Qual è il ruolo degli asintomatici nel contagio da Covid-19? I risultati di uno studio recente e il parere degli esperti.
Unimamme, in questo periodo abbiamo ascoltato il parere di molti esperti circa la natura del coronavirus, ora un nuovo studio cerca di fare chiarezza sul ruolo degli asintomatici.
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La dottoressa Maria Van Kerkhove è a capo del gruppo tecnico dell’Oms e, di recente, ha sottolineato che, basandosi su un ristretto numero di studi sembrerebbe che sia molto raro che le persone asintomatiche trasmettano il coronavirus. La dottoressa ha spiegato che questo è quanto emerso da Paesi che hanno condotto un tracciamento dei contatti molto stretto. Osservando le indagini su gruppi di infezioni proveniente da diversi Paesi l’esperta ha dichiarato che nel caso in cui era stato seguito un asintomatico era molto raro trovare infezioni secondarie tra i contatti. A ogni modo, se questo possa valere a livello globale è ancora un interrogativo.
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La dottoressa Van Kerkhove ha effettuato una distinzione in 3 categorie:
La dottoressa ha precisato che alcuni distinguono ulteriormente tra queste categorie e altre, quindi non è facile orientarsi e trarre conclusioni certe. Studi che hanno testato campioni della popolazione per trovare casi asintomatici e hanno quindi rintracciato i contatti hanno osservato molte meno infezioni secondarie che nei contatti delle persone che avevano avuto sintomi. Questo ha portato l’OMS a dichiarare che: “le prove disponibili sul tracciamento dei contatti riportate dagli Stati suggeriscono che gli individui con infezione asintomatica hanno molte meno probabilità di trasmettere il virus rispetto a coloro che sviluppano i sintomi“.
Gli studi sul tracciamento dei contatti in un certo numero di Paesi dimostrano che questa cosa è vera, cioè che gli asintomatici raramente trasmettono il virus, ma è altrettanto vero che la trasmissione può verificarsi prima o il giorno in cui i sintomi si presentano per la prima volta, questo secondo il professor Babak Javid consulente esperto di malattie infettive presso la University of Cambridge. Le persone possono avere il virus in circolazione circa 3 giorni prima di sviluppare i sintomi e pare siano in grado di trasmetterlo, in modo particolare il giorno prima dell’insorgere dei sintomi.
Mentre è incerta la possibilità di contagio da parte di chi non ha sintomi le evidenze suggeriscono che invece chi ha sintomi è ad alto rischio. Un risultato positivo non dà la misura di quanto virus ha in corpo e questo, cioè la carica virale, insieme al fatto che una persona infetta starnutisce o tossisce o ha contatti con altre persone influenza le probabilità di trasmettere il virus.
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Unimamme, cosa ne pensate di queste osservazioni condivise su BBC?
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