Secondo uno studio esiste un “fattore geografico” che ha portato l’infezione da coronavirus ad essere molto più aggressiva al Nord Italia rispetto al Sud.
Secondo uno studio in fase di pubblicazione sulla rivista “Epidemiologia e Prevenzione”, nelle regioni del Nord esistono condizioni ambientali che hanno portato l’infezione da coronavirus ad essere molto più aggressiva rispetto ad altri parti d’Italia dove non ci sono queste condizioni “La qualità di queste condizioni ambientali, tragicamente sfavorevoli nel Settentrione, non sono ancora note”. Gli autori di questo studio sono Roberto Ronchetti, professore di pediatria alla sapienza di Roma ed il medico dell’ospedale Parodi di Colleferro Francesco Ronchetti.
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Il “fattore geografico”: lo studio recente
Esiste una fascia geografica nella quale sono concentrate la maggior parte delle epidemie “compresa circa tra 30° e 50° di latitudine Nord”. L’Italia appartiene a questa fascia.
Non è la prima volta che viene ipotizzata una relazione tra andamento epidemiologico e geografia. ” Dopo quasi tre mesi, molte epidemie nel pianeta si sono sviluppate e molte si sono concluse per cui è il momento di tentare la conferma dell’esistenza di un mal definito “fattore geografico” in grado di condizionare la gravità delle infezioni causate dal nuovo virus”.
Lo studio di cui parla adnkronos e che presto verrà pubblicato sulla rivista “Epidemiologia e Prevenzione”, ha preso in considerazione i dati di ogni regione d’Italia per comprendere se in l’Italia (che è nella fascia di cui abbiamo parlato) esiste l’influenza di un fattore geografico.
Dai dati emerge una maggiore gravità della situazione al nord Italia mentre si alleggerisce scendendo giù per la penisola. “A questo punto si deve, ovviamente, rispondere al quesito del perché il Nord ha pagato un prezzo estremamente superiore all’infezione di un virus che, in modo simultaneo, dopo il suo sbarco in Lombardia, ha generato curve epidemiche in ogni area del nostro paese “ Quasi sicuramente non si tratta di virus diversi. “In nessuna delle oltre 350 epidemie che si sono verificate nel pianeta, mai è stata avanzata l’ipotesi che il virus, diffusosi a livello mondiale nell’arco di due-tre mesi, abbia presentato mutazioni così importanti da modificarne in modo significativo le sue capacità infettive”. Le misure prese in tutta Italia per fronteggiare il virus sono state dettate dalle autorità nazionali quindi sono state uguali per tutto il paese. Quindi “Dobbiamo ammettere che l’ipotesi più ragionevole è che, nelle nostre regioni del Nord, esistano condizioni ambientali che negli scorsi due mesi hanno reso aggressiva e mortale l’infezione da virus al Nord che è risultata assai più leggera nelle altre regioni d’Italia dove questo “fattore geografico” diminuisca fino ad un minimo“.
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“Negli stessi giorni in cui abbiamo sottoposto per la pubblicazione il nostro articolo, altri autori iraniani-statunitensi hanno messo in rete un “pre-print”, con osservazioni analoghe alle nostre, attribuendo alla temperatura e all’umidità, il fatto che, nella fascia 30°-50° di latitudine Nord il virus possa essere molto più pericoloso”
Secondo gli autori il virus farà ritorno quest’inverno e per affrontarlo dobbiamo imparare a comportarci in modo diverso imparando dai nostri errori.
“La ricerca scientifica farà certamente luce sulla natura del fattore geografico che abbiamo descritto. Riteniamo tuttavia che sia difficile immaginare che ci siano a breve progressi tali che ci mettano in grado di rimuovere il pericolo territoriale, prima che nel dicembre-gennaio prossimo venturo il virus come tutti i virus respiratori, farà la sua nuova comparsa”.
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