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Bambini morti per la Sindrome di Kawasaki: il parere degli esperti

Published by
Maria Sole Bosaia

Tre bambini sono deceduti a New York per una rara sindrome respiratoria simile alla Kawasaki, che si ritiene legata al Covid – 19. Gli esperti però invitano alla prudenza.

Bambini morti per la Sindrome di Kawasaki il parere degli esperti Universomamma.it

Di recente, a New York, tre bambini sono morti a causa di una grave sindrome infiammatoria che secondo i medici somiglia alla Kawasaki e che potrebbe essere connessa al Covid – 19.

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Bambini malati: la Kawasaki è legata al Covid o si tratta di un’altra patologia?

Unimamme, solo poco tempo fa si era parlato di un inconsueto innalzamento del numero dei piccoli colpiti da Kawasaki. Ora l’allarme arriva dalla Grande Mela dove 3 bimbi sono morti per “sindrome infiammatoria acuta multisistemica pediatrica”, si tratta di una patologia simile alla Kawasaki che è una rara sindrome infiammatoria ai vasi sanguigni. Il  New York Genome Center e la Rockefeller University stanno studiando il caso di:

  • 85 bambini
  • la maggior parte risultati positivi al tes per il Coronavirus
  • il 47% dei bambini è risultato positivo al coronavirus
  • l’81% è risultato positivo agli anticorpi

Finora la comunità scientifica non è concorde sul fatto che  questa malattia con sindrome infiammatoria, sia la Kawasaki e sia causata dal Covid – 19. La Società italiana di Reumatologia sta effettuando una raccolta dati in collaborazione con l’istituto superiore di sanità. Fino a questo momento, in Italia si hanno dai 200 ai 400 casi di Kawasaki ogni anno. Angelo Ravelli, pediatra e segretario del gruppo di studio di Reumatologia della Società italiana di pediatria, ha commentato così sul Corriere: “Ad oggi sono arrivate una cinquantina di segnalazioni e in alcuni ospedali italiani si è osservato un aumento di frequenza, in particolare dove si è più diffuso il coronavirus come a Bergamo ma anche qui al Gaslini dove lavoro. Non tutti i piccoli pazienti sono risultati positivi a Sars-CoV-2 e dovremo provvedere ad effettuare a tutti i test sierologici”.

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Si verificherà anche se i casi segnalati corrispondano alla Sindrome di Kawasaki. Lorenzo D’Antiga ha commentato così: La nostra ipotesi è che da sempre sia la famiglia dei coronavirus a essere responsabile della malattia di Kawasaki, rimasta finora di origine sconosciuta. Tra i coronavirus Sars-CoV2 è il più cattivo, per questo la malattia di Kawasaki si manifesta in modo più severo“. Per chi non lo sapesse la Kawasaki è una malattia che “esiste” dal 1967, cioè da quando Tomisaku Kawasaki la diagnosticò per la prima volta in Giappone. I sintomi sono chiari:

  • febbre alta per 5 giorni
  • congiuntivite senza secrezione
  • linfonodo latero cervicale grande, in media sopra 1 cm e mezzo
  • rush cutaneo sul corpo senza una causa precisa
  • mucosite alle labbra

Alberto Villani, presidente della Società italiana di Pediatria, spiega: “Queste sono le caratteristiche della malattia di Kawasaki che esiste già da 50 anni e Sars-CoV 2 non può dunque esserne l’agente che lo provoca perché è un virus nuovo tipizzato solo lo scorso gennaio. Una cosa dunque è ciò che può fare Sars-CoV-2 e un’altra è la malattia di Kawasaki”. Nei casi osservati ci sono alcuni dei sintomi, ma chiaramente non tutti.  Il dottor Ravelli infatti aggiunge: “si stanno osservando nei casi studiati anche sintomi non tipici della malattia di Kawasaki: nei pazienti gravi ad esempio, la complicanza provoca miocarditepiuttosto che dilatazione coronarica, tipica invece della sindrome di Kawasaki. Vediamo tra l’altro una frequenza elevata di sintomi gastrointestinali come diarrea e vomito, assenti nella malattia di Kawasaki. Altro aspetto non trascurabile è che la «sindrome infiammatoria acuta multisistemica“.

Lorenzo D’Antiga specifica che la famigerata Kawasaki può avere una forma classica o incompleta, secondo lui gli ultimi casi risalgono a questa malattia, ma con qualche caratteristica in più. Nelle forme più serie infatti può esserci miocardite e non la dilatazione coronarica che invece è caratteristica della Kawasaki. Ci sono poi sintomi come diarrea e vomito, assenti nella Kawasaki. D’Antiga commenta: “La malattia di Kawasaki può avere una forma classica o forma incompleta, ma è sempre la stessa sindrome e io sono convinto che siamo di fronte a questa e non a un’altra malattia, ma con alcune caratteristiche in più. Le forme più serie in alcuni casi possono aggravarsi con la dilatazione delle coronarie, in altre con la miocardite, l’infiammazione del muscolo cardiaco. La patologia che si sta osservando ora ha fatto la sua comparsa dopo un mese dall’arrivo del Covid – 19, per questo c’è dibattito su di essa. Nello studio inglese solo 1 caso su 8 era compatibile con la Kawasaki, inoltre si trattava di miocarditi, infine anche per i 3 piccoli americani bisognerebbe chiarire se si è trattato davvero di Kwasaki o di questa nuova forma infiammatoria, molto violenta. Questo ha spiegato Roberto Villani, che è anche  responsabile del reparto di Pediatria generale e malattie infettive all’Ospedale Bambin Gesù di Roma. «Se una malattia esisteva già da prima non è che Sars-Cov2 può causarla adesso. È possibile che sia un fattore scatenante in particolari soggetti che probabilmente hanno una predisposizione genetica che andrà studiata”.

In pratica gli esperti invitano a non farsi prendere al panico e ricordano che esiste una cura, cioè la somministrazione di immunoglobuline endovena associate a cortisone. ” Se si inizia la terapia entro i primi dieci giorni dall’insorgenza dei sintomi si hanno buone probabilità di guarigione” ha spiegato Ravelli. “Prevediamo che in Italia saranno 80-100 bambini a essere colpiti dalla malattia di Kawasaki, una malattia di cui comunque ogni anno vediamo un certo numero di casi. È vero, c’è un aumento di casi con complicanze severe, ma in Italia ad oggi non abbiamo avuto alcun decesso. Se effettivamente esiste il legame, riducendosi le infezioni si ridurrà anche il rischio di questi casi” ha spiegato l’esperto su Open. Unimamme, voi cosa ne pensate di queste considerazioni?

leggi anche > CORONAVIRUS: LO STUDIO SUI BAMBINI ITALIANI | FOTO

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