Nel 2012, in una clinica siciliana, si era verificato un grave fatto su cui si è indagato a lungo. Ora emessa la sentenza.
Unimamme, oggi vi parliamo di una vicenda di malasanità avvenuta in Italia in cui, purtroppo, a farne le spese, è stata una bambina innocente e la sua famiglia.
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La vicenda ha origine il 30 settembre del 2012 presso la Clinica Candela di Palermo quando una neonata, la piccola Margherita, era nata purtroppo già in condizioni disperate. La bimba era stata poi dichiarata morta il giorno successivo. A distanza di 8 anni c’è stata una svolta da parte della Giustizia e, in particolare, dalla quarta sezione del Tribunale, nella persona del giudice monocratico Andrea Innocenti.
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La morte di Margherita era stata a lungo avvolta nel mistero. Precedentemente l’inchiesta era stata archiviata perché si era ritenuto che a causare la morte della piccina fosse stata un’infezione. Erano state quindi effettuate 2 perizie sulla placenta, grazie all’analisi del dna era emerso che quei campioni erano incompatibili con la mamma della piccina e che, anzi, appartenevano a un uomo. A portare avanti con determinazione la battaglia per la verità sulla morte di Margherita era stato l’avvocato di parte civile della famiglia, Rosalba di Gregorio. L’avvocato aveva evidenziato che la clinica Candela aveva inviato la placenta al medico legale prima che le forze dell’ordine intervenissero con il sequestro.
Così l’inchiesta è ripartita con il rinvio a giudizio, il 18 luglio del 2019, di tre imputate: Manuela Vercio, Laura Carlino, Roberta Lubrano. Loro sono le responsabili della morte di Margherita a causa della loro negligenza. L’inchiesta ha stabilito che se avessero seguito e considerato con attenzione il tracciato delle 8.53, si sarebbero subito accorte che esso aveva delle anomalie e che quindi sarebbero dovuto intervenire monitorando la situazione o provvedendo all’ossigenazione fetale. Il tracciato successivo, alle 12.05 era anomalo, patologico, avrebbe dovuto far suonare campanelli d’allarme. E ancora quello delle 12.29 era un tracciato che indicava bradicardia, segnale di gravissima sofferenza ipossica.
Alla fine le ginecologhe e l’ostetrica avevano effettuato un parto d’urgenza alle 13, la bimba, una volta nata non era “vitale” ed era poi morta il 1 ottobre del 2012. Quindi è stato riconosciuto l’omicidio colposo, se fosse stato praticato il cesareo 30 o 40 minuti prima Margherita di sarebbe salvata. Ai genitori vanno 200 mila Euro, mentre Manuela Vercio ha avuto 1 anno e 4 mesi, insieme a Laura Carlino. Invece Roberta Lubrano ha ricevuto 1 anno. Tutte le pene sono sospese.
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Unimamme, cosa ne pensate di quanto raccontato su Palermo Today?Voi sapreste cosa dire ai genitori che stanno affrontando una morte perinatale?
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