Coronavirus: le scuole possono riaprire, i bambini non trasmettono il virus secondo uno studio scientifico. Cosa bisogna sapere.
Da mesi ormai si dibatte sul rientro a scuola dei bambini, dopo mesi di chiusura in Italia a causa dell’emergenza sanitaria per il Covid-19, e si cercano delle soluzioni per farlo in sicurezza. Dai banchi con il plexiglas a quelli con le rotelle le proposte si susseguono senza sosta, non senza polemiche.
I bambini e ragazzi italiani hanno smesso di andare a scuola ai primi di marzo, alcuni già dalla fine di febbraio. In questi mesi le lezioni si sono svolte con la didattica a distanza, ma non subito e non per tutti. I bambini più piccoli e le categorie più fragili hanno inevitabilmente subito un’esclusione. Di tempo ne è stato perso e comunque per quanto ben organizzata la didattica a distanza non sarà mai come quella in presenza. È indispensabile dunque che bambini e ragazzi tornino a scuola, non solo per le lezioni dal vivo con gli insegnanti ma anche per frequentare i loro compagni. Si tratta di tappe fondamentali della loro crescita, di cui soprattutto i più piccoli non possono essere privati a lungo. Il problema ora è come tornare a scuola. La situazione italiana, poi, è particolarmente delicata, a causa dei problemi preesistenti di classi “pollaio”, con tanti ragazzi in poco spazio, ed edifici fatiscenti i inadeguati. Purtroppo l’emergenza Coronavirus ha solo peggiorato vecchi problemi di cui nessuno si è voluto veramente occupare finora.
Ad agevolare il rientro a scuola in sicurezza, tuttavia, viene in aiuto la scienza con recenti studi che dimostrerebbero che i bambini non solo non vengono contagiati dal Covid-19, se non raramente, ma anche che a loro volta non sarebbero contagiosi.
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I bambini vengono contagiati più raramente dal nuovo coronavirus Sars-CoV-2 e a loro volta lo trasmettono raramente agli adulti. Sono in aumento gli studi scientifici che dimostrerebbero questa situazione e che convincono diversi medici e studiosi a raccomandare sempre più il ritorno in classe dei bambini dopo la pausa estiva. Un ritorno che dovrà ovviamente avvenire il più possibile in sicurezza, ma che dovrebbe essere meno problematico di quanto ritenuto finora.
Uno degli ultimi studi che va in questa direzione è stato condotto nel Regno Unito dall’Università di Edimburgo. I ricercatori hanno esaminato la diffusione del Covid-19 nei bambini e hanno scoperto che i bambini sono coinvolti molto meno degli adulti nella trasmissione della malattia. Gli studiosi hanno dimostrato che nessun insegnante, almeno finora, ha contratto il coronavirus dai suoi alunni nel Regno Unito. Saranno necessari ulteriori studi per accertare la contagiosità dei bambini e il loro ruolo nella diffusione del virus. In ogni caso si tratta di un dato che i politici dovrebbero prendere in considerazione per la riapertura delle scuole.
Il professor Mark Woolhouse, epidemiologo dell’Università di Edimburgo, tra gli autori dello studio e membro del comitato scientifico di consulenza del governo britannico, si è spinto oltre affermando che “con il senno di poi chiudere le scuole a marzo è stato probabilmente un errore, sebbene il ruolo limitato dei bambini nella diffusione del virus sia diventato più chiaro solo in un secondo momento, lungo la curva dell’infezione“. Lo studio scientifico e le parole di Woolhouse sono stati riportati in un articolo del quotidiano The Times.
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Altri studi precedenti dimostrano che bambini e ragazzi, almeno fino all’adolescenza, hanno meno probabilità di contrarre e diffondere il coronavrius. Tra questi, Woolhouse segnala uno studio pubblicato lo scorso giugno su Nature Medicine dai ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine, secondo cui i bambini e i ragazzi sotto i 20 anni di età hanno la metà delle possibilità di contrarre il nuovo coronavirus rispetto a giovani e adulti sopra i 20 anni. Lo stesso studio ha anche dimostrato che solo il 21% dei ragazzi dai 10 ai 19 anni aveva sintomi del coronavirus, mentre nelle persone sopra i 70 anni di età questa percentuale saliva al 69%. Nello studio, i ricercatori hanno preso in esame i dati epidemiologici provenienti da Cina, Giappone, Italia, Singapore, Canada e Corea del Sud, elaborandoli con modelli matematici basati sull’età.
La minore contagiosità di bambini e ragazzi riguardo al Sars-CoV-2 può sembrare una contraddizione se si considera la loro suscettibilità alle malattie infettive. Normalmente, infatti, bambini e ragazzi tendono a contrarre diverse malattie a scuola e a portarle a casa, infettando i genitori. Nel caso del nuovo coronavirus, tuttavia, non avrebbero un ruolo importante nella sua diffusione. Sarebbero più protetti dal loro sistema immunitario in quanto più vulnerabili ai raffreddori e alle infezioni più lievi. Quindi avrebbero più anticorpi, sebbene non quelli contro il coronavirus. Qualche settimana fa avevamo riportato il parere di due pediatri americani, Benjamin Lee e William V. Raszka, che affermavano sulla base di diversi studi che i“bambini hanno meno probabilità di essere infettati e sembrano meno infettivi”, per questo avevano sollecitato il loro ritorno a scuola dopo l’estate.
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Che ne pensate unimamme di quest’ultimo studio nelle scuole?
Informazioni aggiornate sulla diffusione dei casi di Covid-19 in Italia le trovate sul sito web del Ministero della Salute.
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