Uno studente con disturbi dell’apprendimento è stato bocciato al primo anno delle superiori, i genitori hanno fatto ricorso al Tar ed ecco l’esito della vertenza.
Ci sono voluti 4 anni e un procedimento presso il Tar, ma finalmente, un ragazzo con disturbi dell’apprendimento ha ottenuto giustizia.
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Finalmente il Tar ha dato ragione a un ragazzo ingiustamente bocciato e alla sua famiglia. La storia che vi stiamo raccontando ha avuto origine nel giugno del 2016, in un istituto tecnico della città di Bologna. Lì, uno studente affetto da discalculia, quindi che aveva un disturbo specifico nell’aritmetica e nella comprensione dei numeri si è visto bocciare alla fine di quell’anno scolastico. Tutto il consiglio di classe, all’unanimità, aveva votato la bocciatura.
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Il disturbo dello studente era emerso già a marzo, ma solo 2 mesi prima della fine delle lezioni era arrivata la certificazione da parte delle autorità adibite. La scuola avrebbe quindi dovuto attivarsi per redigere un piano didattico personalizzato per il ragazzo, come vuole la legge. Se questo fosse avvenuto forse lo studente ce l’avrebbe fatta a finire l’anno con la sufficienza e la prova è che negli anni successivi, con un percorso che tenesse in considerazione il suo disturbo è andato tutto bene e lui ha proseguito negli studi senza ulteriori problemi.
La scuola però aveva una versione diversa, secondo loro il ragazzo avrebbe riportato insufficienze gravi anche in altre materie non legate alla discalculia, inoltre il certificato era arrivato troppo tardi. Secondo i giudici del Tar, secondo quanto riportato su Repubblica, “c’era la piena consapevolezza da parte dell’istituto, durante l’anno scolastico, delle condizioni di obiettiva difficoltà dell’alunno“. Il consiglio di classe però non ha preso provvedimenti nel frattempo. In aggiunta, nel corso degli anni successivi lo studente ha avuto anche altre difficoltà. Sempre per il Tar è errato negare l’obbligo di attivarsi in modo autonomo se ci sono chiari segni di disturbi dell’apprendimento. Gli studenti invece hanno diritto a un trattamento adeguato. La mancata colpevole attivazione ha portato a un danno biologico verso il ragazzo.
Per tutte queste motivazioni i giudici: Andrea Migliozzi, presidente; Umberto Giovannini, consigliere; Paolo Amovilli, consigliere estensore hanno condannato l’istituto a un cospicuo risarcimento: i 13.783 euro più 2 mila di spese legali a favore del padre del ragazzo. L‘avvocato di famiglia Marco Masi ha commentato che la famiglia è soddisfatta, nonostante ci siano voluti 4 anni. Al ragazzo è stato riconosciuto che la decisione della scuola ha generato uno stato d’animo di grande sofferenza emotiva. Unimamme, giusitizia è fatta, noi speriamo che il futuro scolastico di questo giovane sia roseo e voi cosa ne pensate?
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