Alcuni scienziati hanno trovato una relazione tra gli schemi di pensiero negativo e le malattie legate alla demenza. Lo studio è stato condotto dall’University College London.
I ricercatori dell’University College London hanno condotto uno studio che ha visto emergere dei legati tra il pensiero negativo e malattie legate alla demenza.
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Demenza e pensieri negativi: cosa dice uno studio
Un gruppo di ricercatori dell’University College London ha collegato i pensieri negativi con il rischio di sviluppare malattie collegate alla demenza, come l’Alzheimer. I risultati di questa indagine sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Alzheimer & Dementia. Vediamo insieme come si è svolto lo studio:
- sono state coinvolte 360 persone
- è durato 2 anni
- i candidati avevano più di 55 anni
- è stata misurata la frequenza di pensieri negativi e di atteggiamenti come rimugnare su avvenimenti passati e preoccuparsi, per esempio, del futuro
- le persone dovevano rispondere a dei questionari
- i candidati sono stati sottoposti a screening per misurare livello di depressione e ansia
- la funzione cognitiva è stata valutata misurando parametri come: la memoria, l’attenzione, la cognizione spaziale e il linguaggio
- 113 persone sono state sottoposte a imagining del cervello (la PET)
- sono stati quindi misurati i depositi di tau e amiloide, due proteine che causano il tipo più comune di demenza (Alzheimer)
- l’osservazione è durata 4 anni
Da tutti i dati raccolti è stato evidenziato che coloro che hanno avuto pensieri negativi, pessimisti, avevano un quadro peggiore riguardante:
- memoria
- declino cognitivo
- avevano placche tossiche di beta amiloide e proteina tau nel cervello
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Depressione e ansia erano invece legate a un declino cognitivo che però arriva solo successivamente, ma non la deposizione di amiloide o tau.
L’ RNT (il pensiero negativo ripetitivo) quindi potrebbe essere la causa principale di aumento di rischio di avere l’Alzheimer. Gli esperti ritengono questo aspetto deve essere preso seriamente in considerazione e che per combatterlo dovrebbero essere usati strumenti tecnologici come:
- consapevolezza
- meditazione
per ridurre il rischio di demenza. La dottoressa Natalie Marchant, autrice principale dello studio, ha commentato: “la depressione e l’ansia nella mezza età e nella vecchiaia sono già noti per essere fattori di rischio per la demenza. Qui, abbiamo scoperto che alcuni modelli di pensiero implicati nella depressione e nell’ansia potrebbero essere una delle ragioni sottostanti per cui le persone con questi disturbi hanno maggiori probabilità di sviluppare demenza“. L’altro autore, il dottor Gael Chételat, ha aggiunto: “prendersi cura della propria salute mentale è importante e dovrebbe essere una delle principali priorità di salute pubblica, in quanto non è importante solo per la salute e il benessere delle persone nel breve termine, ma potrebbe anche avere un impatto su un eventuale rischio di demenza“.
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Unimamme, voi cosa ne pensate di queste scoperte e risultati?
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