Una pericolosa setta nata decenni fa e con molti adepti e ramificazioni è stata scoperta, poi è partita una lunga indagine.
Unimamme, una capillare indagine durata 2 anni ha permesso di sgominare una setta che riduceva in schiavitù, manipolava e sottoponeva a inaudite violenze giovani donne, ragazze, bambine e aveva molte ramificazioni.
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Un lavoro di indagine durato 2 anni, partito dallo sconvolgente racconto di una ragazzina, ha consentito agli inquirenti di mettere fine all’incubo, durato 30 anni, di molte persone risucchiate nella setta delle Bestie che da Novara si espandeva fino a Genova, passando per Milano e Pavia, tutto fatto con il sostegno di un centro psicologico dove alcune psicologhe appartenenti al gruppo individuavano le persone più fragili da contattare.
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A scoperchiare questo nefasto vado di Pandora, aiutando gli inquirenti, è stata una ragazzina, anche lei vittima dei raggiri e delle violenze dei membri della setta. La Setta delle Bestie operava da 30 anni, la sua origine risale alla fusione di 2 gruppi diversi legati a Torino, luogo di residenza del capogruppo, chiamato il dottore, che all’epoca aveva 42 anni. Quest’uomo, il cui nome era impronunciabile dai suoi adepti, oggi 77enne, aveva il potere assoluto sulle sue vittime, decidendone ogni aspetto della vita, da chi potevano frequentare o quale lavoro, sempre legato alla setta, potevano svolgere.
Il reclutamento avveniva, come detto, attraverso il centro psicologico tramite quale individuare giovani donne o addirittura ragazzine molto fragili. Così partiva la manipolazione, fatta inizialmente di gentilezze e attenzioni, che si finiva per minare la volontà di queste persone che alla fine si sottoponevano a inenarrabili torture. Attraverso il plagio queste donne e ragazze venivano costrette a pratiche sessuali, violentate, il dottore poi sceglieva con quali intrattenersi. Le vittime subivano atti dolorosi che gli venivano imposti come un rituale per accendere un “fuoco interiore” e farli entrare in un mondo magico, segreto e meraviglioso.
In una nota della Questura di Novara si legge: “Nessuno poteva ritenersi immune dal pericolo di immissione nell’organizzazione; anche ragazze dal livello culturale molto elevato ed apparentemente esenti da condizionamenti esterni, rischiavano di essere annesse alla setta qualora individuate come prede”. Una volta conquistato l’asservimento psicologico alle vittime veniva imposto di decidere tra il gruppo o far entrare nella setta anche i famigliari. Il capo controllava tutto tramite i suoi fedeli, infatti ci sono 26 indagati, operando anche in numerosi immobili a loro legati. Intorno a questi criminali giravano anche numerose attività commerciali, come scuole di danza, una scuola di Spada Celtica, erboristeria, un’officina di artigianato e una casa editrice. Queste servivano sia per il reclutamento che per sostenere le attività della setta. Naturalmente le vittime erano danarose e infatti dall’analisi dei conti emergono consistenti bonifici alla setta. Le indagini sono ancora in corso e il quadro delle accuse per i responsabili potrebbe ancora variare. Per ora queste persone sotto indagine sono accusate di reati sessuali, anche su minori e riduzione in schiavitù. La ragazza che ha denunciato, era entrata nella setta a 8 anni, tramite una persona di cui si fidava e vi è rimasta per 16, solo ora ha avuto il coraggio di denunciare.
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