“Noi denunceremo”, è prima di tutto un gruppo Facebook nato a marzo per ricordare le migliaia di vittime del Covid-19 in Lombardia dove ogni giorni famigliari e parenti raccontano dolorose storie vissute. Ma c’è di più.
Tutto è iniziato con la morte del padre di Luca Fusco, un commercialista di Bergamo, che con il figlio Stefano ha deciso di creare un gruppo Facebook in cui raccogliere le testimonianze delle persone che hanno perso un parente durante l’epidemia di Coronavirus in Lombardia, “Noi denunceremo”. Un’iniziativa lanciata per fare luce su cosa realmente è accaduto e sul perché. In pochi giorni il numero delle adesioni ha raggiunto le migliaia, e ad oggi sono 56 mila le persone che si sono iscritte al gruppo. Dal gruppo è stato poi costituito un Comitato, ” Noi Denunceremo – Verità e giustizia per le vittime di Covid-19” nel quale 6 avvocati prestano la loro attività gratuitamente per raccogliere testimonianze e presentare denunce in Procura.
Non vuole essere un attacco a medici e personale sanitario, spiegano i promotori, e nemmeno un tentativo per ottenere risarcimenti, ma solo un modo per avere giustizia, per scoprire la verità e capire cosa non è andato nella gestione dell’epidemia, soprattutto nella regione Lombardia. Lo fanno per amore dei loro cari e per amore della verità.
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Onorare la memoria delle migliaia di vittime e individuare le eventuali responsabilità delle istituzioni: questo lo scopo del Comitato. Quali le responsabilità dei sindaci? Quali quelle di Confindustria considerando che molte delle industrie di Brescia e Bergamo hanno lavorato durante il lockdown? Perché non è stata creata la zona rossa in Valseriana che avrebbe potuto preservare Brescia? Quali i numeri reali dei contagiati e perché tanti non sono stati monitorati? Queste sono solo alcune delle domande a cui il comitato chiede risposte.
Il comitato inoltre non si dimentica dei medici, ai quali chiede testimonianze perché ritenuti anche loro vittime. L’iniziativa del Comitato non è limitata alla sola Lombardia ma è aperta ad accogliere le istanze di tutta Italia.
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Il 10 giugno intanto verranno presentate alla Procura le prime 50 denunce ottenute da una attenta analisi delle storie condivise dai cittadini. Non tutte le storie infatti possono essere trasformate in denunce perché occorrono elementi certi e dimostrabili. “Quello che emergerà sarà solo la punta dell’iceberg, perché saranno poche le persone che andranno in fondo, ma quelle che lo faranno devono avere il miglior aiuto possibile.” racconta l’avvocato Guido Gardin su BresciaToday.
“Per ora agiamo in sede penale, anche se sappiamo che potrebbe essere complicato, in alcuni casi, accertare le responsabilità, perché c’è un groviglio di atti e delibere regionali che si sovrappongono. Stiamo, però, valutando anche di agire in sede civile. Lo faremo probabilmente a settembre” l’avvocato del comitato Consuelo Locati spiega invece ad HuffPost.
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E voi unimamme che ne pensate di questa iniziativa?
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