Emergenza Coronavirus, l’appello alla prudenza della moglie del paziente 1 di Codogno: “Usate la testa”.
La crisi del nuovo Coronavirus Sars-CoV-2 non è ancora finita e il recente aumento dei contagi in tutta Europa, Italia inclusa anche se con meno casi, sta a dimostrarlo. Dopo i duri mesi del lockdown, il successivo calo delle infezioni e soprattutto dei ricoveri ospedalieri, poi l’arrivo dell’estate e delle vacanze, c’era da aspettarsi che i contagi sarebbero tornati a salire. Per questo non bisogna abbassare la guardia, come raccomandano gli esperti. Si deve continuare a osservare le fondamentali regole di prevenzione, come distanziamento fisico, igiene frequente delle mani, soprattutto quando si frequentano luoghi pubblici, e uso della mascherina al chiuso e nei luoghi all’aperto affollati o dov’è obbligatorio.
In alcune situazioni può essere difficile rispettare queste regole, soprattutto l’uso delle mascherine con il caldo, ma è indispensabile per non far risalire ulteriormente a curva epidemica. A ribadire l’importanza di un comportamento prudente e rispettoso delle regole è la moglie del paziente 1 di Codogno, il primo italiano a cui è stato diagnosticato il Covid-19 in Italia lo scorso 20 febbraio e da cui ufficialmente è partita l’epidemia, sebbene le infezioni circolassero nel nostro territorio già da tempo, come è stato dimostrato.
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Il ruolo degli asintomatici o pauci sintomatici o di persone con sintomi scambiati per quelli di una grave ma comune influenza hanno permesso infatti che il Coronavirus circolasse senza che ne accorgessimo. Proprio per evitare il ritorno alla situazione di febbraio e marzo, con l’esplosione dell’epidemia, dei casi gravi e dei morti, è necessario usare prudenza.
L’epidemia del nuovo Coronavirus Sars-CoV-2 in Italia è iniziata ufficialmente con il primo caso autoctono diagnosticato in Lombardia a Codogno, in provincia di Lodi, lo scorso 20 febbraio, con notizia data alla stampa il giorno seguente, 21 febbraio. Prima, a fine gennaio, c’erano stati i due casi dei coniugi cinesi in vacanza a Roma e ricoverati all’ospedale Spallanzani. Due casi di importazione, trattandosi di due turisti della provincia di Hubei, dove ha avuto origine la pandemia. Lo scoppio vero e proprio dell’epidemia in Italia è avvenuto con la diagnosi al paziente 1 di Codogno e la contemporanea scoperta di un focolaio anche in Veneto, nel paese di Vo’ Euganeo.
Il paziente 1 di Codogno, un 38enne di nome Mattia, era stato ricoverato il 19 febbraio nell’ospedale cittadino con i sintomi della polmonite. Le sue condizioni si erano aggravate nel giro di poche ore, senza che i medici riuscissero a spiegarsi un quadro clinico così grave in un paziente giovane e sano. Solo il tampone fatto eseguire dall’anestesista Annalisa Malara ha accertato le cause della polmonite grave nel paziente, scoprendo che era stato contagiato dal nuovo Coronavirus.
Non sapremo mai come, dove e da chi il paziente 1 sia stato contagiato, visto che non aveva fatto viaggi all’estero e l’amico rientrato dalla Cina con cui era stato a cena qualche settimana prima è risultato negativo. Come hanno stabilito gli esperti, il virus probabilmente circolava da tempo in Italia e in Europa, diffuso inconsapevolmente da persone asintomatiche o con pochi sintomi, spesso scambiati per influenza o raffreddore, essendo inverno. Proprio durante i mesi invernali si erano verificati dei casi di polmonite anomala e violenta tra Lombardia ed Emilia Romagna, probabilmente erano polmoniti da Coronavirus.
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Oggi, dopo i lunghi mesi di lockdown, le riaperture della fine della primavera e dell’inizio dell’estate, le partenze per le vacanze, anche all’estero nei Paesi europei, e soprattutto il rilassamento dei comportamenti, in un certo senso comprensibile, i contagi sono tornati a salire. I contagiati sono soprattutto giovani, con l’età media intorno ai 36 anni, e per la maggior parte asintomatici, sebbene non manchino anche alcuni casi gravi.
Il rischio ora è che si torni alla situazione pre-epidemica dello scorso inverno, quando molti casi di Covid-19 circolavano indisturbati per l’Italia fino all’esplosione dei contagi a seguito dell’aumento esponenziale. Per questo gli esperti insistono sull’osservanza delle regole di igiene e prevenzione sanitaria, fino allo sfinimento: distanziamento, igiene delle mani e uso della mascherina.
Un invito che viene lanciato con anche dalla moglie del paziente 1 di Codogno, Valentina, intervistata dal Fatto Quotidiano. Secondo la donna, anche lei contagiata dal Coronavirus sebbene in forma asintomatica, c’è in giro troppa superficialità e troppa libertà. “Capisco la necessità, anche economica, di ripartire, però noi l’abbiamo provato sulla nostra pelle il Covid-19 – ha detto al Fatto Quotidiano -. Sarei andata più coi piedi di piombo con le riaperture, forse anche perché ora sono mamma e voglio salvaguardare mia figlia”. Giulia, la figlia del paziente 1 e della moglie è nata il 7 aprile durante il lockdown.
L’appello che Valentina rivolge soprattutto ai giovani, i meno attenti in questo momento, è quello di usare la testa e prestare attenzione: “Usate la testa, ponete la giusta attenzione… che non vuol dire non poter far nulla! Non dico che ci si possa concedere tutto quello che facevamo prima. Ma con le dovute precauzioni si può andare a mangiare una pizza o incontrare gli amici all’aperto, cercando di non stare troppo vicini. Credo che molti pensino che tutto si sia risolto e invece no, non è così”, ha sottolineato la donna.
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