Tre persone del ferrarese possedevano, nei loro dispositivi informatici, video con terribili violenze su minori, ora la polizia indaga.
La Polizia postale ha compiuto un nuovo affondo nella lotta alla pedopornografia, gli agenti stessi però sono rimasti molto colpiti e turbati dal materiale rinvenuto di recente nei dispositivi elettronici di alcune persone del ferrarese.
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Solo alcuni mesi fa aveva generato molto scalpore la bocciatura di un emendamento per le intercettazioni riguardanti la detenzione di materiale pedopornografico, ne emergeva infatti l’impressione che la pedofilia non fosse un reato grave per i politici nostrani. In realtà chi lavora sul campo per combatterla è ben consapevole della dura lotta per debellarla. Questo mondo criminale è infatti popolato da persone senza scrupoli, come i tre cittadini ferraresi finiti nell’inchiesta aperta in tutta Italia dalla Procura di Torino.
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Come dicevamo ci sono tre uomini indagati per detenzione di materiale pedopornografico, sono insospettabili impiegati tra i 30 e i 55 anni della regione dell’Emilia Romagna che hanno subito una perquisizione ad opera della Polposta di Ferrara, su delega dei colleghi del Piemonte. Questi uomini, sospetti pedofili, detenevano materiale pedopornografico, che gli stessi appartenenti alle forze dell’ordine hanno definito: “raccapricciante e da far rabbrividire“. Tutti e tre conducono una vita tranquilla e hanno famiglia, non erano mai finiti nel mirino delle forze dell’ordine, ora però sono tra i 50 sotto osservazione della polizia, sparsi in tutta Italia.
Nello specifico ci sono immagini e filmati con scene di nudo e violenze sessuali, scene sadomaso anche su neonati. Queste oscenità provengono tutte dal deep web dove chiunque, con un po’ di capacità informatiche, può accedere e nascondersi dietro un nickname (uno pseudonimo) o può usare connessioni aperte per non rendersi identificabile e così proseguire a scambiarsi indisturbato materiale pedopornografico. Questa inchiesta, che sta tenendo impiegati 200 agenti, dopo aver individuato i colpevoli, punta a trovare le vittime di queste inenarrabili violenze.
Questi pedofili avevano creato una vera e propria comunità dove acquisiva maggior prestigio chi postava il materiale più spinto, in modo particolare veniva apprezzato quello autoprodotto. Bisogna tener presente, inoltre, che questi sono file che giravano a livello internazionale, perché il web non ha confini. In aggiunta, sempre la Polposta torinese ha commentato che devono ancora stabilire se per quanto concerne il caso dei ferraresi si tratti di materiale autoprodotto o di cose scambiate nelle varie chat. L’indagine è partita un anno fa, come accennato, con la direzione della Procura di Torino, ma con la coordinazione del Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online del Servizio Polizia Postale di Roma. Le nostre forze dell’ordine si sono avvalse anche del contributo del National Child exploitation coordination center canadese.
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Unimamme, voi cosa ne pensate di questa vicenda raccontata su Il Resto del Carlino? Sapevate che di recente su Telegram sono stati chiusi diversi gruppi con contenuti di pedofilia e revenge porn?
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