Coronavirus: i bambini sono meno infettivi, mandateli a scuola. Il parere di due pediatri americani.
Torna ancora la questione della contagiosità dei bambini rispetto al Coronavirus. Quanto si ammalano? Trasmettono il virus ad altri? Tra gli ultimi ad occuparsi di questo argomento ci sono due pediatri americani che hanno pubblicato il loro parere su una rivista scientifica, basandosi sui dati di precedenti studi. Ecco le loro conclusioni.
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Coronavirus: i bambini sono meno infettivi, mandateli a scuola
Il fatto che in molti Paesi europei il Coronavirus sia in remissione non significa che possiamo abbassare la guardia. Le norme di prevenzione, dal distanziamento sociale al lavaggio delle mani fino alla mascherina che va indossata in luoghi affollati e al chiuso, rimangono fondamentali per evitare rischi di contagio. A dimostrarlo ci sono gli ultimi focolai scoppiati in diverse zone d’Italia. Nel resto del mondo, poi, la pandemia è in pieno svolgimento, con la situazione più critica nel continente americano e in Asia meridionale. Con la ripresa dei viaggi, seppure con forti limitazioni e frontiere chiuse verso alcuni Paesi, i rischi sono in aumento e diversi casi di cronaca sono lì a ricordarcelo. Dopo lunghi mesi di chiusura delle attività, stop agli spostamenti e scuole a distanza, arriva comunque il momento in cui è necessario tornare alla normalità, seppure gradualmente e con prudenza. Numerose attività sono riprese o stanno riprendendo. Rimane ancora con una forte incognita, soprattutto sulle modalità, la riapertura delle scuole a settembre. Bambini e ragazzi hanno trascorso lunghi mesi chiusi in casa frequentando le lezioni con la didattica a distanza, che purtroppo non è stata a disposizione per tutti. Ora, pediatri e psicologi avvertono che è fondamentale che le scuole riaprano affinché i ragazzi, ma sopratutto i bambini, riprendano le lezioni in presenza e l’attività sociale con i compagni.
Il presidente della Società italiana di pediatria, Alberto Villani, ha affermato l’importanza della riapertura delle scuole a settembre, sottolineando, tuttavia, la necessità che anche i bambini indossino la mascherina per la prevenzione dei rischi di trasmissione del Coronavirus. Secondo Villani, infatti, anche loro, infatti, sono contagiosi come gli adulti.
Altri pediatri, tuttavia, la pensano diversamente e per completezza d’informazione è bene riportare il loro parere, anche perché pubblicato su una rivista scientifica. Si tratta di Benjamin Lee e William V. Raszka, professori di malattie infettive pediatriche al Larner College of Medicine dell’Università del Vermont. I due esperti hanno pubblicato un articolo su Pediatrics, rivista dell’American Academy of Pediatrics. Non si tratta di uno studio scientifico ma di un commento basato su studi precedenti con cui i due professori provano a trarre alcune conclusioni su Coronavirus e bambini.
“Dopo sei mesi” dall’inizio della pandemia “abbiamo una grande quantità di dati accumulati che mostrano che i bambini hanno meno probabilità di essere infettati e sembrano meno infettivi“, affermano i due studiosi. Sulla base d queste conclusioni, i due esperti ritengono che i bambini debbano potar andare a scuola in autunno, ovviamente con le precauzioni necessarie. Alla fine le affermazioni sul ritorno a scuola dei bambini non sono molto diverse da quelle di Villani, soltanto che in questo caso Lee e Raszka ritengono che i bambini siano meno pericolosi per gli altri, perché trasmetterebbero il virus molto raramente, secondo gli studi presi in esame.
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Il titolo dell’articolo pubblicato dai due pediatri americani è “COVID-19 Transmission and Children: The Child Is Not to Blame“, “Trasmissione del Covid-19 e bambini: il bambino non è da biasimare“. Sembra che i bambini, scrivono Lee e Raszka, vengano infettati da Sars-Cov-2 molto meno degli adulti e quando accade presentano in genere sintomi lievi. I due studiosi, comunque, ricordano i casi emergenti di una nuova sindrome infiammatoria multisistemica simile alla malattia di Kawasaki che richiedono una continua sorveglianza nei pazienti pediatrici.
Nel loro articolo, i due pediatri citano uno studio svizzero che ha analizzato i casi di trasmissione del virus all’interno di alcune famiglie con bambini. Dallo studio, condotto tra il 10 marzo e il 10 aprile scorsi, è emerso che nei casi di infezione da Coronavirus all’interno della famiglia molto raramente i bambini erano il “caso indice”, ovvero il paziente che aveva fatto partire il contagio. Gli studiosi dell’ospedale dell’Università di Ginevra, dove erano avvenute le diagnosi, hanno osservato che quasi tutti i bambini sviluppavano i sintomi del Covid-19 insieme o dopo gli adulti. Una circostanza che suggerisce che il contagio non era partito da loro e che i bambini tendono a prendere il virus dagli adulti, piuttosto che trasmetterlo agli adulti.
Altri esami clinici condotti in Cina confermerebbero queste conclusioni. In diversi casi di bambini ricoverati in ospedale per Covid-19 contratto in famiglia, è risultato che erano stati gli adulti a contagiare i bambini e non il contrario. Solo in pochissimi casi era emerso che un bambino aveva contagiato un adulto. Lo stesso accade anche fuori casa: è molto poco comune che un bambino infetti un adulto. Anche se Lee e Raszka spiegano che su questo punto le informazioni a disposizione sono ancora limitate.
I due pediatri americani citano poi un curioso caso accaduto in Francia di un bambino di 9 anni con sintomi sia da picoronavirus influenza A sia da Sars-CoV-2 che era stato in contatto con altri 80 bambini di tre suole. Nessuno dei suoi contatti era stato infettato, nonostante i numerosi casi di influenza nelle scuole coinvolte. In un altro caso a scuola, questa volta in Australia,nel Nuovo Galles del Sud, 9 studenti e 9 membri del personale scolastico erano stati infettati dal Coronavirus e avevano avuto contatti con 735 studenti e altri 128 componenti del personale. Solo due casi di infezioni secondarie sono stati identificati: un alunno della scuola primaria probabilmente infettato da un membro del personale e uno studente di scuola superiore probabilmente contagiato da due compagni già infetti.
Da questi studi, concludono Benjamin Lee e William V. Raszka, si evince che i bambini non sono veicolo della pandemia di Covid-19. Diversamente da quello che accade con l’influenza, per la quale sono molto contagiosi. Sebbene siano necessari ulteriori dati e studi in proposito, i due professori sono abbastanza sicuri che le scuole ma anche i centri per bambini possano riaprire, per permettere bambini e ragazzi di tornare alla normalità. Perché anche la prolungata assenza da scuola e dalle attività ricreative è un danno per i bambini, anche per la loro salute, soprattutto i più piccoli, quelli in età da scuola elementare che tra l’altro sono anche i meno contagiosi riguardo al Coronavirus.
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