Per nutrire i nostri figli non sono necessari i baby food, è migliore quindi auspicabile un’alimentazione fatta in casa.
Sono tante le mamme che si chiedono se il baby food sia un prodotto necessario per nutrire in modo adeguato i propri figli, ignorando che a sei mesi l’intestino dei bambini è maturo ed in grado di digerire qualsiasi nutriente.
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Secondo la biologa nutrizionista di Uppa, Federica Ruffolo, la cosa principale da tenere in considerazione sin dalla nascita del nostro bambino è il “seguire un’alimentazione sana ed equilibrata che soddisfi i fabbisogni energetici e di nutrienti, che fornisca sostanze protettive per l’organismo, minimizzando l’esposizione a contaminanti chimici e microbiologici“. Oggi poi che si richiede a tutti uno sforzo per ridurre l’impatto ambientale della nostra alimentazione è importante prendere in considerazione anche la sua sostenibilità.
E’ molto importante, prima che il bambino inizi la sua alimentazione complementare, che i suoi genitori si interroghino sulla propria alimentazione e correggano eventuali abitudini, come spiega anche un esperto in un articolo che abbiamo scritto: “Autosvezzamento nei bambini: il parere di un esperto“. La cosa migliore secondo la Ruffolo è
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Troppo spesso però i genitori si fanno fuorviare dalla cattiva informazione o da messaggi pubblicitari ingannevoli. Il mercato offre moltissimi prodotti per la prima infanzia:
gli omogeneizzati, pastine, sughi, passati di verdura, biscotti, creme di cereali, yogurt, tisane. Con tutti questi prodotti passa il messaggio che i cibi casalinghi non sono adeguati ai neonati anche perché sulle confezioni, per promuoverli si possono leggere messaggi ingannevoli come “ricco di calcio, ricco di proteine“ oppure “senza sale e glutine”, messaggi che inducono i genitori a pensare che ai cibi preparati in casa manchi qualcosa o non siano adatti per i neonati.
Il baby food per eccellenza è l’omogenizzato, di cui abbiamo gia parlato in un precedente articolo:”Svezzamento: cosa sono gli omogeneizzati, cosa contengono e perchè usarli“, che ha la funzione di aumentare la digeribilità del prodotto riducendo l’alimento in particelle molto fini. Ma dal sesto mese di vita il lattante ha un intestino in grado di digerire tutti i nutrienti e inoltre le sue competenze neuro motorie gli consentono di masticare sviluppando i muscoli della faccia quindi in definitiva un’alimentazione casalinga con tutti i nutrienti alimentari è migliore.
Inoltre i produttori di baby food consigliano di introdurre gradualmente alimenti differenti per evitare l’insorgenza di allergie alimentari. Ma non non esistono evidenze scientifiche che l’introduzione ritardata di sostanze allergizzanti o del glutine possano portare a dei benefici.
Secondo il rapporto costo/beneficio il costo di questi baby food spesso è molto elevato mentre il loro valore nutrizionale è molto simile alla pappa realizzata in casa:
Ma i cibi casalinghi possono essere realizzati con ingredienti migliori e di cui conosciamo la provenienza. La cosa migliore è portare più alimenti sulla tavola in modo che il bambino scelga cosa mangiare e quanto mangiarne: non importa quanti carboidrati o proteine contenga il pasto visto che il bambino si alimenta ancora con il latte materno che soddisfa le esigenze energetiche e nutrizionali del bambino.
Inoltre il pasto fatto in casa dà al bambino la possibilità di manipolare i vari cibi e di conoscerli attraverso la vista, il tatto, il gusto e l’olfatto. Al contrario con i baby food l’ assunzione del cibo è un gesto meccanico svolto dai genitori e il bambino non impara ad autoregolarsi nè auto-controllarsi sulla percezione della fame nè impara ad armonizzare i movimenti usando le sue manine.
Infine queste aziende che producono baby food, per vendere i loro prodotti ne decantano la sicurezza dal punto di vista chimico e microbiologico ma in realtà sono le direttive europee a e non le singole aziende produttrici a dover garantire tale sicurezza.
Secondo tale direttiva i prodotti per l’infanzia non devono contenere sostanze che possono nuocere alla salute dei lattanti e dei bambini: quindi se un prodotto non si è certi che non sia pericoloso viene evitato, eliminando il problema a monte.
Secondo l’organizzazione mondiale della sanità le formule di proseguimento non sono necessarie e se ne sconsiglia l’utilizzo anche quando non c’è il latte materno: apportano una quantità di proteine maggiore rispetto a fabbisogno del neonato, costringendo i reni a lavorare di più inoltre sono povere di ferro zinco, vitamina B e acidi grassi.
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Care unimamme cosa ne pensate di questi consigli sullo svezzamento della biologa e nutrizionista Federica Ruffolo su Uppa? Personalmente li trovo degli ottimi consigli, visto che entrambi i miei figli non hanno amato queste pappine leofilizzate ed hanno iniziato a mangiare con più passione quando ho smesso di dargliele.
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