,8 in media erano scesi a 2,3. I contatti quotidiani si erano stati ridotti di 7-8 volte durante il periodo di distanziamento sociale per ridurre i contagi de Covid-19 e la maggior parte delle interazioni erano state limitate alla famiglia.
Esaminando i casi, gli studiosi hanno scoperto che la suscettibilità al Coronavirus aumenta con l’età. I minori da 0 a 14 anni hanno un rischio di contagio inferiore dei soggetti dai 15 ai 64 anni. All’opposto i soggetti dai 65 anni di età in su hanno un rischio di infezione superiori agli adulti.
Secondo i ricercatori, queste scoperte hanno aiutato a capire come intervenire nel contenimento dei contagi. Viene ricordato,infatti, che un lockdown così severo come quello applicato in Cina, a Shangahi e Wuhan, e in altre parti del mondo è molto dannoso dal punto di vista economico e mentale. Servirebbero invece approcci più mirati per bloccare la trasmissione del virus. Queste misure sono da preferire anche sul lungo termine. A questo fine dovranno essere adottate strategie di controllo dei contagi a scuola e sul posto di lavoro, da affiancare a test sul larga scala e l’utilizzo del contact tracing.
Che ne pensate unimamme?
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