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Migliorare il comportamento dei bambini con il metodo del timeout

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valeria bellagamba

Consigli per migliorare il comportamento dei bambini con il metodo del timeout. Cosa bisogna sapere.

Migliorare il comportamento dei bambini con il metodo del timeout – Universomamma.it (Adobe Stock)

Come tutti i genitori sanno è veramente molto difficile avere a che fare con i bambini nei momenti in cui hanno crisi di nervi, scatti rabbia, reazioni violente oppure fanno capricci infiniti. I genitori si devono armare di santa pazienza per ristabilire l’ordine e la calma, evitando di infiammare ulteriormente una situazione già esplosiva.

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Che fare? In aiuto delle mamme e dei papà di bambini turbolenti, arrivano i consigli degli esperti psicologi, che forniscono alcune strategie e tecniche ai genitori per risolvere anche le crisi più gravi dei loro figli, in particolare i più piccoli. Quando un bambino si comporta male, fa capricci insistenti, è aggressivo, alza le mani su fratelli e sorelle o sugli amichetti oppure si rifiuta di ascoltare i genitori e di seguire le regole, esistono dei metodi per correggere questi comportamenti senza bisogno di esasperare la situazione o arrivare a urla e minacce.

Come migliorare il comportamento dei bambini con il timeout

Migliorare il comportamento dei bambini con il metodo del timeout – Universomamma.it (Adobe Stock)

Un metodo che può essere di grande aiuto nel contenere il cattivo comportamento dei bambini è quello del “timeout“, viene dai Paesi anglosassoni ed è una sorta di pausa “castigo” in cui il bambino viene messo per qualche minuto, interrompendo quello che stava facendo, ad esempio un gioco. Si tratta di un modo per far capire al bambino che il suo comportamento è sbagliato e che deve riflettere su quello che ha fatto. Il timeout viene messo in atto avvertendo il bambino, prendendolo sotto le ascelle e mettendolo a sedere su una sedia, dalla quale non si deve muovere per tutta la durata stabilita, nonostante le proteste e le urla.

Di per sé il timeout non ha lo scopo di spaventare il bambino né di umiliarlo ma soltanto di farlo annoiare, interrompendo il suo gioco. Anche pochi minuti fermo su una sedia possono essere per un bambino molto stancanti. In questo modo dovrebbe capire che il suo comportamento è stato sbagliato e che la prossima volta, se vuole evitare il timeout, dovrà comportarsi bene. Questo metodo per migliorare il comportamento dei bambini, e far capire loro che alcuni atteggiamenti sono sbagliati, serve soprattutto con i bambini più piccoli, dai 2 ai 5 anni di età, ai quali non è possibile fare tanti discorsi su come ci si deve comportare, perché non capirebbero tutto. Lasciandoli su una sedia, senza poter giocare, fermi “in punizione”, invece, è un modo diretto per far capire loro che hanno sbagliato quando hanno alzato le mani su un compagno di giochi o su un fratellino o quando non hanno ascoltato mamma e papà.

Non è facile e non è detto che funzioni allo stesso modo con tutti i bambini, all’inizio si dovrà faticare parecchio, ma di massima questo metodo funziona con la maggior parte dei bambini.

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Modalità e durata del timeout

Affinché il metodo del timeout sia efficace, è bene seguire scrupolosamente tutte le regole e i passaggi che sono stati codificati dagli psicologi dello sviluppo. Solo in questo modo, infatti, il timeout funzionerà e il bambino si calmerà. Generalmente l’applicazione del timeout come conseguenza del cattivo comportamento di un bambino piccolo deve seguire questi passaggi:

