Le parole piena di amarezza di un maestro di Lucca, Marco Dianda, che si sfoga su Facebook in una lettera, denunciando l’ignoranza di alcuni genitori.
“Essere omosessuale non significa essere un pedofilo o un maniaco“, queste le parole piena di amarezza di un maestro di Lucca, Marco Dianda, che si sfoga su Facebook in una lettera, denunciando l’ignoranza di alcuni genitori di una scuola di Lucca.
Il maestro ha saputo di un commento molto gretto ed offensivo arrivato da un genitore che lo lodava per essere un ottimo professionista per poi aggiungere “peccato che sia finocchio” .
Il maestro di 33 anni si sfoga su Facebook e la sua denuncia diventa virale. Sono in molti a scrivergli e a dargli la loro solidarietà, sicuramente tanto calore giunge inatteso.
L’associazione LuccAut che si batte da anni nella città di Lucca per una cultura dei diritti per tutte le persone lgbt+, esprime vicinanza e sostegno al maestro, la sua esperienza non lascia indifferenti e richiama la città di Lucca “a quella attenzione all’accoglienza e alla solidarietà che caratterizza la sua storia e il suo presente, e noi vogliamo anche il suo futuro“.
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https://www.facebook.com/marco.dianda.9/posts/2853967854883826
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Le parole di denuncia del maestro
Il maestro inizia dicendo che si prenderà una pausa dal lavoro per prendere la laurea magistrale e che andandosene sa di essere stato molto apprezzato dalla maggior parte dei genitori anche se per pochi altri “a causa del mio orientamento sessuale, non lo avrei mai dovuto/potuto fare”. Secondo alcuni infatti, scrive sempre il maestro, è “contro natura per un omosessuale fare l’educatore al nido”. Quindi, continua l’educatore “essere eterosessuale è la condizione base per trattare bene i bimbi? ogni eterosessuale diventerà sicuramente un buon educatore o genitore?”.
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Poi Marco aggiunge “Essere omosessuale non significa essere un pedofilo, un maniaco, un manipolatore di menti o altro… significa solo una cosa: portarsi sulle spalle l’ignoranza altrui, quell’alone di stupidità che se non si ha forza a sufficienza finisce per ridurci ai minimi termini”.
Marco conclude dicendo che non permette a nessuno di etichettarlo e mettere in dubbio la sua professionalità ed il suo amore per i bimbi e le famiglie, portando solo odio ed eclissando “tutto quello che di buono faccio ogni giorno“.
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