Il ministero ha dato delle indicazioni ai docenti ed ai genitori per attuare la didattica per i bambini da 0 ai 6 anni. Anche loro ne hanno bisogno.
In seguito all’emergenza sanitaria siamo stati privati, giustamente, per la nostra sicurezza, di molte cose. Chi ne ha sofferto di più sono sicuramente i nostri bambini e ragazzi. Le scuole sono state le prime realtà a chiudere compresi i nidi e le scuole d’infanzia, i alcune Regioni hanno chiuso da marzo altre già da fine febbraio. Se per li bambini dai 6 anni in su si è attivata, anche abbastanza velocemente, la didattica a distanza, per i più piccoli questa possibilità non c’è stata. Proprio per questo il Ministero per l’Istruzione ha reso noto un documento “Orientamenti pedagogici sui Legami educativi a Distanza”.
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Il documento “inquadra, raccoglie e rilancia le buone pratiche realizzate nel mondo “zerosei” per instaurare e mantenere relazioni educative a distanza, con bambini e genitori, in una situazione di grande difficoltà e di interruzione temporanea del funzionamento in presenza di nidi e scuole dell’infanzia”. L’obiettivo è quello di valorizzare il lavoro svolto, di stimolare consapevolezze professionali, di prefigurare un pensiero positivo volto alla riapertura delle strutture educative per i più piccoli.
La Commissione per l’infanzia propone di definire i “Legami Educativi a distanza” (LEAD), perché l’aspetto educativo a questa età si innesta sul legame affettivo e motivazionale, un pò come avviene con la Didattica a Distanza (DAD). È quindi esigenza primaria ristabilire e mantenere un legame educativo tra insegnanti e bambini, insegnanti e genitori, insegnanti tra di loro, bambini tra di loro, genitori tra di loro, per allargare quell’orizzonte quotidiano divenuto all’improvviso ristretto, per costruire un progetto orientato al futuro e basato sulla fiducia anziché sulla paura che, inevitabilmente, ha caratterizzato le prime settimane di isolamento sociale.
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Come la scuola in presenza, i LEAD richiedono che la scuola raggiunga tutti i bambini, secondo il principio di “non uno di meno”. Inoltre, come si legge nel documento, non sono solo per i bambini fortunati che hanno in casa un PC e una buona connessione Internet: i LEAD sono per tutti, compresi i bambini di famiglie che non parlano bene la lingua italiana, che appartengono a contesti svantaggiati sul piano sociale, culturale ed economico, che “non si sono più fatti vivi”, che hanno bisogni educativi normalmente speciali, al fine di evitare che l’emergenza sanitaria generi disuguaglianze più marcate.
La prima cosa da fare è che i docenti si mettano in contattato con i bambini. Una volta ristabilito il contatto è opportuno che il personale educativo stia in ascolto delle richieste esplicite e implicite dei genitori. In seguito è importante che venga instaurata una relazione vera e propria con i bambini, concordando mezzi, tempi e attività con i genitori.
I contatti avvengono in giorni stabiliti e durano una decina di minuti. In questo tempo si può chiedere ai bambini come stanno, ricordare i giorni di scuola ed un feedback a quanto prodotto dal bambino (se il bambino aveva consegnato un disegno, un racconto, un breve audio.
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Per quanto riguarda i mezzi, essi vanno individuati in relazione alla disponibilità e allo scopo:
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Voi Unimamme avete figli dai zero ai sei anni che frequentavano il nido o la scuola primaria? I docenti si sono attivati con videomessaggi e compiti?
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