Finalmente è arrivata la sentenza per i 6 imputati rei di aver spruzzato lo spray al peperoncino a Corinaldo, causando una strage in cui morirono 5 ragazzi e una donna.
Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre del 2018 il locale la Lanterna Azzurra di Corinaldo fu teatro di una strage che costò la vita a sei persone, ieri è arrivata la sentenza per i 6 che sparsero lo spray al peperoncino per per perpetrare una rapina al concerto di Sfera Ebbasta.
Unimamme, solo poco tempo fa erano arrivate le richieste di condanna per un totale di 100 anni per le sei persone ritenute colpevoli di aver sparso lo spray al peperoncino nel locale di Corinaldo, la Lanterna Azzurra, per rubare ai presenti. Ora conosciamo l’entità della pena decisa dai giudici per Ugo Di Puorto, Raffaele Mormone, Badr Amouiyah, Andrea Cavallari, Moez Akari e Souhaib Haddada, che, all’epoca dei fatti, avevano tra i 19 e i 22 anni.
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Quando i membri della banda avevano spruzzato lo spray centinaia di persone si erano riversate verso l’unica uscita. A morire nella calca erano state sei persone: Asia Nasoni, 14 anni, Emma Fabini, 14 anni, Daniele Pongetti, 16 anni, Benedetta Vitali e Mattia Orlandi, entrambi di 15 anni ed Eleonora Girolimini, una mamma 39enne che aveva accompagnato la figlia 12enne al concerto insieme al marito.
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Ai giovani sono state assegnate pene dai 10 ai 12 anni di carcere, si tratta di pene più basse rispetto ai 16 – 18 anni chiesti dai due pm di Ancona Paolo Gubinelli e Valentina Bavai. Risulta caduta l’accusa di associazione a delinquere. Tre dei sei condannati: Moez Akari, Souhaib Haddada e Andrea Cavallari, hanno chiesto scusa ai famigliari delle vittime. In aula erano presenti diversi famigliari della vittime, tra cui Paolo Curi, marito di Eleonora, la mamma perita nella calca. L’uomo ha detto: “ai miei quattro figli, che sono piccoli, racconterò che giustizia è stata fatta a metà”.
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Nel frattempo prosegue un’altra indagine con 17 indagati a piede libero. Si indaga infatti sulle condizioni di sicurezza della Lanterna Azzurra che risulta essere accatastato come magazzino agricolo e che non poteva ospitare un concerto. Sempre Curi ha aggiunto: “Ora aspettiamo il prossimo processo, lì sono molto, molto più colpevoli di questi imputati perché se non avessero riaperto quella discoteca mia moglie sarebbe ancora viva. Questi ragazzi hanno fatto lo stesso in altri locali e non è mai morto nessuno. In aula oggi ho visto ragazzi tranquilli, come se non si fossero resi conto. Non credo capiranno mai, questi sono giovani criminali”. In aula era presente anche Donatella Magnini, madre di Daniele, uno dei ragazzi morti che ha voluto che gli imputati avessero una foto di suo figlio. Anche lei attende con ansia l’esito della seconda indagine, perché non vuole che i ragazzini morti vengano dimenticati.
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