Durante il lockdown molti genitori si sono affidati agli apparecchi tecnologici per lo studio dei figli, ma anche per intrattenerli, ecco cosa dicono pediatri e psicologi al riguardo.
Forse non c’è genitore che, in questi 2 mesi di lockdown non sia ricorso all’aiuto del salvifico tablet, smartphone e pc per intrattenere i figli. Ma quali sono le conseguenze di questa lunga esposizione alla tecnologia? Ecco come rispondono gli esperti.
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Bambini e tecnologia durante il lockdown
Nelle ultime settimane i nostri piccoli, come gli adulti, sono rimasti chiusi in casa, senza scuola, senza attività sportive o ludiche e senza amici. Anche adesso, che comunque si può uscire prevale, naturalmente, la cautela e quindi anche gli incontri sono contingentati. I genitori hanno fatto affidamento ai vari strumenti digitali, come per esempio tablet e smartphone per intrattenere i piccoli. Sappiamo che questi strumenti attirano bambini prima dei 12 mesi di età, ancora prima di aver raggiunto livelli accettabili di coordinazione oculo manuale. Si può parlare, addirittura, dicono gli esperti, di generazione touch.
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Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria, è entrato a far parte del comitato di esperti del Miur per formulare delle idee riguardo la scuola, ha commentato su Huffington Post: “noi come Sip abbiamo prodotto una serie di documenti pre-Covid, in cui davamo delle indicazioni sull’uso di questi strument. Ora però va revisionata alla luce dell’emergenza, dividendo quelli che servono per motivi didattici e per la crescita formativa e culturale del bambino e dell’adolescente, da quelli puramente ludici e ricreativi”. Secondo Villani ci dovrebbe essere la regola di non stare più di un’ora davanti allo scermo per giocare. Se però lo strumento è necessario per la didattica “va assicurata la salute della vista, la sicurezza completa per un utilizzo più lungo, sempre con la garanzia della finalità dell’utilizzo. Particolare attenzione va data ai bimbi più piccoli”. I genitori devono cercare di organizzare la loro giornata in modo che il tempo trascorso sugli strumenti elettronici sia limitato, non possono essere abbandonati a loro stessi su tablet e smartphone.
L’esperto sottolinea: “anche se il bambino sta a casa, non esiste solo la possibilità dell’uso del computer, ma ci sono molte attività, quali il disegno, l’ascolto della musica, il poter fare i giochi tradizionali delle generazioni precedenti”. Stare a casa non deve tramutarsi in un alzarsi tardi, non avere nessuna regola, oppure andare a letto tardi. Dal documento diffuso dalla Sip si evincono gli effetti negativi di un’esposizione precoce e prolungata alle tecnologie digitali sui bimbi in età prescolare:
- ci sono inferenze sullo sviluppo neurocognitivo
- inferenze sull’apprendimento
- sul benessere
- sulla vista
- sull’ascolto
- sulle funzioni metaboliche
- sulle funzioni cardiologiche
Secondo aluni studi l’utilizzo dei dispositivi mobili dei genitori influenza anche:
- la sicurezza dei piccoli
- l’equilibrio emotivo
- le interazioni famigliari
C’è anche un grande impatto sullo sviluppo linguistico. In Italia ci sono pochi dati circa l’uso dei media da parte dei bambini, ma secondo un sondaggio risalente al 2017:
- il 20% ha usato per la prima volta lo smartphone entro l’anno di vita
- l’80% dei piccoli da 3 a 5 anni sa usare lo smartphone dei genitori
A loro volta i genitori usano lo smartphone per tenere buoni i bambini:
- il 30% durante il primo anno di vita
- il 70% entro il secondo anno
Gli esperti però sconsigliano l’utilizzo di apparecchi multimediali sotto i 2 anni di età, durante i pasti, nell’ora prima della nanna. Si sconsiglia poi la visione di programmi frenetici o violenti. Dovrebbe esserci il limite di:
- 1 ora al giorno per piccoli tra i 2 e i 5 anni
- meno di 2 ore per bambini tra 5 e 8 anni
Le famiglie, a loro volta, dovrebbero sorvegliare i bambini circa le App scaricate e ricordare che i piccoli li imitano e quindi anche loro devono limitare il tempo trascorso sui vari strumenti tecnologici. Nel frattempo la Ministra Elena Bonetti ha organizzato un gruppo di lavoro ce dovrà dare delle linee guida per i più piccoli, cioè quelli da 0 a 3 anni. Questi esperti dovranno trovare delle strategie per la tutela e la promozione dei diritti per l’infanzia affinché in questo periodo di emergenza e nelle fasi successive si possa “contrastare l’insorgere di ogni forma di disagio, isolamento, discriminazione o ineguaglianza a danno delle persone di minore età”. Se però da un lato si sta cercando di lavorare sui diritti dei bambini, trascurati durante i mesi di lockdown c’è un dettaglio che rende perplessi gli esperti, ovvero l’istituzione di un fondo per la produzione di prototipi di videogiochi in Italia. Si tratta di un finanziamento a fondo perduto di 4 milioni. Il mercato dei videogiochi frutta milioni, ma alcuni esperti, come Paolo Crepet, sottolineano che pare ci si sia dimenticati dei danni sensoriali prodotti dai videogiochi. Unimamme, cosa ne pensate di questi dati?
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