Il virologo Silvestri ha condiviso i risultati di due studi molto importanti che vanno a stabilire i rischi di contagio che potrebbero esserci dai bambini.
Il virologo Guido Silvestri ogni giorno pubblica sulla sua pagina Facebook il punto della situazione della pandemia mondiale. L’ultimo bollettino è del 9 giugno nel quale l’esperto che è sempre molto ottimista, infatti i suoi post si chiamano “Pillole di ottimismo“, vuole però essere cauto. Ha poi parlato delle scuole e di un argomento che ancora oggi divide gli esperti, la contagiosità dei bambini.
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Il virologo italiano, Guido Silvestri, docente negli Usa alla Emory University di Atlanta, è sempre attivo sul tema della pandemia mondiale. Con i suoi post tiene costantemente informati i suoi tantissimi followers. Oggi ha scritto: “Anche oggi scende il numero totale dei ricoverati in terapia intensiva per Covid-19 in Italia (da 286 a 282, e siamo ormai al 6.9% del valore di picco). Scende anche il numero dei ricoveri ospedalieri totali (da 4.864 a 4.729, quindi di altre 135 unità) mentre i casi attivi totali scendono da 35.262 a 34.730, quindi di altre 532 unità“. Bisogna però aspettare i dati di questi giorni per essere più sicuri, ribadisce l’esperto, perché c’è stato il fine settimana.
Il dottore ha trattato anche il tema della chiusura delle scuole e dell’importanza di riaprirle: “Come evidenziato dalle associazioni dei Pediatri di ogni nazione, il lockdown con conseguente chiusura di asili e scuole per lungo tempo, ha fatto emergere, oltre a un inevitabile ritardo didattico, manifestazioni di disagio psicologico preoccupanti, effetto della prolungata mancanza di occasioni educative e di tempi adeguati di socializzazione“. Per poi ricordare uno studio americano: “Il ritorno a scuola è necessario per lo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale dei bambini e dei ragazzi, per attenuare, se non eliminare, le differenze socio-economiche dell’ambiente di provenienza ed evitare l’enorme disparità di accesso alle metodiche di didattica a distanza tra gli alunni, in modo particolare per gli alunni con disabilità“.
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Il secondo punto che oggi è stato trattato riguarda un argomento che ha diviso pediatri ed esperti del settore. Si tratta della contagiosità dei bambini e dei ragazzi, i meno colpiti dal virus in questi mesi a differenza di adulti e soprattutto anziani: “Gli studi sulla possibilità di infettarsi e di trasmettere l’infezione da SARS-CoV-2 da parte dei bambini e ragazzi sono ancora in evoluzione in tutto il mondo sebbene sia ormai noto che essi rappresentino una percentuale molto bassa dei casi documentati di COVID-19“. I dati che si hanno sono rassicuranti: “I bambini asintomatici trasmettono l’infezione con bassissima probabilità e che l’efficacia della chiusura delle scuole nel contenimento del contagio durante epidemie pregresse da Coronavirus (SARS, MERS) e in quella da SARS-CoV-2 è molto bassa“.
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Anche per questo argomento ricorda uno studio: “Diretto dal Prof. Robert Cohen, infettivologo pediatrico presso l’ospedale di Créteil e vicepresidente della Società pediatrica francese nella regione di Parigi, da 27 pediatri di città su 605 bambini, molti dei quali di età inferiore agli 11 anni e con o senza sintomi. Cohen ha affermato che ora “sappiamo che i bambini sono meno portatori, sono meno contagiati”, sottolineando inoltre che “i bambini sono meno pericolosi per i loro nonni rispetto ai loro genitori“. “In una regione fortemente colpita dall’epidemia come la regione dell’Ile de France, pochissimi bambini (1,8%) sono risultati positivi” al tampone naso-faringeo, scrivono gli autori. “Ma il tasso di bambini che sono risultati positivi al test sierologico è risultato più alto“, con il 10,7%. Dei 65 bambini che sono risultati positivi, l’87,3% aveva avuto un contatto confermato o sospetto con il Covid-19 in famiglia, di solito un adulto“.
Lo studio, svolto da 27 pediatri della Società Francese di Pediatria tra il 14 aprile e il 12 maggio ha analizzato 605 pazienti di età inferiore ai 15 anni. Di questi il 53% era asintomatico e il 47 % con lievi sintomi. Di quelli che al tampone erano risultati positivi, l’1,8% solo lo 0,6% era contagioso. Lo studio ha dei limiti, come sottolinea lo stesso autore, come la probabile sopravvalutazione del contagio all’interno della famiglia a causa del lockdown ben rispettato in Francia e la possibile sovrarappresentazione delle famiglie già colpite da Covid-19 “più propense a consultare un medico e ad accettare di partecipare allo studio”.
Il rischio comunque non è nullo, l’evidenza scientifica sta evolvendo velocemente e, come ribadito dall’esperto, “bisogna tenere conto delle paure di insegnanti e personale scolastico. Allo stato attuale delle evidenze scientifiche, risulta dunque fondamentale che gli stati si dotino di un piano che possa evolvere con l’andamento degli studi su Covid-19 e bambini e che sia flessibile, capace cioè di adattarsi velocemente alle nuove conoscenze e agli eventi“.
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