Matrimonio forzato: ragazza pakistana salvata dall’ambasciata italiana. Ennesima storia di ragazzina obbligata alle nozze dai genitori.
Una storia che viene dal Pakistan ma che riguarda anche l’Italia. Una ragazza è stata salvata da un matrimonio combinato grazie all’intervento delle nostre autorità.
I matrimoni forzati, soprattutto di spose bambine, sono un dramma in tutto il mondo e una grave violazione dei diritti umani fondamentali. Nessuno, infatti, che sia adulto o minore può essere costretto a sposarsi contro la sua volontà. Lo stabilisce l’art.16 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Non tutti gli Stati del mondo la rispettano, anzi molti sono i principi disattesi. Tra questi, uno dei più violati è forse proprio quello sulla libertà di matrimonio. In molte culture e fedi religiose, i giovani non sono liberi di scegliere il proprio coniuge, che viene imposto dalla famiglia o dall’autorità religiosa. In numerosi casi, poi, i ragazzi sono obbligati a sposarsi quando sono ancora molto giovani e non hanno raggiunto la maggiore età. Il fenomeno atroce delle spose bambine lo conosciamo tutti purtroppo ed è molto diffuso in diversi Paesi in via di sviluppo, per ragioni tribali o religiose. Secondo una denuncia di Save The Children le spose bambine sono circa 12 milioni nel mondo ogni anno.
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Tra i Paesi in cui le ragazze sono costrette a sposarsi quando sono ancora molto giovani, minorenni o poco più che bambine, c’è il Pakistan. Numerose storie di cronaca di matrimoni forzati, anche finite in tragedia, vengono da questo Paese e spesso sono gli stessi pakistani emigrati all’estero a continuare a perpetrare questa tradizione che calpesta i diritti e la dignità delle ragazze. I matrimoni combinati delle ragazze pakistane che vivono all’estero vengono di solito organizzati a loro a sorpresa quando tornano in Pakistan per le vacanze. Molti casi in cui le giovani hanno provato a ribellarsi sono finiti in tragedia, anche con la loro uccisione da parte dei familiari.
In Pakistan esiste dal 1929 una legge che limita il matrimonio infantile, il Child marriage restraint act, e che stabilisce l’età minima per sposarsi a 18 anni per i ragazzi, 16 anni per le ragazze. La legge, tuttavia, viene spesso violata dalle consuetudini sociali, tribali e religiose. La conseguenza è che i matrimoni precoci sono molto diffusi in tutto il Paese. Secondo l’Unicef, il 3% delle bambine pakistane si sposano prima dei 15 anni, il 21% prima dei 18 anni.
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Anche quando non si tratta di spose bambine, tuttavia, molte ragazze minorenni, spesso a 16 anni, propri0 l’età minima per sposarsi in Pakistan, vengono costrette dalle famiglie a matrimoni combinati. Che siano uomini molto più grandi di loro o coetanei, queste giovani non hanno possibilità di scelta. Spesso all’origine di questi matrimoni forzati ci sono non solo motivi tradizionali ma anche economici.
Quando le giovani paskistane sono cresciute in Occidente, tuttavia, diventa difficile per loro accettare la volontà imposta dalla famiglia. Da qui sono nati numerosi episodi di ribellione. Fortunatamente, non tutti sono finiti in tragedia ma le ragazze sono riuscite ad evitare il matrimonio forzato e a sfuggire dalla reazione violenta della famiglia. Nei mesi scorsi vi abbiamo già riferito un caso del genere, di una ragazza pakistana di 16 anni, residente a Brescia, salvata dai suoi insegnanti dal matrimonio combinato dalla sua famiglia con un uomo molto più grande di lei.
Ora, un altro caso simile riguarda sempre una ragazza pakistana di 16 anni che era cresciuta in Italia, a Crevalcore in provincia di Bologna, e che poi era tornata in Pakistan con la famiglia. La ragazza, di nome Isra Khan, era stata data in sposa da suo padre per il matrimonio combinato, in questo caso, con uno sposo molto più giovane di lei, un suo cugino di 10 anni. Non dunque una sposa bambina, anche se ancora giovane, ma comunque un matrimonio contro la sua volontà.
La sedicenne non ha voluto accettare quello che il padre aveva deciso al suo posto, così ha chiesto aiuto e lo ha fatto rivolgendosi all’ambasciata italiana di Islamabad. La giovane ha ottenuto protezione, sfuggendo alle minacce di morte della sua famiglia che le erano state rivolte al momento dei rifiuto del matrimonio. Isra ha chiesto di rientrare in Italia. Al momento è stata trasferita in un alloggio governativo in sicurezza, dopo che l’ambasciata italiana ha avvertito le autorità pakistane. La vicenda è stata raccontata dal dalla testata pakistana in lingua inglese Dawn e riportata da Repubblica.
Ora la giovane starebbe aspettando di rientrare in Italia anche perché, stando a quanto riporta Dawn, avrebbe cittadinanza italiana.
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