Le Ong festeggiano il ritorno a casa di Silvia Romano, ma rispondono alle accuse di essere state superficiali. La fondatrice di Africa Milele ha dato la sua versione.
Unimamme, dopo il salvataggio della volontaria Silvia Romano, tornata in Italia il 10 maggio scorso si sono scatenate le polemiche nei confronti delle ong.
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Non si placano le polemiche dopo il ritorno in patria di Silvia Romano, la cooperante 24enne liberata dopo 18 mesi di prigionia. La giovane si era recata in Kenya con la Onlus di Fano Africa Milele verso la quale si stanno aprendo diversi interrogativi. Silvia Romano infatti ha raccontato che, nel giorno del rapimento fatale era sola, senza scorta, senza collaboratori. Francesca, la mamma di Silvia ha commentato: “non sono io l’ordine preposto per parlare di queste cose, c’è una procura che indaga e ci pensano loro, io non rilascio dichiarazioni sull’argomento”. La ragazza sarebbe stata inviata allo sbaraglio in una zona dove c’erano stati, in precedenza, attacchi contro gli stranieri. Gli inquirenti ora stanno accertando se la Onlus abbia fatto davvero tutto il possibile per garantire la sicurezza della volontaria.
Anche l’ex capo della protezione civile, Guido Bertolaso. ha criticato questa Onlus: “non si può fermare l’entusiasmo di chi va ad aiutare gli altri. Ma bisogna affidarsi a Ong ben strutturate. La onlus di riferimento di Silvia Romano in Kenya mi sembra una di quelle organizzazioni sprovvedute. E’ necessario che chi parte per fare il cooperante si affidi a Ong serie. Che prevedano un’ottima formazione, che evitino di mandare le persone in luoghi rischiosi. Solo cosi’ si può partire in sicurezza. Per fare un lavoro che è estremamente importante e meritorio” ha sottoolineato in un intervento riportato su Il Secolo d’Italia. Sul sito della Farnesina vi è un elenco delle Ong (organizzazioni senza fini di lucro) riconosciute come idonee e che ricevono fondi statali, ma Africa Milele non figura tra di esse. La fondatrice di questa onlus è Lilian Sora, che nel 2009 si recò in Kenya per il suo viaggio di nozze e ne tornò col desiderio di fare qualcosa per quel Paese. Lilian Sora ha però risposto alle critiche. “Silvia non è stata mandata da sola a Chakama. È partita con due volontari e ad aspettarli c’ era il mio compagno con un altro addetto alla sicurezza, entrambi masai”.
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I due uomini dovevano rientrare a Malindi il 19 novembre e Silvia Romano con loro, ma a causa di un intoppo lei rimase sola e il 20 novembre venne rapita. Dal 20 novembre del 2018 per Africa Milele non c’è molto futuro. La fondatrice sul Corriere ha detto: “Questa vicenda per noi ha voluto dire molto. I nostri beneficiari ne hanno risentito e, a gennaio, abbiamo dovuto lasciare a casa i bambini che sostenevano la scuola. I fondi non bastavano più”. Lilian Sora è anche intervenuta sulla faccenda del rapimento. “Certo che so chi ha tradito Silvia. Ma l’ho detto a familiari e inquirenti e basta. Ho fatto le mie indagini, non per cercare di liberare Silvia ma per capire cosa fosse successo. E penso di averlo scoperto. La sicurezza a Chakama c’era: lo so, ci hanno buttato addosso tanto fango ma la protagonista ora è Silvia e risponderà lei, sono sicura. Per tramite dei volontari mi sono arrivate parole carine, da parte di Silvia”. La donna ha proseguito suAdnkronos: “Davvero i familiari hanno preso le distanze dalla onlus? Dovremo assolutamente parlare, in questo anno e mezzo anche io mi sono avvicinata all’Islam. Suo papà non l’ho mai conosciuto, sono separati e io parlavo con la mamma, che non sapeva neppure dove si trovasse esattamente sua figlia in Kenya. Non avevamo i numeri l’una dell’altra, evidentemente Silvia non lo riteneva necessario… strano no? Se stavo zitta per rispettare il loro dolore dicevano che me ne infischiavo, se parlavo di Silvia mi dicevano di rispettare il silenzio per le indagini”.
Lilian Sora ha aggiunto che, stando alla sua versione, quando Silvia è stata rapita, c’erano in servizio 2 guardiani. Silvia Romano, sempre secondo la Sora ha contattato Africa Milele attraverso la pagina Facebook. Dopo la laurea voleva fare delle esperienze sul campo. Le due donne si sono incontrate a Malindi. “Lei era già ambientata, me la ricordo con le treccine… Ma non sapeva che l’aspettava un’Africa diversa, la vera Africa, un’Africa rurale non ancora rovinata dal turismo“. La fondatrice del gruppo ha detto: “Con i volontari, dorme sempre il guardiano masai. Il giorno che incontrai Silvia a Malindi, ero con le mie figlie: Silvia andò poi a Chakama con il matato, l’autobus di linea, insieme a Irene. E’ mia figlia, che ha 19 anni e studia cooperazione internazionale, che l’ha introdotta nel villaggio, un villaggio che era tranquillo. Non ci saremmo mai aspettati quello che è successo”.
Dal canto loro le altre ong italiane si dicono felici per il ritorno a casa di Silvia Romano, ma non accettano l’accusa di lasciare allo sbaraglio i loro volontari. La solidarietà richiede professionalità”. “Per chi fa cooperazione, soprattutto in contesti estremi, è fondamentale il rispetto dei protocolli di sicurezza. Non siamo degli sprovveduti, non mandiamo i nostri collaboratori allo sbaraglio.” Francesco Petrelli di Oxfam Italia su Repubblica commenta: “la storia di Silvia racconta innanzitutto di un mondo fatto di generosità, solidarietà e partenariato, che accomuna tutte le ong, piccole, medie e grand per chi come noi lavora da anni in progetti di sviluppo e aiuto umanitario, la solidarietà richiede sempre professionalità, soprattutto in contesti di conflitto. Le ong si devono dare e devono rispettare protocolli di sicurezza e codici di condotta molto rigorosi, anche per non prestare il fianco al “mucchio selvaggio” degli odiatori. Per questo, se davvero Silvia Romano è stata mandata da sola, in un posto isolato, è stato un azzardo, che l’ha esposta a rischi reali“.
Durante un intervento del Ministro degli Esteri Di Maio alla Camera ha ribadito che Africa Milele non era una delle Ong riconosciute. Inoltre Africa Milele non ha informato la Farnesina della presenza della giovane in Kenya. Sul dibattito interviene anche Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia: “Siamo tutti felici per la liberazione di Silvia. Ora speriamo che si riprenda il suo tempo, la sua famiglia. Le polemiche sulla conversione non ci interessano. Bisogna solo essere contenti che una ragazza così giovane sia tornata a casa e abbia riabbracciato sua madre. Quanto alla discussione sulla sicurezza, questa, per ogni ong è fondamentale. Noi garantiamo a tutto il nostro personale un adeguato livello di informazione e di formazione. Non solo. Nel Paese dove andiamo a operare, abbiamo dei responsabili sicurezza che si prendono in carico chi arriva. Tutti i nostri protocolli garantiscono i cooperanti, soprattutto i più giovani, che devono essere sempre supportati dall’organizzazione per la loro logistica”. Unimamme e voi che idea vi siete fatti di tutta questa vicenda?
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