È arrivata la sentenza per la donna che ha avuto un figlio dall’allievo minorenne a cui dava ripetizioni e che, all’epoca delle violenze, aveva 13 anni. Condannata lei e anche il marito.
Il processo per l’operatrice socio sanitaria, che ha avuto un figlio che un adolescente che ora ha 16 anni ,si è concluso con la condanna della donna per violenza sessuale su minore e violenza sessuale per induzione. Condannato anche il marito che era accusato di falsa testimonianza.
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Il Tribunale di Prato ha condannato a 6 anni e 6 mesi l’operatrice socio sanitaria che nel 2017 aveva avuto rapporti sessuali con un ragazzino che, all’epoca dei fatti, aveva solo 13 anni. Nell’agosto del 2018 la donna aveva avuto un figlio. Sotto processo, insieme a lei, c’era anche il marito accusato di alterazione dello stato civile per aver riconosciuto il bambino, nonostante sapesse che non era suo. L’uomo è stato condannato a 1 anno e 8 mesi mentre la donna a 6 anni e 6 mesi. I due avvocati della famiglia del ragazzino, che ora ha 16 anni, Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli, avevano chiesto 7 anni senza attenuanti generiche per la donna e 2 anni al marito, a cui erano state riconosciute le “attenuanti generiche” considerandolo la seconda vittima della moglie dopo il minorenne. La donna, che, oltre al piccolo nato dalla violenza sul 13enne, ha anche un altro bambino, è libera dal febbraio scorso, quando sono stati revocati i domiciliari durati 11 mesi, ma non può avvicinarsi all’adolescente.
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Il processo era ripreso il 18 maggio scorso dopo l’interruzione a causa dell’emergenza coronavirus. All’udienza si era presentata anche la donna. “Vorrei che emergesse la verità sono fiduciosa” aveva detto ai cronisti. I difensori della donna, Mattia Alfano e Massimo Nistri, avevano cercato di sollevare la questione della legittimità costituzionale ritenendola non più “attuale”, perché secondo loro oggi i ragazzi ricevono molte sollecitazioni dal web. Il giudice, Daniele Migliorati, ha invece accolto quasi completamente la tesi della Procura secondo cui la relazione era iniziata quando il ragazzino aveva 13 anni, mentre la difesa dell’operatrice sanitaria pratese ha sempre sostenuto che tutto era iniziato quando lui aveva 14 anni. Durante la requisitoria il pm Gestri ha fatto notare che la donna non avesse in alcun modo all’accertamento della verità durante le indagini preliminari, aveva invece presentato elementi “fuorvianti” e non aveva compiuto sforzi per risarcire il ragazzino abusato da lei e la sua famiglia.
Anche se c’è stata una prima sentenza, questa storia non finisce qui.” La verità è un’altra, speriamo nel processo di appello” ha ribadito la donna condannata. Di tutt’altra opinione è invece la mamma dell’adolescente. Era stata lei infatti a far venir fuori la vicenda, dopo aver accolto la confessione del figlio angosciato. Gli abusi risalivano alla primavera del 2017 quando i genitori del ragazzino gli avevano fatto prendere ripetizioni di inglese da questa operatrice socio sanitaria laureata in lingue. Le ripetizioni erano avvenute tra la primavera e l’estate del 2017 e in quel periodo si era verificato il primo rapporto sessuale, di cui il ragazzo aveva parlato con l’istruttore di palestra. Gli incontri sessuali si erano ripetuti tra settembre e novembre dello stesso anno e la donna, trentenne, era rimasta incinta. Il bambino era nato a fine estate del 2018.
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Dall’indagine era emerso che la donna, ossessionata, continuava a inviare messaggi WhatsApp al ragazzino, che invece voleva smettere di vederla. “Se non vieni da me mi uccido” gli scriveva sia su WhatsApp che su Facebook. Una volta la donna aveva portato il piccolo in palestra, dove si allenava il ragazzino, mettendolo in difficoltà. Il ragazzino le scriveva: “te lo dico per l’ultima volta già mi hai rovinato la vita, puoi evitare di portarlo in palestra… Ti prego voglio andare bene a scuola e fare felici i miei te lo scongiuro faccio ciò che vuoi”. Quando poi la donna aveva scoperto che il ragazzo aveva messo sui social una foto con una coentanea aveva accusato: “così va a finire che mi ammazzo“.
La mamma del ragazzo ha commentato: “gli ha rovinato la vita e neanche si vergogna”. “Quella donna non si è vergognata di niente, ha abusato di mio figlio e in casa ne aveva uno suo, appena più piccolo“ ha detto su Repubblica all’uscita del tribunale. “Ma quella donna non si è vergognata di niente, anche in aula ha avuto un atteggiamento sprezzante. Ha detto che la verità è un’ altra come se non si rendesse conto di quello che aveva fatto. Quale altra? La verità è questa: ha abusato di mio figlio quando lui non aveva nemmeno 14 anni, lo ha ricattato e minacciato. I bambini e le bambine non si toccano, mio figlio l’ ha rovinato e nessuna sentenza mi risarcirà“.
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