Le condizioni di salute del neonato alla nascita, misurate con l’indice Agapar, possono essere determinanti sulle sue capacità cognitive future e sul rendimento scolastico.
Già dai primi istanti dalla nascita si possono capire tante cose sullo stato di salute di un bambino e soprattutto su quelle che saranno le sue condizioni in futuro. La scienza medica ha strumenti sempre più potenti e precisi per stabilire la salute degli individui e diagnosticare le malattie ma anche per scoprire i problemi che potrebbero manifestarsi in futuro.
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Ora un nuovo studio scientifico avrebbe scoperto che le future abilità cognitive di un bambino potrebbero essere conosciute già alla nascita. Dalle condizioni di salute di un neonato, infatti, dipenderebbero le sue capacità cognitive future e di conseguenza il suo rendimento scolastico. Determinanti sarebbero alcuni parametri. Ecco cosa bisogna sapere.
Uno studio scientifico condotto dall’Università di Adelaide e dalla Monash University di Melbourne, in Australia, avrebbe scoperto che i neonati con un basso indice Apgar alla nascita rischiano di avere uno scarso rendimento scolastico quando da bambini andranno alla scuola primaria. Il motivo sono le ridotte abilità cognitive. che sarebbero influenzate dallo stesso indice.
L’indice Apgar misura in generale lo stato di salute di un neonato, tenendo conto di alcuni parametri. Ideato nel 1952 dall’anestesista americano che gli ha dato il nome, l’indice misura cinque parametri fisiologici dei neonati:
Sono parametri che vengono valutati basandosi sull’osservazione, come spiega il sito web dell’Ospedale Bambino Gesù, e ai quali viene assegnato a ciascuno un punteggio da 0 a 2. Il punteggio dell’indice totale si ottiene dalla somma dei punteggi di ciascun parametro e può dunque variare da 0 a 10. L’Apgar si valuta al 1°, al 5° minuto dalla nascita e ogni 5 minuti se ritenuto necessario. In base al punteggio è possibile suddividere i neonati in 3 gruppi. Il punteggio da 7 a 10 individua un neonato normale, vitale e sano.
L’indice Apgar, in sostanza, valuta al momento della nascita l’adattamento del neonato alla via extrauterina. Misura dunque l’efficienza delle sue funzioni vitali primarie. Un basso indice Apgar alla nascita evidenzia così una scarsa vitalità del neonato e anticipa anche il suo scarso rendimento scolastico in futuro, perché queste sue caratteristiche influiranno anche sullo sviluppo delle sue abilità cognitive. Il bambino non sarà in grado di raggiungere i livelli minimi di competenza richiesti dalla scuola elementare.
Gli scienziati hanno misurato la correlazione tra indice Apgar e rendimento scolastico all’età di 8 anni.
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Lo studio scientifico, condotto dai ricercatori australiani con la collaborazione di studiosi di altri Paesi, ha preso in esame più di 60 mila bambini che hanno frequentato le scuole elementari tra il 2008 e il 2015. Dall’analisi condotta su questo vasto campione, i ricercatori hanno accertato che quei bambini che alla nascita avevano un indice Agapar complessivo sotto il punteggio di 6 o anche meno quando andranno in terza elementare rischiano di raggiungere solo gli standard minimi di rendimento scolastico o di non raggiungerli affatto. Gli standard di rendimento presi come punti di riferimento sono valutati secondo un sistema di test su competenze di base che che rientrano nel programma di valutazione australiano Naplan a cui ogni anno sono sottoposti gli alunni australiani.
Questo studio scientifico è il primo al mondo a stabilire una correlazione diretta tra punteggio dell’indice Apgar e rendimento scolastico, come riporta l’Ansa. Ovviamente saranno necessari ulteriori studi e approfondimenti, ma la scoperta è significativa e se confermata potrebbe rappresentare la base per alcuni interventi volti a stimolare le abilità cognitive nei neonati e bambini.
In particolare, come ha spiegato il responsabile dello studio Engida Yisma, docente della School of Public Health dell’Università di Adelaide, il legame tra indice Apgar e scarse capacità cognitive è evidente soprattutto “nei campi della scrittura e del calcolo“.
Infine, ricordiamo anche lo studio, di qualche anno fa, secondo il quale la voce della mamma aiuta il cervello del bambino prematuro a svilupparsi.
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