  1. Dire al bambino che sta per essere messo in timeout, spiegando il motivo (lo si può anche avvertire prima ma soltanto una volta).
  2. Prendere il bambino con calma, anche sotto le ascelle per sollevarlo, e portarlo alla sedia indicata per il timeout, dicendogli di rimanere seduto e buono finché non gli verrà detto di alzarsi (è consigliabile usare una sedia per bambini più grandi, in modo che il bambino preso dalla rabbia non la sposti o addirittura la lanci, come potrebbe accadere con le sedie più piccole. Il luogo del timeout, inoltre, deve essere tranquillo e noioso non una stanza piena di giochi o con la tv accesa).
  3. Mentre il bambino viene messo sulla sedia, ripetergli perché viene messo in timeout (questo momento è molto delicato perché il bambino potrebbe protestare o urlare, ma è fondamentale che il genitore sia calmo, paziente e silenzioso, senza perdere il controllo né raccogliere le provocazioni del bambino).
  4. Avvertire il bambino quando il timeout è terminato e se si è comportato bene ed è stato cooperativo, ringraziarlo per questo (spetta sempre all’adulto e non al bambino stabilire quando il timeout è finito e scendere dalla sedia).
  5. Ristabilire il legame con il bambino (è importante che una volta terminato il timeout il genitore ristabilisca la relazione con il bambino, giocando lui o svolgendo altra attività e lodarlo quando si comporta bene).

Il bambino deve restare fermo sulla sedia in timeout per poco tempo, ma che è sufficiente a lui per annoiarsi. Gli esperti suggeriscono la durata di un minuto per ogni anno di età del bambino. Dunque un bambino di due anni dovrà rimanere sulla sedia per due minuti, uno di tre per tre minuti e così via. Sarà più difficile tenere per cinque minuti fermo su una sedia un bambino di 5 anni, ma è importante che questa regola sia rispettata e soprattutto che sia il genitore a decidere quando il time out è finto. All’inizio può capitare che il bambino rimanga pochi secondi sulla sedia, il genitore potrà ridurre la durata della seduta ma dovrà essere una sua decisione, non imposta dal bambino. Accadrà molto di frequente che il bambino scenda dalla sedia, se è passato troppo poco tempo, il genitore potrà prenderlo e metterlo di nuovo sulla sedia. Gradualmente il bambino verrà abituato a restare seduto più a lungo. In ogni caso il timeout non deve durare più del tempo indicato, perché troppo a lungo non serve.

Il metodo del timeout, dunque, serve a migliorare il comportamento dei bambini, far capire loro quando qualcosa è sbagliato e non va fatto, ma non serve assolutamente a mortificarli. Non è questo lo scopo del timeout e sarebbe inutile. L‘efficacia è condizionata da diverse situazioni e può dipendere anche dai singoli bambini. Su alcuni, più agitati, potrebbe non funzionare, anche se in generale questo metodo è efficace su quasi tutti. Parola di esperti.

In ogni caso, il timeout non è indicato in tutte le situazioni, solo quando il bambino si comporta male, è aggressivo o fa capricci insistenti. Quando si lamenta e basta, anche con un piagnucolio continuo, il timeout non serve, l’unica cosa è ignorare il bambino. È importante, dunque, che il genitori ascolti il figlio e presti la giusta attenzione, mostrando empatia, comprensione e stabilendo un contatto. Ma non deve farsi trascinare in piccoli capricci e lamenti o ricatti morali.

A questo proposito abbiamo già spiegato come comportarsi davanti ad alcuni dei capricci più comuni, soprattutto nei bambini più piccoli: i genitori devono mantenere la calma e allo stesso tempo un atteggiamento fermo e deciso. Anche nel caso delle crisi di rabbia nei bambini, quello che conta non è reprimere le emozioni che si provano a prescindere dalla volontà ma riconoscerle e affrontarle in modo positivo.

L’atteggiamento calmo e positivo ma fermo e deciso è dunque alla base di tutto, anche se molto difficile da mantenere. L’obiettivo principale è correggere il comportamento del bambino, aiutandolo a capire cosa ha sbagliato.

Le regole da seguire nell’applicazione del timeout vengono da The Conversation.

Migliorare il comportamento dei bambini con il metodo del timeout – Universomamma.it (Adobe Stock)

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valeria bellagamba

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