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Attualità

“Ora mi chiamo Aisha”: Silvia Romano racconta il sequestro | FOTO

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Maria Sole Bosaia

Silvia Romano è tornata a casa ieri, ora racconta ciò che ha vissuto durante i 18 mesi di prigionia che l’hanno condotta a convertirsi all’Islam.

Ora mi chiamo Aisha Silvia Romano racconta il sequestro FOTO Universomamma.it

Unimamme, ieri, in occasione della Festa della Mamma, Silvia Romano, la volontaria rapita 18 mesi fa, ha potuto riabbracciare i suoi cari.

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Silvia Romano libera: cosa è accaduto

Ieri è stato un giorno di grande gioia e festa in Italia, perché una nostra connazionale, Silvia Romano, una 24enne milanese, è tonata, dopo 18 mesi di priginia, tra le braccia dei suoi cari. La giovane è arrivata all’areoporto di Ciampino dopo le 14 di domenica 10 maggio. Dopo aver riabbracciato la sorella e i genitori la Romano è stata condotta presso la caserma dei Ros sulla Salaria dove è stata interrogata dal pm della procura di Roma, Sergio Colaiocco.

 

Ora mi chiamo Aisha Silvia Romano racconta il sequestro FOTO Universomamma.it

Silvia Romano ha messo subito in chiaro alcune cose per lei fondamentali. “Voglio dire subito che durante la prigionia sono stata trattata bene, non sono mai stata minacciata di morte. Avevano promesso di non uccidermi e così è stato”. Nel corso di un interrogatorio lungo 4 ore la cooperante ha ricordato le varie fasi del suo rapimento.

Silvia Romano era stata rapita in Kenya 18 mesi fa, al rapimento hanno partecipato 8 uomini, che hanno agito dietro richiesta del gruppo militare Al Shabaab a cui la giovane cooperante è stata poi venduta, a quel punto è stata trasferita in Somalia. Il trasferimento è durato alcuni giorni. “Mi hanno assicurato che non sarei stata uccisa e così è stato, non ho subito violenze. Avvenivano spesso i trasferimenti. Sono stata portata sempre in luoghi abitati, non sono mai stata legata, ho cambiato quattro covi. Mi chiudevano in stanze di abitazioni, sono sempre stata da sola, non ho visto altre donne“. La 24enne ha aggiunto che cambiava spesso rifugi e che camminavano a lungo, sempre a piedi. Per tutta la durata del sequestro i carcerieri sono sempre stati gli stessi. All’inizio la ragazza ha detto che piangeva sempre, ma che ha sempre creduto che l’avrebbero liberata. Inoltre ha aggiunto che ora il suo nome è Aisha.

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“Loro erano armati ed a volto coperto, ma sono sempre stata trattata bene ed ero libera di muovermi all’interno dei covi, che erano comunque sorvegliati”. Durante la sua prigionia Silvia Romano si è convertita alla fede islamica. Ha spiegato che si è trattato di una conversione spontanea. “E’ successo a metà prigionia, quando ho chiesto di poter leggere il Corano e sono stata accontentata” ha spiegato “Mi hanno sempre portato rispetto. E anche la conversione all’Islam è stata una mia scelta, non ho ricevuto alcuna pressione. Ci sono arrivata lentamente, più o meno a metà prigionia, non è stata una svolta improvvisa“. Silvia Romano ha sottolineato di non essere stata costretta a sposare un islamico. “La cerimonia di conversione è durata pochi minuti, in cui ho espresso la mia volontà a diventare musulmana. Ho recitato le formule per manifestare la mia convinzione che non c’è Dio all’infuori di Allah. E così mi sento ancora adesso. Io ci credo veramente” ha dichiarato come si legge su Fanpage.

Unimamme, cosa ne pensate delle sue dichiarazioni? Dopo il clamore del suo rilascio noi speriamo che questa nostra coraggiosa ragazza possa trovare riserbo e serenità.

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Ora mi chiamo Aisha Silvia Romano racconta il sequestro FOTO Universomamma.it
Maria Sole Bosaia

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