Leila Ives è una donna di 32 anni che, quado era bambina, è stata violentata dallo zio. La donna ha anche scritto un libro riguardo a questa storia, intitolato: It Happened To Me Too.
Leila Ives ora è una donna di 32 anni che ha deciso di denunciare gli abusi sessuali subiti quando era adolescente dallo zio Bryan Calam che oggi ha 72 anni.
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Una donna denuncia le violenze sessuali subite in gioventù da un parente
L’uomo è un ex ispettore di polizia che nel marzo del 2019 è stato imprigionato per 5 anni per aggressione indecente e indecenza con un minore. Bryan Calam era sposato con la zia di Leila e aveva pianificato di adescarla fin da piccola. Calam aveva 53 anni quando ha iniziato ad abusare di lei e le violenze sono andate avanti per 2 anni. Ha violentato Leila per 20 o 30 volte, ma non è stato incriminato per questo. L’ex ispettore le aveva intimato di non dire niente a nessuno, altrimenti avrebbe ucciso sua moglie. Da quando l’uoMo è in prigione Leila ha deciso di farsi avanti e di scrivere un libro per raggiungere anche le altre sopravvissute come lei. Il libro si chiama: It Happened to me too, (è successo anche a me). Nel libro viene raccontata la vita di Leila dopo le violenze subite, come i problemi mentali di Leila, la morte del nonno, le varie diagnosi che le sono state fatte.
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Leila ha raccontato di essersi resa conto che ciò che era successo era sbagliato quando si è parlato del caso del presentatore pedofilo Jimmy Savile. “Qualcosa nella mia testa mi ha detto che c’era qualcosa che non andava, tutto è iniziato quando avevo 13 anni, lui era gentile con me e mi ha adescato. A quel tempo ero vulnerabile”. Le violenze sono andate avanti finché Leila non ha compiuto 15 anni e lei gli ha detto che non voleva farlo più. Calam però l’ha pregata di farlo un’altra volta e che avrebbe dovuto chiedere a una prostituta. Quando ha avuto 26 o 27 anni si è rivolta a un terapeuta. “Mi sentivo sempre triste, non avevo realizzato che fosse stato Calam a farmi questo”.
Così Leila ha iniziato a parlarne con alcuni membri della famiglia. Nel maggio del 2017 Leila ha sporto denuncia. La terapia l’ha aiutata ad essere consapevole che ciò che era successo non era colpa sua. Mentre le indagini su Calam proseguivano nel 2018 le è stata diagnosticata la sclerosi multipla. Nonostante le accuse Calam non è stato posto in custodia e Leila temeva di poterlo incontrare per strada. Al processo Calam si è proclamato non colpevole. Leila ha detto che al processo non si sentiva intimidita da lui, ma non voleva vederlo, mentre dava la sua versione nei dettagli. Calam ha replicato che Leila aveva fatto tutto per vendetta. La difesa dell’uomo ha riferito che secondo loro siccome Leila non poteva stare con Calam aveva inventato tutto.
In aula è stata letta una dichiarazione di Leila “c’era quest’uomo di 50 anni che voleva fare sesso con una bambina. Sapevo che quest’esperienza non era normale dal momento che nessuno ne parlava. Mi ha sottratto l’opportunità di crescere in modo normale e di perdere la verginità con qualcuno della mia età“. Alla fine l’uomo è stato condannato. “Se non avessi riportato quanto avvenuto ora non sarei qui. Con la sclerosi multipla, il caso in tribunale, la morte di mio nonno, inoltre ho perso mio padre a 21 anni, ho passato molte cose”. Leila ha detto di aver scritto il libro per spingere altre persone a farsi avanti. Unimamme, cosa ne pensate di quanto raccontato sul Dailystar?
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