Pianto del neonato: perché il piccolo piange? Ci sono delle cause specifiche e come si può gestire quando piange in mondo disperato?
Quando si diventa neogenitori ci sono tante cose a cui far fronte per soddisfare il piccolo: una culla adeguata, comprendere le sue esigenze, farlo mangiare negli orari giusti, addormentarlo e soprattutto cercare di calmare i suoi pianti inconsolabili.
Ci sono neonati che sono in grado di piangere per ore intere, mettendo a dura prova la pazienza e le orecchie di ogni mamma e papà; altri invece che difficilmente piangono se non in casi eccezionali.
In ogni caso attraverso il pianto, i piccoli esprimono tutte le loro esigenze. Dunque il pianto dei piccoli corrisponde al nostro linguaggio e in questo modo cercano di farci capire che cosa vogliono e cosa hanno.
Purtroppo interpretarlo diventa un’impresa molto difficile, soprattutto perché è lontano anni luce da come noi adulti comunichiamo.
Non solo usiamo le parole, ma a queste aggiungiamo una mimica facciale e gestuale che rende tutto più chiaro. Quindi finché il bimbo non riuscirà ad impossessarsi di questi aspetti, è bene riuscire a capire che cosa cerca di comunicare attraverso il pianto.
Inoltre per tutte le neomamme e neopapà riuscire a capire questi pianti disperati è di grande aiuto, in quanto elimina ogni senso di colpa e predispone il genitore ad assumere un atteggiamento di ascolto e a cogliere le varie sfumature del lamento: fame, dolore fisico, stanchezza, paura, sonno, bisogno di contatto, tensione, rabbia, gelosia, noia.
Innanzitutto è necessario approcciare al pianto del bambino con un atteggiamento di apertura e vederlo come un momento in cui apprendere qualcosa di nuovo; nel senso che, una volta capite le diverse gradazioni del pianto, sarà più facile gestirle in futuro.
Proprio per questo esistono una serie di metodi, molto facili da imparare che possono aiutarvi in questa sfida, come ad esempio Hug your baby, di cui vi avevamo parlato già in precedenza.
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Quindi armatevi di pazienza e di voglia di imparare. Nonostante questo ci sono tanti medici / pediatri che sostengono ancora come sia meglio lasciar sfogare il piccolo, in modo tale da “rompere l’abitudine del lamento” e di non cedere alla tentazione di consolarlo.
Queste teorie vedono il pianto del bambino come un continuo capriccio e solo lasciandolo piangere, il bimbo piano piano inizierà a capire. In realtà però il cosiddetto “capriccio” inizia verso i nove mesi, quando il bebé ha una nuova concezione di ciò che lo circonda e anche del suo corpo. Inoltre in questo modo si rschia di non dare al bambino le giuste cure di cui ha bisogno, cosa che potrebbe causare problemi in futuro.
Dunque dietro al pianto del neonato possono esserci diverse ragioni. Una di queste può essere ricondotta a una crisi di adattamento ormonale – il bambino quando si trova nella pancia è esposto ad alti tassi ormonali e nel momento in cui nasce questi vengono giù di colpo. Ma potrebbe trattarsi anche di stress, di bisogno di un pò di contatto fisico o anche semplicemente dell’abituarsi ad un ambiente esterno per lui ancora sconosciuto o di avere fame.
Alcuni psicoanalisti ritengono addirittura che questi pianti inconsolabili siano identificabili come degli attacchi di ansia, dove il neonato esprime, come detto prima, la sua frustrazione per non essere più al sicuro nella pancia della mamma.
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In ogni caso, bisogna tenere in considerazione che non sempre il pianto è un segno di malessere.
Di fronte a questi pianti inconsolabili i genitori agiscono in maniera diversa. C’è chi si preoccupa subito e chiama il proprio medico, chi si sente in colpa per non avergli dato le attenzioni necessarie, chi non riuscendo a capire che cosa abbia il bimbo sprofonda nel caos e cerca aiuto nella propria mamma o nel partner, chi invece si innervosisce.
L’unica cosa da tenere a mente in questi casi è non perdere la bussola e adoperasi per capire quale sia la vera ragione del pianto, solo così – se la situazione dovesse ripetersi – si potrebbe facilmente fronteggiare quel pianto inconsolabile.
Dunque, neomamme e neopapà non abbattetevi, ma semplicemente cercate di comunicare con il vostro piccolo solo così riuscirete a capire le sue necessità.
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E voi Unimamme come avete affrontato i pianti isterici del vostro neonato?
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