Un importante neuropsichiatra ha parlato in un’intervista dell’importanza nell’investire nella scuola ed i danni che la quarantena potrebbe aver causato.
Il professore dell’Università Cattolica e Primario di Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù durante un’intervista ha raccontato dei danni che i bambini e gli adolescenti stanno avendo ed avranno a seguito di questa emergenza sanitaria.
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Si tratta del professore Stefano Vicari che conosce bene i problemi delle famiglie e sopratutto i bambini più piccoli, in particolar modo se ci sono anche dei disturbi dello spettro autistico o altre problematiche intellettive, relazionali, comportamentali, come riportato anche da Redattore Sociale.
A seguito della pandemia siamo stati tutti costretti a stare a casa ed ad interrompere le nostre abitudini. Sicuramente i bambini e gli adolescenti hanno pagato più di tutti, basti pensare solo alla chiusura delle scuole. Il Professore Vicari ha costatato che anche adesso che stiamo uscendo dal periodo di isolamento ci saranno ragazzi con disturbi neuropsicologici: depressione, ansia e sindrome post-traumatica da stress. Inoltre a seconda dell’età ci saranno effetti diversi: “Gli effetti variano a seconda dell’età, manifestandosi con più forza tra gli adolescenti piuttosto che tra i bambini. E cambiano anche in base al contesto e alle condizioni di base: è evidente che chi ha una famiglia armonica e una casa con ampi spazi e magari un giardino ne risentirà di meno”.
Bisogna anche considerare tre condizioni: “Primo, il Covid e il contesto che ha generato esaspera condizioni già presenti. Per adolescenti già tendenti all’isolamento, per esempio, questo aspetto si è accentuato. In presenza di disturbi d’ansia, questi si sono aggravati. La seconda considerazione riguarda i bambini con disabilità, autismo, ritardo mentale, ecc: per loro, la quarantena in molti casi ha esasperato aspetti comportamentali come l’aggressività o l’iperattività. Ma va detto che non tutti hanno risposto negativamente. Prendiamo ad esempio i ragazzi con autismo ad alto funzionamento, che amano stare per conto proprio; oppure tutti coloro con una fobia sociale e ansia di separazione: per loro, una situazione come quella che ci siamo trovati a vivere, è addirittura rassicurante. Ma è probabile che con il ritorno ai ritmi di vita più consueti faticheranno più di altri”.
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L’ultima considerazione riguarda la scuola e gli effetti che sono stati causati dalla sua chiusura: “Viene a mancare infatti il ruolo educativo che questo contesto offre. La scuola infatti non ha solo una funzione didattica, ma è luogo di relazioni positive e ammortizzatore di tensione”.
Alcuni bambini e ragazzi, una volta che si ritornerà alla “normalità” avranno difficoltà a sostenere ritmi elevati: “Per chi ha un disturbo psichico, come l’autismo, dovremo fare i conti con il fatto che le terapie sono state per lo più interrotte, a parte il lavoro che abbiamo continuato a svolgere a distanza. Alcuni genitori dei bambini autistici già ci parlano di regressioni e ritorno di comportamenti problema, come iperattività, stereotipie, aggressività. Non dico che dovremo ripartire da zero, ma certo dovremo gestire queste situazioni”.
Il Professore si è soffermato sui bambini e ragazzi che hanno delle disabilità per i quali secondo Vicari non si è fatto abbastanza ribadendo l’importanza della scuola non solo come un “luogo di custodia quando i genitori lavorano”: “Dovremmo invece essere consapevoli del valore e dell’importanza che la scuola ha per molti aspetti fondamentali: e pensare seriamente a farla ripartire, sempre naturalmente nella tutela della salute della popolazione, ma anche con l’attenzione che soprattutto i più fragili ci chiedono. Il benessere psicologico è il risultato di fattori biologici e quello ambientali e, tra questi, quelli di maggiore valore protettivo sono la famiglia e la scuola. Se uno di questi viene meno, sono i più fragili a pagarne maggiormente le conseguenze”.
Quindi la scuola è importante e anche se la “scuola online è sempre meglio di niente”, per il professore forse non sono state considerate delle alternative: “Per esempio, perché i ragazzi della Basilicata, o dei piccoli paesi, o delle città meno colpite dal contagio non possono tornare in classe? Scuola all’aperto, scuola a turni: credo che si sarebbe potuto inventare qualcosa per permettere ai ragazzi di rientrare in classe. Penso ai genitori con figli disabili, magari con un bambino autistico di 5 anni: come fanno ad andare avanti? E adolescenti autistici, giovani adulti, dove stanno? Parliamo, solo per gli autistici, dell’1% popolazione e ci sono casi drammatici, credetemi. La mia personale sensazione è che si stiano tirando i remi in barca. Temo che ci occuperemo di scuola a settembre. Mi domando: la scuola è il centro della preoccupazione di chi ci governa? Io faccio il medico ma lo dico con sicurezza: se il paese si salva, si salva partendo dalla scuola. Come diceva Don Milani, è l’istruzione che rende liberi”.
Alla fine dell’intervista ricorda che i genitori devo essere degli educatori e non “organizzatori e vigli urbani” e che la scuola non “deve essere dispensatrice di competenza, ma deve essere riconosciuta e sostenuta nella sua funzione di distribuzione di conoscenza e cultura. E luogo di costruzione dell’identità, perché stando in mezzo agli altri, io imparo anche chi sono”.
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