Le conseguenze sugli adolescenti del lockdown: i disturbi più diffusi dopo i lunghi mesi di isolamento.
Si rincorrono le polemiche sugli effetti che i lunghi mesi di lockdown avrebbero avuto su bambini e adolescenti privati della libertà di uscire e delle lezioni in classe. Senza scuola in presenza, né sport né uscite con gli amici per loro è stata davvero molto dura. La scuola è proseguita a distanza, mentre i contatti con gli amici sono stati tenuti via chat e sui social, tramite i servizi di messaggistica istantanea sugli smartphone.
Per molti ragazzi sarà stata un’esperienza formativa ma più di due mesi di lockdown in Italia si sono fatti sentire, anche su di loro, con inevitabili conseguenze psicologiche. Dalla seconda metà di maggio le persone sono tornate a uscire liberamente di casa, bambini e ragazzi si sono nuovamente incontrati all’aperto, prima timidamente e poi sempre più di frequente. Con il passare delle settimane si sono allentate anche alcune regole di prevenzione sanitaria, a causa dell’inevitabile stanchezza e la voglia di tornare a una piena vita sociale. I ragazzi devono fare attenzione anche quando sono on gli amici ma ritrovare un po’ di spensieratezza è necessario per loro.
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Nel frattempo, psichiatri e psicologi hanno studiato le conseguenze del lockdown sui ragazzi. Ecco cosa dice un recente studio condotto in Italia.
Che i lunghi mesi di isolamento in quarantena o lockdown si sarebbero fatti sentire negativamente sugli adolescenti era inevitabile. Ora arrivano le conferme dagli studi scientifici, tra cui uno italiano.
L’IRCCS Fondazione Stella Maris e l’Università di Pisa hanno realizzato uno studio a livello nazionale, contattando oltre 700 famiglie dei pazienti che erano stati in cura presso le sue unità operative cliniche nei mesi prima di marzo, con l’obiettivo di analizzare l’impatto della pandemia Covid_19 e il lockdown sui loro figli, sia sulla salute psicofisica che sulla continuità terapeutico-riabilitativa.
Lo studio è stato condotto dunque su pazienti con problemi neuropsichiatrici nell’età evolutiva, sia adolescenti che bambini, per analizzare le difficoltà che hanno dovuto affrontare durante i mesi dell’isolamento a causa della quarantena.
A condurre la ricerca sono stati i medici in formazione della Scuola di Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Pisa, diretta dalla professoressa Roberta Battini, che ha sede presso l’IRCCS Stella Maris, d’intesa con i Direttori delle Unità Operative dell’IRCCS dedicate alla neurologia, la psichiatria e la riabilitazione. Il titolo dello studio è “COVID PS-IMPACT. Stress familiare e disturbi psicopatologici causati dall’emergenza COVID-19 nella popolazione pediatrica con disturbi neuropsichiatrici: l’esperienza della pandemia Sars-Cov-2 in Italia“.
I dati sono stati raccolti tramite questionario sottoposto alle famiglie dei pazienti e sono in corso di ulteriore rielaborazione. La ricerca fa parte di un più ampio studio internazionale EACD COVID-19 Survey-Families, promosso in più di 30 Paesi dalla European Academy of Childhood Disability. Obiettivo della ricerca è comprendere l’impatto a breve termine del lockdown sui bambini e sui loro familiari rispetto alle loro condizioni di salute fisica, mentale, al loro stato finanziario, alle condizioni generali di vita e alle possibilità di accesso all’istruzione, a trattamenti e alle caratteristiche degli interventi ai percorsi riabilitativi (possibilità di accesso, qualità, continuità terapeutica), alla disponibilità di determinati tipi di trattamenti/servizi ed alla qualità dei trattamenti/servizi attualmente forniti.
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Oltre allo studio in collaborazione con l’EACD che ha coinvolto le 700 famiglie, è stato condotto anche uno studio di comparazione su 200 pazienti da 1 a 18 anni di età, per i quali era già disponibile un questionario già compilato dai genitori nei sei mesi precedenti lo scoppio della pandemia, da settembre 2019 a febbraio 2020, per valutare le problematiche comportamentali ed emozionali dei pazienti. In questo modo è stato possibile paragonare la condizione di questi bambini e ragazzi, con problemi, prima dello scoppio dell’epidemia di Covid-19 in Italia e dopo, identificando alcune modificazioni in ambito psicopatologico che possono essere correlate con alcune variabili ambientali, terapeutiche e relazionali motivate dalla pandemia.
I medici, in questo modo, hanno potuto evidenziare le differenze di comportamento di questi bambini e ragazzi prima e dopo il lockdown.
I ricercatori hanno scoperto che nei bambini e ragazzi con problematiche neuropsichiatriche tra i 6 ai 18 anni è stato osservato un aumento:
Invece, nei bambini tra 1 e 5 anni è emerso un aumento della sintomatologia ansiosa e delle lamentele somatiche come mal di testa e mal di pancia.
Nel frattempo, sono in corso analisi più approfondite, finalizzate ad individuare il peso che le singole diagnosi, le comorbidità, il genere, le difficoltà socio-economiche o logistiche familiari, possano aver avuto sulle modificazioni sintomatologiche rilevate.
Sebbene questa ricerca si riferisca a casi specifici di pazienti con problemi psichiatrici, anche bambini e non solo adolescenti, la lettura dei dati può aiutare a capire anche i comportamenti di tanti ragazzi nell’età evolutiva dopo la fine del lockdown: come hanno reagito ai lunghi mesi di isolamento, come hanno ripreso le abitudini interrotte e soprattutto le attività sociali. Anche se più attenuati, infatti, alcuni comportamenti e disturbi possono essere replicati anche in ragazzi che non soffrivano di particolare patologie prima della pandemia e della quarantena. Abbiamo già visto, infatti, da precedenti studi, come gli adolescenti siano stati i più vulnerabili alla quarantena.
Per avere un quadro più completo del fenomeno saranno ovviamente necessari ulteriori approfondimenti e anche studi clinici.
Ulteriori informazioni sullo studio dell’Università di Pisa: www.fsm.unipi.it/2020/07/27/studio_covid
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