Una ragazza di 13 anni è stata perseguitata sui social da due coetanei che l’hanno attaccata verbalmente e hanno postato delle sue foto imbarazzanti.
Si sente parlare di bullismo sempre più spesso e non è del tutto negativo, parlare infatti del proprio dramma per una vittima è fondamentale per farsi proteggere da noi adulti e per poter guarire dalle ferite psicologiche che spesso causa. Fortunatamente questo accade sempre più spesso. In questi giorni a denunciare l’ennesimo caso di bullismo sui social è stata una ragazza di soli 13 anni che è stata presa di mira da due coetanei che l’hanno attaccata verbalmente e hanno postato delle sue foto imbarazzanti offendendola e dandole dell’obesa.
La studentessa, che vive a Napoli è finita in ospedale alcuni giorni fa per lo stress emotivo che ha vissuto a causa delle continue aggressioni verbali online da parte di questi ragazzi di quattordici e tredici anni. I due pseudo-amici hanno creato dei falsi profili per poterla prendere di mira su Instagram: denigrandola e postando foto imbarazzanti. Fortunatamente la vittima anche se sotto shock ha reagito in modo intelligente raccontando tutto alla madre.
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La denuncia della mamma della ragazza
In un primo tempo la madre della ragazza è andata dai genitori degli haters sperando di ricevere delle scuse. Purtroppo l’effetto non è stato quello sperato visto che i ragazzi hanno continuato a bullizzare la ragazza e se la sono presa anche con la madre. Cosi la donna non ha avuto altra scelta che andare a denunciare i ragazzi ai carabinieri. Tra gli atti consegnati ai carabinieri anche una conversazione inquietante nella chat:
- “Attenta che stiamo organizzando una battuta a L… più continui più la pestiamo…”
- “Dimostra un po’ di affetto per tua figlia… St…za, si vede proprio che volevi abortirla…”
- “Io mangio e non ingrasso…, questo non tu non te lo puoi permettere…”
- “…ti faccio piangere sangue…”
- “attenta alle cose che dici perché poi picchio a te e tua mamma, attenta che io mi suicido dopo che ho ucciso te”
- “attenta che muori prima tu di me, stai scherzando con il fuoco non sai di cosa sono capace”
Insomma commenti e minacce alla vita della ragazza e di sua madre pesantissime. Presa di mira la ragazza ha sviluppato varie patologie tra cui mal di testa e stomaco, inappetenza, fino ad arrivare a perdita di coscienza e tremori che l’hanno portata in ospedale. Come dice la madre della ragazza “Dovrebbero vietare i social ai minorenni, perché è troppo facile insultare nascondendosi su queste piattaforme“. Secondo l’avvocato della ragazza, Sergio Pisani “Quanto accaduto alla giovane vittima impone una riflessione. I social non dovrebbero assolutamente consentire la creazione di falsi profili. I profili devono essere tutti certificati con una procedura di riconoscimento on-line previa esibizione e invio di documenti di riconoscimento”
Personalmente sono assolutamente d’accordo: in una società che si definisce civile e nella quale la democrazia si regge sul rispetto che ognuno ha per l’altro, è assurdo che ci sia chi non si prende la responsabilità di quello che dice e che fa. Tra l’altro le possibilità di esprimersi nella nostra società occidentale certamente non mancano.
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In Campania dopo il caso di Tiziana Cantone, vittima di cyberbullismo, la regione ha approvato una legge regionale contro la violenza on-line. C’è stato da poco un bando per la prevenzione, la gestione e il contrasto del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo che è stato finanziato con ben 200 mila euro con corsi di sensibilizzazioni nelle scuole, queste le linee guida:
- Alfabetizzazione emotiva e di potenziamento delle abilità sociali in favore dei minori vittime, autori e spettatori di atti di bullismo o cyberbullismo al fine di educarli all’empatia, alla comunicazione assertiva e al comportamento prosociale, con particolare attenzione alla dimensione gruppale
- Educazione all’uso consapevole della rete internet e ai diritti e doveri legati all’utilizzo delle tecnologie informatiche
- Promozione di una cultura dello sport giovanile come strumento per prevenire e ridurre i fenomeni di prevaricazione e di non rispetto delle diversità
- sensibilizzazione ed informazione rivolte ai bambini, agli adolescenti e alle loro famiglie, con particolare attenzione alla creazione di modalità di coinvolgimento dei genitori
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