Negli ultimi tempi a livello di adozione si sta facendo largo, nel nostro Paese, l’ipotesi di inserire l’adozione aperta, presente in altri Paesi.
Il nostro ordinamento giuridico prevede nel caso in cui si voglia procedere con l’inserire un bambino di un’altra famiglia nella propria con due modalità: l’adozione e l’affidamento.
La differenza tra le due strade è molto semplice. Nella prima – quindi con l’adozione – il bambino o ragazzo diviene a tutti gli effetti figlio dei genitori che lo adottano, tagliando tutti i ponti con la famiglia d’origine, nel caso in cui ce ne fosse una.
Per quanto riguarda l’affidamento, invece, questo è temporaneo – di solito non dovrebbe superare i due anni, cosa che molto spesso accade – e soprattuto è volto a far inserire il ragazzo affidato nella sua famiglia di provenienza.
Ovviamente anche le cause sul peché i bambini o i ragazzi vengono dati in affido o in adozione sono diversi tra loro, nell’adozione di solito il piccolo viene abbandonato o non riconosciuto dalla famiglia, mentre nell’affidamento ci possono essere altre difficoltà come: malattie mentali dei genitori, problemi di droga, mancanza di soldi.
Il fine, in ogni caso, di entrambe le strade è quello di tutelare il minore e dargli la possibilità di avere un futuro florido e sereno alla pari di ogni altro bambino o ragazzo.
Di recente però ha iniziato a farsi strada, all’interno del nostro Paese, una terza via, cioè quella dell’adozione aperta.
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La pratica esiste già da tempo negli Stati Uniti, anche perché lì il concetto di adozione viene visto in modo totalmente differente dall’Italia.
Ma in che cosa consiste?
Sostanzialmente con l’adozione aperta, il minore a tutti gli effetti diventa figlio legittimo della coppia che lo ha adottato, ma ha la possibilità – sempre se d’accordo – di poter continuare a vedere e mantenersi in contatto con la famiglia d’origine.
Ma perché si sta diffondendo in Italia questo tipo di possibilità?
Le motivazioni sono diverse. Innanzitutto per sveltire la pratica delle adozioni che nel Paese è lunghissima, molto costosa e spesso estenuante per i genitori che la intraprendono. In secondo luogo per permettere al minore di continuare a vedere una parte della sua famiglia che, nella sua vita, potrebbe donargli affetto ed esperienze positive.
In terzo luogo per ammodernare le due possibilità – adozione e affidamento – che iniziano ad essere desuete per i tempi d’oggi, in quanto molto spesso c’è una vera e propria discrepanza tra ciò che accade nelle famiglie e quello che c’è scritto nella legge.
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Per il momento rimane ancora un’ipotesi vaga e indefinita, ma che facendo riferimento agli Stati Uniti dà molti benefici.
In tutto questo bisogna tenere in considerazione che il trattamento dei minori varia molto da Paese a Paese e non è detto che nella nostra legislazione, l’inserimento di una tale legge può apportare il successo sperato.
Tanto che ad esempio negli States la “open adoption” viene proposta in alternativa all’aborto nel caso in cui si tratti di gravidanza indesiderate.
Inoltre negli Usa è possibile che i genitori – non in grado di provvedere al proprio figlio – attraverso delle istituzioni private possano scegliere la famiglia adottiva in cui farlo crescere, stabilendo le future modalità di incontro.
Cosa davvero impossibile nel nostro Paese in cui il genitore che non è in grado di assicurare una vita degna al proprio bambino ha la possibilità di scegliere o l’adozione o l’affidamento, nella consapevolezza che, nel caso dell’adozione, perderebbe la potestà genitoriale, mentre con l’affidamento si va incontro a una serie di vincoli e di procedure che possono mettere sotto pressione non solo la famiglia affidataria, il minore, ma anche quella di origine.
Insomma per il momento l’adozione aperta rimane un’ipotesi ancora vaga, bisognerà aspettare per vedere che direzione prenderà il nostro ordinamento.
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E voi Unimamme conoscevate l’adozione aperta?
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