Durante la didattica a distanza non tutti i bambini riescono a connettersi, il 61% non ha svolto nessuna lezione.
Unimamme, la scuola dovrebbe essere accessibile a tutti, ma purtroppo, una volta di più, è stato dimostrato che non è così. E stiamo parlando dell’Italia.
La Comunità di Sant’Egidio ha svolto un’indagine sulla partecipazione di ragazzi e bambini alla didattica a distanza. Ecco come si è svolta l’inchiesta:
Ecco cosa è emerso:
Anche se un buon 61% di piccoli non ha potuto seguire la didattica a distanza, ha dovuto svolgere i compiti assegnati, o almeno provarci. I compiti sono stati assegnati senza spiegazione, attraverso registri elettronici o WhatsApp. Marco Impagliazzo, presidente della comunità di Sant’Egidio ha commentato su Repubblica: “è un problema grave in particolare laddove troviamo famiglie non in grado di supportare i propri figli nell’apprendimento. Penso ad esempio alle famiglie straniere o ai bambini Rom, e a tutte quelle case in cui l’italiano non è la prima lingua oppure alle famiglie che in casa non hanno computer o connessioni adeguate“.
Nonostante siano stati stanziati dei fondi per l’acquisto degli strumenti tecnologici, non tutte le famiglie sono state raggiunte. Solo il 60% degli intervistati ha saputo, attraverso la scuola, della possibilità di richiedere tablet o pc. Sempre solo il 5% del campione ha ricevuto lo strumento necessario. Impagliazzo ha precisato: “sono troppi i bambini che non hanno potuto godere del diritto allo studio ormai ci troviamo davanti a studenti di serie A e studenti di serie B. E se non vengono prese delle importanti misure questo divario si allargherà inevitabilmente”.
Per questo motivo il Presidente della Comunità di Sant’Egidio lancia un appello: “chiediamo a tutte le figure che lavorano nell’universo della scuola, dalle istituzioni ai docenti e ai dirigenti scolastici, passando per le cooperative e le associazioni che forniscono servizi, di attivare delle classi di recupero in estate per permettere ai bambini bisognosi di riavvicinanrsi alla scuola che gli è mancata. Una forma di sostegno attivato “su base volontaria, che sia in grado di dare una risposta comune ai bambini vulnerabili, quelli con bisogni educativi speciali, o con disabilità”.
Si chiede quindi l’intervento di personale specializzato, educatori, docenti, per poter utilizzare ogni spazio possibile, palestre e cortili delle scuole. In vista di settembre “bisogna colmare questo gap, la scuola deve ritornare ad essere il luogo di cura ed attenzione dei bambini, che si sono dimostrati davvero resistenti in questo periodo, hanno aiutato le loro famiglie e hanno fatto importanti riflessioni sulla loro vita. Per questo crediamo che non solo la scuola a settembre dovrà riprendere in presenza, almeno quella primaria, ma saremmo favorevoli a una riapertura anticipata“.
Unimamme, voi cosa ne pensate di questa situazione? I vostri figli hanno fatto fatica a seguire le lezioni e a svolgere i compiti?
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