Bambini dimenticati in auto, tragedie che purtroppo accadono ma che non devono capitare. Non è come dimenticare dove si è messo un mazzo di chiavi o il cellulare.
Un argomento che sta molto a cuore ai genitori, e che ogni estate puntualmente si ripresenta in eclatanti tragedie dalle quali nessuno, badate nessuno, è al riparo, è l’abbandono, per distrazione, del bambino in auto. Questi piccini, che di solito durante un qualsiasi viaggio, lungo o corto che sia, si appisolano e non fanno più percepire la propria presenza, vengono dimenticati in automobile, la maggior parte delle volte sotto il sole. I passanti a volte si accorgono altre volte no, distratti come sono anche loro. E la tragedia fa in fretta a consumarsi. Una tragedia sciocca, inconcepibile, e tuttavia così facile da compiersi.
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Tragedie di bambini dimenticati in auto ne abbiamo sentite tante, troppe e se è vero che ora per legge i seggiolini devono essere dotati di dispositivo anti-abbandono, sapere che possono accadere a chiunque e i motivi per cui avvengono può comunque aiutare.
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Le tragedie accadute nel nostro paese, ma non solo, ci spingono a riflettere:
Se la risposta a entrambe o anche a una sola delle domande è si, dobbiamo fermarci e riflettere. Il nostro cervello, forse anche per colpa della tecnologia che accompagna quasi ogni fase della nostra vita, è come se a volte si mettesse in “stand by”, come se smettesse di funzionare efficacemente.
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Gli esperti parlano di amnesia dissociativa o di Sindrome del Bambino Dimenticato che è il risultato di un conflitto tra due diversi sistemi di memoria:
La prima ci porta a fare le cose senza doverci pensare, senza consapevolezza, la seconda riguarda invece l’esecuzione di compiti da fare. Capita che se durante un’attività quotidiana, divenuta oramai un’abitudine, dobbiamo fare qualcosa di nuovo, la memoria di abitudine si scontra con quella prospettica, facendoci dimenticare di fare quel qualcosa di diverso dal solito. E’ come se avvenisse un cortocircuito nel nostro cervello.
D’altra parte cellulari, computer, televisori ci aiutano in tutta una serie di compiti ma ci alienano, rendendoci più soli e forse più prede di ansie e frustrazioni. Viviamo in una società che ci spinge a correre e a fare tutto, a non riflettere e anche a pensare che non ci sia nessuno disposto ad ascoltarci di persona. E questo è sbagliato. Dobbiamo fermarci, spegnere per qualche ora i cellulari, e uscire dalla routine con le persone che amiamo, figli, partner e famigliari. Bisogna parlare, parlare dei problemi, delle ansie, non lasciarli “fermentare”. Anche il semplice atto di parlarne ci fa bene. Le persone che ci amano sapranno ascoltare. E poi bisogna giocare con i figli, ritagliarsi del tempo per tornare bambini e ricominciare a vedere la vita con gli occhi innocenti e speranzosi dei più piccoli. Anche questa è terapia.
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Quante volte vi trovate a cercare una cosa che avete usato solo pochi minuti prima, il cellulare, gli occhiali, le chiavi di casa o della macchina. E’ anche questo un segnale che può aiutarci a dire STOP. Le chiavi si possono ritrovare anche dopo tanto tempo, ma un bambino dimenticato in auto no… E voi unimamme, che ne pensate?
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