Andrea Zangrillo, direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano, ha dichiarato che, clinicamente, il virus è inesistente.
Unimamme, negli ultimi mesi stiamo ascoltando pareri molto diversi circa il coronavirus. In ultimo il dottor Andrea Zangrillo, direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano, ha fatto una dichiarazione che è stata contestata da molti.
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“Se vogliamo dire che è merito del Governo, del lockdown o del Comitato tecnico scientifico diciamolo pure, ma io so quello che vedo, ossia che il Covid da un punto di vista clinico non esiste più, perché il virus per sopravvivere si è adattato all’ospite ed ora esprime una carica virale molto, ma molto meno elevata di due mesi fa“ ha dichiarato l’esperto. Il dottor Zangrillo è molto polemico nei confronti della Protezione Civile, Iss e Consiglio Superiore di Sanità. ” Per mesi hanno sciorinato numeri che hanno valore ed evidenza zero ma che hanno portato a bloccare l’Italia“. Zangrillo però ci tiene anche a precisare: “non voglio dire che il virus non esiste più ma che è inesistente da un punto di vista clinico“.
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L’esperto ha citato studi dell’Istituto di virologia dell’Università San Raffaele e della Emory University di Atlanta. Secondo la ricerca portata avanti da Massimo Clementi, tra marzo e maggio l’intensità del coronavirus è diminuita. Clementi, sul Corriere, ha detto: “Abbiamo analizzato 200 nostri pazienti, paragonando il carico virale presente nei campioni prelevati con il tampone, i risultati sono straordinari: la capacità replicativa del virus a maggio è enormemente indebolita rispetto a quella che abbiamo avuto a marzo. E questo riguarda pazienti di tutte le età, inclusi gli over 65″. Non vi è ancora evidenza scientifica che il virus sia mutato, ma secondo Clementi è cambiata la manifestazione clinica, forse grazie anche al contributo di condizioni ambientali più favorevoli. Tutto questo potrebbe essere dovuto anche a un co adattamento del virus all’ospite, cosa che avviene normalmente quando un virus incontra l’uomo. Il dottor Zangrillo però prosegue: “c’è chi ha terrorizzato il Paese, perché il nostro pronto soccorso e le terapie intensive sono vuoti e perché le precedenti epidemie come Sars e Mers sono scomparse per sempre ed è auspicabile capiti anche per questa. Dobbiamo stare attentissimi ma non ucciderci da soli.”
Le sue parole, come immaginerete, non hanno lasciato indifferenti gli altri esperti, che si sono schierati. Il presidente del Css, Franco Locatelli ha risposto duramente: “sono sconcertato, basta guardare al numero dei nuovi casi di positività che vengono confermati ogni giorno per avere la dimostrazione della persistente circolazione in Italia del nuovo coronavirus“. Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma, risponde piccato: “forse lavorando nel privato non ha visto la faccia più cattiva del virus. Al momento, le 30mila sequenze virali depositate nella banca internazionale dicono che da dicembre ad oggi ha subito pochissime e insignificanti mutazioni“. Secondo Ippolito ora ci sono meno persone in gravi condizioni perché le misure adottate sono risultate efficaci, ma se non proseguiremo ad essere prudenti si corre il rischio di una nuova epidemia. L’epidemiologo Pierluigi Lopalco argomenta: “abbiamo meno casi e con pochi o inesistenti sintomi non è perché il virus sia mutato ma per un fatto puramente epidemilogico. Con il distanziamento e le mascherine anche chi è entrato in contatto con persone positive ha assimilato una minore quantità di virus, così gli anticorpi lo hanno neutralizzato, oppure se c’è stata un’infezione vuol dire che non ha avuto le conseguenze tragiche dei mesi scorsi”. Lopalco ricorda che il virus è ancora in circolazione e che il 98% della nostra popolazione non è ancora immunizzata.
Si esprime sulla questione anche il virologo Fabrizio Pregliasco, dell’Università di Milano che non boccia completamente le dichiarazioni di Zangrillo. Ecco cosa dice: “abbiamo sicuramente meno ricoveri e quasi più nessuna di quelle gravi polmoniti interstiziali, ma quanto questo possa dipendere dalle mutazioni del virus rilevate dall’Università di Brescia oltre che da quella di Padova è presto per dirlo. Però abbiamo imparato ad utilizzare farmaci che hanno ridotto la frequenza di quelle terribili infiammazioni scatenate dal Covid e che rispetto a prima facciamo più tamponi, che ci permettono di scovare i casi meno gravi che prima rimanevano nascosti“.
Infine, Matteo Bassetti, direttore di malattie infettive al San Martino di Genova è concorde che la potenza del virus si sia affievolita. Carlo Federico Perno, professore di microbiologia e virologia all’Università di Milano porta l’esempio di un tipo di virus, identificato presso l’Università di Pavia, che uccide le cellule meno rapidamente rispetto ai ceppi che sono circolati nei mesi precedenti, facendo tante vittime.
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Unimamme, voi cosa ne pensate di queste dichiarazioni riportate su La Stampa?
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