Riapertura delle scuole: lezioni all’aperto, non c’è solo l’aula, il parere della task force governativa.
La task force di esperti formata dalla ministra Lucia Azzolina è al lavoro per la riapertura delle scuole a settembre, dopo la quarantena per il Coronavirus. Il tema è molto dibattuto e al centro di accese discussioni e polemiche. Gli studenti italiani sono stati lontano dalla scuola per mesi e ancora non si conosce con precisione se, come e quando riprenderanno le lezioni in classe. In questo lungo periodo costretti in casa, bambini e ragazzi, soprattutto i ragazzi, hanno seguito le lezioni a distanza con gli insegnanti collegati via computer.
La didattica a distanza però non è stata organizzata ovunque allo stesso modo e con la stessa efficacia. Non tutte le scuole erano attrezzate, per i bambini più piccoli poi è stato difficile, senza contare quelle famiglie non adeguatamente attrezzate con la tecnologia che non hanno potuto far seguire le lezioni ai propri figli. Molte scuole solo ad anno scolastico ormai concluso sono riuscite a fare qualche lezione online. In quasi tutti i casi, comunque, l’orario è stato fortemente ridotto rispetto a quello delle lezioni normali e gli studenti caricati di molti compiti. A settembre non solo sarà fondamentale per i ragazzi rientrare a scuola ma anche recuperare il programma perso in questi mesi di attività scolastica ridotta, nonostante il grande impegno di tanti insegnanti e presidi.
Come tornare a scuola a settembre? Patrizio Bianchi, coordinatore del gruppo di lavoro per la scuola, ha illustrato, in audizione alla commissione Cultura della Camera, i punti chiave del documento a cui sta lavorando la sua task force. Quindi sarà la ministra Lucia Azzolina a stilare definitivamente le linee guida che saranno consegnate ai dirigenti scolastici.
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Riapertura delle scuole: lezioni all’aperto, non c’è solo l’aula, secondo gli esperti
Torna la proposta di fare lezione all’aperto a settembre, all’apertura del nuovo anno scolastico. Lezioni che alternino momenti all’esterno e altri all’interno della scuola, tenendo conto del tempo ovviamente. Se in gran parte d’Italia, infatti, a settembre è ancora estate è anche vero che inizia la stagione del tempo variabile e le piogge non sono infrequenti, anzi. Quello che propongono gli esperti, tuttavia, non è il semplice fare lezione all’aperto per motivi di sicurezza, ma ripensare l’attività didattica a cominciare dal concetto di aula o classe. “L’aula non è l’unico luogo in cui fare scuola”, ha detto in audizione alla Camera il professor Bianchi. Il concetto di classe, ha aggiunto, “è una microcomunità che ha sempre meno senso“.
Per questo motivo “a settembre si dovrà ritornare in aula riprogettando l’offerta didattica delle discipline e fruendo di spazi interni ed esterni alla scuola“, ha precisato il professore.
“I territori della nostra Repubblica sono molto diversi – ha spiegato Bianchi -. Il tema del riequilibrio territoriale va insieme con quello dell’autonomia. Perché l’autonomia altrimenti sarebbe un elemento di discriminazione, anziché di unità“, ha sottolineato Bianchi nelle parole riportale da Open.
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La proposta del professore di una didattica rinnovata e all’aperto è stata accolta con favore da altri esperti. “Quella fatta da Bianchi è un’apertura interessante perché parla di offerta didattica della scuola. Rispetto al documento del Comitato tecnico scientifico che si preoccupava solo della sicurezza dei luoghi all’esterno ora si parla di ‘fuori’ come luogo di apprendimento. Non solo, per la prima volta si dice spazi interni ed esterni. Il transito tra l’uno e l’altro è importante“, ha dichiarato Monica Guerra, docente presso il Dipartimento di Scienze Umane per la formazione ‘Riccardo Massa‘ di Milano e fondatrice dell’associazione ‘Bambini e Natura’, nelle parole riportate dal Fatto Quotidiano. “Portare le discipline fuori non è una cosa complicata, attorno ad un albero puoi fare storia, geografia, scienze, matematica e letteratura. La didattica di un albero può far dialogare tutte quante le discipline“, ha aggiunto Guerra. “Solo perché non ci sono i banchi non significa che fuori non sia scuola”, ha concluso la professoressa“.
Dal canto suo, il professor Bianchi ha sottolineato che è il momento è propizio per “riportare la scuola al centro di un dibattito che dica che cosa debba essere insegnato ai nostri ragazzi“. Secondo il professore occorre puntare di più sulle scuole superiori, in particolare su quelle tecnico-professionali. “Le attività di base caratterizzanti devono essere ripensate, per ordine e per grado“. Occorre rinnovare la loro didattica e “legarle di più col territorio“, ha precisato Bianchi. Molto importante, poi, è la semplificazione normativa: “Se noi diciamo che in talune condizioni si può fare una classe da 10 bambini, allora bisogna prendere la legge del 2009 che dice che il minimo è 15 e il massimo 27. Se non si fa questo il preside non la fa“, ha aggiunto.
Importanti per il comitato di esperti sono i principi della Costituzione, a cui si ispirerà la redazione delle linee guida per la scuola. “Rimuovere gli ostacoli all’accesso alla formazione, in ogni ordine e grado”, è l’obiettivo principale. La commissione avrà tempo fino al 31 luglio per consegnare le linee guida per la riapertura delle scuole. Quindi la decisione passerà alla ministra Azzolina.
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